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La scure su Crisanti: la sanità veneta ancora sulla graticola

Dopo il caso dei cumuli di stipendio e pensione denunciato dal sindacato Cub che ha scatenato la reazione della consigliera Bigon, tra le carte dell'azienda ospedaliera padovana spunta un diniego per il professore ad un incarico esterno e gratuito in una società di ricerca di proprietà di un ateneo inglese: «lo sgarbo» al noto epidemiologo avrebbe fatto storcere il naso alla comunità scientifica della città del Santo

L'esposto per il caso Stopazzolo-Flor-Bonavina reso noto dalla Cub è deflagrato a palazzo Ferro Fini dove ieri 24 giugno il vicepresidente della commissione sanità (la democratica Anna Maria Bigon, una consigliera originaria della provincia di Verona) ha depositato una interrogazione urgente per chiedere lumi sulle recenti rivelazioni della stampa. Ma a palazzo Ferro Fini la politica è in subbuglio perché da giorni stanno circolando alcune voci precise. Secondo queste ultime il direttore della clinica ospedaliera patavina (si tratta del dottore Giuseppe Dal Ben, uno dei nomi tirati in ballo dalla Cub) avrebbe opposto il diniego ad una richiesta del professore Andrea Crisanti, direttore della clinica universitaria di microbiologia dell'ospedale di Padova. L'accademico, che alcuni mesi fa ha acquistato casa a Valliona nel Vicentino, avrebbe chiesto l'autorizzazione all'Università di Padova e alla direzione della clinica ospedaliera con cui l'università opera in regime di convenzione, per la nomina quale membro del consiglio di amministrazione di una società di ricerca sulla prevenzione del contagio cui ha dato vita l'Imperial college di Londra, l'università in cui insegnava Crisanti prima di approdare a Padova. Dal Ben avrebbe opposto appunto un diniego per ragioni di incompatibilità. La scelta del massimo dirigente dell'azienda ospedaliera patavina, avvenuta alcuni mesi fa per vero, da giorni sarebbe giunta all'orecchio di molti docenti universitari e avrebbe fatto storcere il naso ad un pezzo del mondo accademico locale che a mezza bocca avrebbe fatto rimarcare la disparità di trattamento tra il doppio emolumento percepito da alcuni dirigenti della sanità veneta e il diniego a Crisanti rispetto ad un incarico, a titolo gratuito, «di alta valenza scientifica che comporta un solo giorno di lavoro al mese».

TENSIONE ALLE STELLE
Ad ogni modo al consiglio regionale veneto la tensione è schizzata alle stelle. Il caso del cumulo di trattamento (pensione e stipendio) che sarebbe stato indebitamente percepito da alcuni manager pubblici della sanità veneta alcuni giorni fa aveva provocato la reazione veemente del sindacato Cub che non più tardi del 20 giugno aveva indirizzato un esposto alle Fiamme gialle. Il caso, nemmeno troppo di riflesso, aveva investito anche la sanità lucana perché di un trattamento simile avrebbe beneficiato anche il direttore della azienda sanitaria potentina ovvero Giampaolo Stopazzolo, già manager sanitario nell'Ovest vicentino. Anche per questo motivo l'uscita del sindacato Cub ha trovato parecchio spazio su «La nuova», una delle testate di riferimento in terra lucana.

Peraltro ora Bigon tira dritto e chiede lumi all'esecutivo capitanato dal presidente della giunta regionale il leghista Luca Zaia. «La Regione Veneto ha disposto accertamenti sulle posizioni di alcuni manager della sanità, medici in pensione, solo in seguito alla recente deflagrazione del caso Basilicata. Ma perché tali verifiche non sono state effettuate prima?». Questo in buona sostanza è il succo della doglianza di Bigon condensata in una interrogazione di due pagine dattiloscritte. Fra i soggetti che hanno suscitato l'interesse del sindacato Cub c'è la direttrice generale dell'Ulss berica Maria Giuseppina Bonavina.

LA QUERELLE
Frattanto a palazzo Balbi sede dei vertici amministrativi regionali la tensione rimane alta. Anche perché da giorni circolano le voci rispetto ad una querelle tra il direttore della microbiologia della clinica universitaria dell'ospedale patavino (si parla appunto  dell'epidemiologo Andrea Crisanti) e il direttore generale dell'ospedale, il dottor Dal Ben.

