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"L'orto di Marco" coltiva insegnanti in Etiopia e manda a scuola centinaia di bambini

L'associazione aponense da anni realizza e mantiene progetti che permettono ai bambini etiopi più svantaggiati di ricevere istruzione. Siamo stati con loro e abbiamo incontrato gli insegnanti ai quali garantiscono uno stipendio per lavorare in zone lontane e difficilmente raggiungibili

«Ma a Cutro esattamente cosa è successo?». Una delle domande più frequenti fatte a chi di mestiere di solito le fa, ad Addis Abeba, è stata questa. Sulla Cnn, che le persone guardano a ciclo continuo nei bar fino a che non comincia una qualche partita, a quel punto infatti si va su Bein Sport che rimane la sola alternativa, continuavano a parlarne che era passato di fatto più di un mese. Quando la palla è passata di qua, la domanda che è stata posta loro è perché partono, visto che spesso finisce in tragedia dopo aver anche subito cose terribili nel viaggio fino al capitolo Libia, che è certamente qualcosa peggio dell'inferno. «Ma da qui nessuno parte per l'Europa. I giovani etiopi guardano all'Arabia Saudita: è lì che vanno per lavorare. Se ci arrivano. Anche in questo caso bisogna attraversare il mare, quindi prima raggiungono Gibuti e poi via mare fino all'Arabia. Di fronte ci sarebbe lo Yemen, ma lì c'è la guerra, quindi la traversata diventa molto lunga. Anche qui muoiono persone, ma non finiscono sulla Cnn», dice laconico un quarantenne che fa il taxista. «Molti, la maggior parte, vengono ad Ababa (così chiamano tutti la capitale, n.d.r.) perché pensano di migliorare la loro condizione, invece la maggior parte poi finisce in strada. I maschi a lavorare per due birr (la moneta locale, n.d.r ), le ragazze è inutile dirlo anche perché lo avrai già visto, no?!?».

Persone in attesa di un bus ad Addis Abeba

Effettivamente è la prima cosa che si nota nella tratta dall'aeroporto a Bole, il quartiere dove ci sono gli hotel e lo stadio nazionale, in ristrutturazione come tutto d'altronde. In questo quarto d'ora di strada, in un orario tipo le cinque del mattino, nel giro pur arzigogolato che ti fa fare qualsiasi taxista quando si arriva dove non si conosce, si vedono solo ragazze. In fila, una accanto all'altra. Si prostituiscono per pochi soldi. Sono centinaia, alcune giovanissime. Di giorno quelle stesse strade sono invece affollate di ragazzini che finiscono qui per mille strani ma mai buoni motivi. Sia le une che gli altri sperano di trovare un miglioramento di vita che per la maggior parte, però, non si concretizza. E la conseguenza è la strada. Ababa, la chiameremo così anche noi, è la classica metropoli africana, con i grattacieli e le bidonville attaccate una all'altra. C'è tanta miseria urbana, inutile nasconderlo.

Il mercato di Addis Abeba

Come aiutare questi giovani ad evitare di finire in questa condizione è una domanda alla quale cerca di rispondere L'Orto di Marco, l'associazione aponense che attraverso il volontariato porta avanti progetti e iniziative concrete sia sul territorio che fuori. E quando diciamo "fuori", si intende da Trieste all'Africa. «Se c'è una cosa di cui c'è bisogno, ovunque, è l'istruzione», spiega Enrica Busoli, presidente dell'associazione di volontariato. L'Orto di Marco è costituita associazione dal 2016, ma opera in Etiopia già dal 2005. Un percorso seguito sin dai suoi primi passi da un'altra componente l'OdM, Antonella Carraro, che è la vice presidente. Grazie a donazioni e iniziative di sensibilizzazione, l'associazione riesce a garantire ogni anno lo stipendio per le insegnanti che prestano servizio in scuole che altrimenti non esisterebbero. L'OdM aiuta anche per quanto riguarda i lavori per costruire questi piccoli edifici, spesso in mezzo al nulla, sfruttando la presenza di chiese e di parroci con una visione aperta. Trovarli, capire chi è affidabile e chi no, è uno dei motivi che spinge qui ogni anno i volontari. Anche più volte in un anno. Uno di quelli giusti è sicuramente Abba ("padre" n.d.r.) Frew. 

