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Mpx pieno per recital su Pantani. La polemica continua ma lo spettacolo dà ragione alla famiglia

E' andato in scena "Marco Pantani, storia di un linciaggio". Di fronte a una sala piena al termine dello spettacolo autori e attori rimandano le accuse della famiglia del campione, al mittente: «Noi amiamo Marco Pantani»

Sala piena per il recital di Andrea Maioli ed Emanuele Montagna, "Marco Pantani, storia di un linciaggio". Organizzato da Fondazione Forense e Ordine degli Avvocati, l'appuntamento è stato anticipato da feroci polemiche. La famiglia del "Pirata", Marco Pantani, ha preso non solo le distanze ma ha fortemente criticato le scelte. 

La provetta

Sono in sei sul palco. Ripercorrono la vita del campione dal 1999 fino al drammatico finale di Rimini. Si comincia con la voce  di Adriano De Zan e Davide Cassani, intervallati dai collegamenti degli inviati in motocicletta Auro Bulbarelli e Marco Mazzocchi. E' il Giro del 1999, quello che finirà di fatto a Madonna di Campiglio. All'Hotel Touring di Madonna di Campiglio, per essere precisi, dove la mattina del 5 giugno a Marco Pantani viene prelevato il sangue per verificare il suo livello di ematocrito. La sera prima, Pantani sa che il giorno dopo molto probabilmente sarà nuovamente controllato, ne effettua uno con i suoi medici e i parametri dicono 48. Abbondantemente in regola, quindi visto che il limite è 50. Però la mattina dopo, quando si presentano i medici della Federazione, le cose vanno in maniera diversa. A Pantani viene data un provetta invece che fatta scegliere come da regolamento e succede quel che sappiamo tutti. Pantani estromesso da un Giro d'Italia che stava dominando, la fine di un'epoca. Tutta questa parte, va detto, è ricostruita molto bene. Non c'è nulla da eccepire su quanto emerge.

Solo

Anche se non si fanno nomi, a parte quello del "bel René", Renato Vallanzasca, e di un pusher di media taglia, si punta il dito sui veri padroni dello sport. I dirigenti di Coni, Federciclismo e Unione Ciclistica Internazionale. Il nome di Gianni Petrucci non la fa nessuno ma è lui il massimo dirigente dello sport italiano. La sua gestione del caso grida ancora vendetta. E' il primo ad abbandonare Marco Pantani al suo destino. Va ricordato anche se lo spettacolo su questo sorvola. Poi lo seguono tutti gli altri. E rimane solo. Abbandonato da tutti. Perché è vero che è il campione di tutti, ma quando c'è stato bisogno non c'era più nessuno. Trattato come uno che vaneggiava. 

Nomi

Nel recital, si allude, si dice e non si dice, ma non si fanno i nomi. Eppure sono nomi conosciuti. Pantani sarà pure morto a Rimini al Residence Le Rose, ma questo capitolo non si sarebbe mai aperto se non fosse accaduto quello che è successo a Madonna di Campiglio. Una prima occasione sprecata è quindi questa. E' mancato quello che a Pantani non è mai mancato, il coraggio di andare fino in fondo. La seconda occasione sprecata è invece riferita alla parte in cui si consuma la tragedia finale di Pantani. Ci sono delle novità emerse negli ultimi mesi che potrebbero cambiare la ricostruzione di quelle ultime ore. Perché non inserirle anche se il testo è stato scritto nel 2019? Cosa impediva alla produzione un lavoro di aggiornamento in questo senso, visto che non stiamo parlando di uno spettacolo con scene che si muovono e allestimenti pesanti. E' un recital dove i sei attori sono in scena di fronte a dei leggii. Qualcosa in questo senso si poteva eccome, fare. Ed è quello che chiedeva la famiglia. Richiesta, ora che abbiamo visto il recital, che riteniamo legittima e ragionevole. 

Coraggio

Per quanto riguarda invece come viene affrontato il dramma dell'uomo e del campione, va fatta una precisazione a priori. Marco Pantani, figlio di Tonina e Paolo è, non ce ne vogliano i suoi genitori, un po' anche nostro. Anche se non c'eravamo quando sarebbe servito. Per questo milioni di appassionati soffrono ancora per questo. Sembra retorica incomprensibile per chi non ama lo sport, questo sport soprattutto, ma è così. E' anche di chi gli ha voluto bene anche senza averci mai scambiato una parola o solo incrociato lo sguardo. Marco Pantani non è solo un personaggio pubblico, un super campione. Il Pirata rappresenta anche la voglia di non arrendersi mai, soprattutto di fronte all'ingiustizia. Perché quella che ha subito lo è, una grandissima ingiustizia. Fatto fuori dallo stesso sistema che lo ha spremuto fino a quando non è diventato troppo ingombrante.

Carnefici

Che sia stato per via delle scommesse clandestine, nel recital si dà molto peso a questa possibilità, o altro che è passato sopra la sua testa, Marco Pantani è una vittima, non un carnefice. E ci spingeremmo addirittura a dire che non lo è stato neppure di sé stesso, carnefice, nonostante gli eccessi degli ultimi periodi. Solo la verità, se mai la si vorrà e si potrà stabilire, ci dirà com'è andata davvero questa vicenda. Ma ci vuole un coraggio che fino a ora è sempre mancato. A tutti, verrebbe da dire.

Verità

Nel giorno in cui si "celebra" il trentennale della strage di Capaci, ci si interroga ancora sulla presenza o meno di "aree deviate dello Stato". Cosa sarà mai quindi, in un Paese come il nostro, non sapere se una gara è stata alterata e se un campione, un uomo, forte e coraggioso, lasciato solo, è stato ucciso e da chi. Se lo sport è da sempre lo specchio della società, quella di Marco Pantani è una storia assolutamente emblematica. Ed è più per questo che per il godimento che ci è stato tolto e che lui (ci) provocava vedendolo arrampicarsi sulle cime compiendo imprese leggendarie, che servirebbe stabilire la verità. Lo dobbiamo più all'uomo che al campione. 

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