Crisanti, che ha lavorato ad alcune metodiche speciali per il tracciamento del Covid-19 sarebbe stato chiamato da una società di ricerca, uno spin-off usando una gergalità anglosassone, di proprietà dell'Imperial college di Londra proprio in ragione dell'expertise unico nel bagaglio del professore. L'impegno di Crisanti in questa società straniera, come risulta dalla documentazione agli atti, è a titolo gratuito e comporta un impegno di un girono al mese. Per poter procedere però il docente ha bisogno del nulla osta del datore di lavoro perché di questo c'è bisogno per legge nel caso di un incarico esterno affidato a chiunque dipenda dalla pubblica amministrazione. Nel caso di specie il nulla osta deve provenire sia dall'università sia dall'azienda ospedaliera padovana convenzionata con l'università.

LE RIMOSTRANZE DI DAL BEN
Ora, l'ateneo non ha avuto alcuna rimostranza. I problemi però sono arrivati dai vertici dell'azienda ospedaliera. «L'incarico di consigliere di amministrazione presso la Biocentis limited, per il periodo dal primo febbraio 2022 al 30 settembre 2023, per il quale il professore Crisanti ha chiesto l'autorizzazione preventiva, si pone in contrasto con le previsioni del Regolamento aziendale in materia». Sebbene non retribuita la carica occupata da Crisanti nella società britannica non è compatibile perché «non è consentita l'assunzione di cariche in società di capitali e di persone che presupponga l'esercizio di attività in nome e per conto della società stessa». Così si giustifica Dal Ben nella comunicazione indirizzata all'Università di Padova con protocollo 0031791 del 6 maggio 2022.

LA STILETTATA
L'Università però non la pensa così e in una missiva precedente firmata dal responsabile del provvedimento Anna Maria Fusaro (protocollo 0047082 del 16 marzo 2022) prospettava una realtà completamente diversa: «Dalla documentazione allegata dal docente alla propria istanza non emergono elementi contrari a quanto dal medesimo dichiarato, non risultando il conferimento al medesimo di deleghe di poteri ed essendo espressamente previsto che i poteri di amministrazione della società spettando al board che delibera con le maggioranze e nel rispetto delle procedure ivi stabilite... Pertanto, la richiesta del professore Crisanti appare, a nostro avviso, conforme alle previsioni dettate dal citato articolo 5 del regolamento di Ateneo e dall'Accordo tra l'Università e la Azienda ospedale».

Si tratta di un vero e proprio caso diplomatico che avrebbe incrinato i rapporti tra le due istituzioni. Anche perché tra le ragioni che l'azienda ospedaliera avrebbe addotto per motivare il diniego nei confronti di Crisanti ci sarebbe pure il perdurare della emergenza Covid-19 che però è stata dichiarata decaduta da tempo. Il fatto poi che Dal Ben abbia agito così risolutamente nei confronti di Crisanti proprio mentre il sindacato Cub squaderna il problema del possibile cumulo di emolumenti da parte del dirigente ospedaliero, in compagnia di altri quattro per vero, avrebbe ancor più esacerbato gli animi dell'Università.

Nella comunità scientifica e della ricerca infatti c'è chi parla «di sgarbo gratuito» e di «fantozziano tentativo di ripicca» per uno smacco che Crisanti, prima accusato e poi prosciolto per avere diffamato la sanità veneta durante il periodo pandemico, avrebbe de facto cagionato al gotha della politica del Nordest in relazione ad un altro caso che alcuni mesi fa finì anche sui media regionali e nazionali. Ossia proprio quello della accusa penale rivolta a Crisanti, poi scioltasi come neve al sole. Accusa non sostanziata però che alle casse regionali rischia di costare caro. C'è un dato che desta curiosità in questa vicenda infatti. L'inchiesta de l'Espresso che svela come l'accusa a crisanti sia infondata è del 2 maggio 2022. La integrazione con cui Dal Ben ribadisce il suo niet a Crisanti è del 6 maggio 2022.

Ma come la pensa al riguardo il direttore generale dell'azienda ospedaliera ovvero Giuseppe Dal Ben? E come la pensa in questo frangente il suo superiore Luciano Flor (direttore generale della sanità della Regione Veneto) che come Dal Ben è stato tirato in ballo nell'esposto del sindacato Cub? Chi scrive ha chiesto ai diretti interessati di esplicitare il proprio punto di vista. Dai due però, almeno per il momento, non è giunto alcun commento.

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