La vice presidente de L'Orto di Marco e Abba Frew (Ph. Ivan Grozny Compasso)

Per raggiungere la sua scuola, ad Awerse, 2500 di quota, bisogna percorrere inevitabilmente una salita sterrata alquanto difficoltosa. Se piove cresce la difficoltà. Le insegnanti che lavorano qui si fanno questa strada a piedi dopo che con il bajaj, una specie di Ape Piaggio ma di fabbricazione indiana, che le persone utilizzano per muoversi da un villaggio ad un altro, le porta fino ai piedi della ripida salita. «Due ore ogni giorno, da Maganasse a qui. Ma sono contenta di questo lavoro» dice Awa, una maestra della scuola. Per far sì che queste insegnanti accettino di farsi due ore ad andare e due a tornare ogni giorno, quelli dell'OdM hanno proposto di mettere un incentivo nelle buste paga e la cosa ha pagato. Abba Frew, un ex eremita che ha scelto di dedicarsi ai più piccoli da in cima a una montagna dell'Etiopia, chiede alla presidente Enrica Busoli, mostrando i resoconti stampati dei pagamenti, se vuole andare in banca con lui a controllare che sia tutto a posto. La risposta è un abbraccio che sa di ringraziamento per il lavoro che fa. Nella sua scuola circa una cinquantina di bambini, oltre alle lezioni, beneficiano di un pasto quotidiano. «E' poco ma ogni giorno mangiano», spiega Abba Frew a Antonella Carraro. Quelli dell'Orto di Marco hanno, tra le loro peculiarità, quella di seguire ogni passo delle azioni che mettono in atto. Si avvalgono, sul posto, del lavoro del vicentino trapiantato in Etiopia, Luigi Facchin, che è il referente L’Orto di Marco odv in Etiopia. E non solo dell'OdM, come avremo modo di raccontare.

Una delle scuole sostenute da L'Orto di Marco Odv in Etiopia (ph. Ivan Grozny Compasso)

Nei giorni che siamo stati con quelli dell'associazione abbiamo potuto vedere dove e come finiscono gli aiuti che partono da qui, cosa che ci proponiamo di raccontare nel dettaglio nei prossimi giorni. Con loro abbiamo avuto anche l'opportunità di incontrare e socializzare con tante persone, soprattutto giovani, che vivono in territori davvero incantati come ad esempio quello di Maganasse. Anche i giovani di qui sognano Ababa, nonostante vivano in un territorio mozzafiato. Ma spesso, non solo in Etiopia, si fa fatica a saper dare un valore a ciò che si ha, cosa che vale anche qua. A Maganasse l'associazione ha la sua base, in una Missione che ha contribuito non poco a costruire. All'interno di questa c'è una farmacia con una persona che ci lavora e che proprio grazie al sostegno economico dell'OdM ha potuto studiare e diventare farmacista. Oggi nel villaggio è di fatto l'unico presidio medico presente.

Bambini giocano su un albero a Maganasse -  Etiopia (Ph. Ivan Grozny Compasso)

Nello stessa Missione c'è anche una clinica riservata alle donne. Anche le ostetriche e la clinica vivono grazie al contributo dell'OdM. La Missione è gestita da delle suore cappuccine. Si occupano di tutto e, non è affatto banale, cucinano davvero da Dio. Soprattutto le verdure. Il frutto dell'orto che proprio quelli dell'associazione hanno avviato anni fa e che oggi offre ortaggi di ogni genere. Tra agricoltori, il pastore che si occupa degli animali, infermieri, farmacista e impiegati, sono una trentina le persone a cui da lavoro la Missione che è una realtà assolutamente irrinunciabile per gli abitanti, non solo di Maganasse. Arrivano ragazze anche da lontano per essere seguite prima, durante e dopo il parto, qui. I piccoli una volta nati e accuditi vengono vaccinati e seguiti fino a che entrambi non possono tornare nel loro tukul, la tipica abitazione etiope. La clinica è per così dire a rischio per via della mancanza dell'acqua. In un paese dove ci sono fiumi in abbondanza e che da i natali al Nilo, la carenza d'acqua è dovuta alla mancanza di strutture, quindi conseguenza di mala politica. Il lavoro assolutamente eccezionale dell'OdM, rende concreto lo slogan vuoto che spesso si agita quando si parla di immigrazione: aiutiamoli a casa loro. Per farlo però ci vuole costanza, tempo, pazienza, volontà e determinazione, perché un conto è vedere avviato un progetto, come è capitato a noi, un conto è pensarlo e poi metterlo in pratica fino a farlo crescere come è oggi. Per questo ci vogliono costanza e dedizione. Come quando si coltiva un orto.

Volontari de L'Orto di Marco con dei bambini di Maganasse - Etiopia

Per chi volesse contattare e sostenere l’Associazione: L’Orto di Marco odv, Via Moretto da Brescia, 30, 35031 Abano Terme (PD). 
ortodimarco@ortodimarco.org
Tel. 338 8550625
Facebook: @ortodimarco.it

IBAN: IT 12 C 03069 09606 100000146545

CF per il 5x1000: 92280670289

Ababa, le bidonville e i grattacieli (Etiopia, Addis Abeba, ph. Ivan Grozny Compasso

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