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Porte chiuse e multa, doppia beffa per il Padova dopo gli incidenti col Catania

La società, oltre a dover pagare una multa, perderà l'incasso che le sarebbe spettato dal doppio match di Coppa Italia

«Il Calcio Padova, viste le decisioni assunte in merito alla disputa della finale di ritorno della Coppa Italia Serie C a porte chiuse, con il massimo rispetto e senza voler entrare nel merito delle decisioni del Giudice Sportivo, non può non constatare che la conseguenza pratica di tali decisioni penalizza in egual modo entrambe le società ed entrambe le tifoserie, sebbene i comportamenti non siano nemmeno lontanamente paragonabili». Che settimana per i biancoscudati, doveva essere di festa, invece si sta paradossalmente rovesciando lo scenario.Raggiunta con merito la finale di Coppa Italia di serie C, come anche gli avversari d'altronde, ha di fatto giocato solo un tempo viste le condizioni in cui sono stati costretti a scendere sul terreno di gioco i calciatori. Il clima dopo il terribile intervallo che ha visto una sessantina di Ultras del Catania uscire dal loro settore ed assaltare la tribuna, le immagini hanno fatto e stanno facendo il giro d'Italia, era a dir poco surreale.

Mentre si attendono gli sviluppi delle indagini che hanno portato già a otto arresti grazie al lavoro della Digos di Padova e di quela etnea, arriva la decisione del giudice sportivo che di fatto punisce entrambe le società senza fare alcun un distinguo. Chi ha aggredito non sono certo stati i supporters biancoscudati, eppure la società ha ricevuto una multa, che è vero non rappresenta un costo elevatissimo, 5mila euro, ma rimane però come a dire che la responsabilità è anche del club biancoscudato, di quanto accaduto. 

«Il Calcio Padova coglie l’occasione per ringraziare i propri sostenitori per aver mantenuto la calma, compatibilmente con la drammatica ed imprevista situazione ed elevata pericolosità degli atti compiuti dai facinorosi tifosi ospiti entrati nel recinto di gioco». La società, nonostante sia finita sotto accusa anche da parte del Questore, che ha spiegato il suo punto di vista e che di fatto ha criticato facendo riferimento agli steward in servizio, ha comunque ringraziato carabinieri e polizia. «Un grazie inoltre alle Forze dell’Ordine per l’intervento ed il costante supporto», hanno evidenziato dalla società con una nota. Per il Questore il tempo d'intervento, i cinque/sei minuti intercorsi dall'aggressione alla risposta delle forze di polizia, non rappresenta una criticità. Ma in tanti, soprattutto tra i supporter dei club presenti in quella tribuna, su questa questione non sono molto d'accordo. Questo anche perché nelle chat e sui social girano video fatti direttamente dagli spalti, dal punto di vista degli aggrediti, che mostrano lo sconcerto, la sorpresa ma anche la preoccupazione di chi è lì per vedere la partita. In uno di questi si vede un uomo prendere in braccio il figlioletto e con l'altra mano afferrare la moglie mentre sugli spalti piovono torce lanciate dagli ultras etnei. Come è facile poi comprendere, sia per istinto che per timore di farsi male, si vedono persone rimandare al mittente quanto lanciato. Tutti vorrebbero che la vicenda si chiudesse qui, perché è stata una brutta pagina di sport, come si dice in questi casi, e un pessimo spot per entrambe le città come anche per la Lega di C. Eventi come questo, con tanto di diretta tv nazionale in chiaro, sono il modo in cui si cerca di "vendere il prodotto". Al contrario è arrivato un danno di immagine per tutte le componenti. Ma cosa potrebbe succedere poi, se dei provvedimenti di daspo dovessero colpire anche supporter patavini e chi ha pensato solo a contenere il problema ed evitarne di peggiori? 

«La società biancoscudata auspica che, sin da ora, si possa tornare a parlare soltanto di sport, di aggregazione e di sostegno sano alle proprie squadre del cuore». Parole assolutamente condivisibili quelle che arrivano dal club alla quale viene difficile contestare qualsiasi qualcosa. Ma paradossalmente si trova nelle condizioni di dover pagare una multa, di giocare la partita decisiva in un ambiente che è la negazione dello sport, visto che si giocherà senza pubblico e di fatto essere accusata di non aver saputo gestire la sicurezza all'interno dello stadio. In più c'è un altro danno economico visto che le due squadre e la stessa Lega di C avrebbero dovuto dividersi il totale degli incassi delle due partite. Verrebbe proprio da dire, oltre al danno anche la beffa anche perché in un calcio come quello di serie C, dove non girano esattamente troppo soldi quella parte di incasso che avrebbe dovuto incassare il Padova avrebbero di certo fatto comodo per una società che ha deciso di mettere la sostenibilità al centro del progetto. Inoltre certamente verranno prese nuove misure per evitare si ripetano episodi di questo tipo, che in realtà è la prima volta che si verificano ma tant'è. Questo suggerisce che di certo ci saranno nuove spese da sostenere, da parte della società Calcio Padova. 

Un'altra questione, che è però pregnante e che esula dal Calcio Padova, è come sia possibile siano entrate torce, aste, petardi e fumogeni quando al pubblico di casa viene sequestrato ogni cosa all'ingresso. Inoltre ci si domanda come abbiano fatto ad avere i biglietti personaggi conosciuti proprio perché già in passato recente protagonisti di violenze e aggressioni dentro e fuori dagli stadi. 

Sul fronte Catania va detto che la società si è fatto sentire solo oggi, c'è stato infatti un contatto tra i dirigenti. Duro e amareggiato invece è il primo cittadino di Catania, Enrico Trantino che affida alla sua pagina Facebook un commento a margine del verdetto del giudice sportivo: «Ora che hanno stabilito che la finale di ritorno di Coppa Italia si disputerà a porte chiuse - scrive Trantino - vorrei tanto chiedere agli ultras che si sono esibiti a Padova in un’altra pagina mortificante per Catania, se ne è valsa la pena. Se avere agito per screditare la reputazione della nostra città e penalizzare le migliaia di tifosi che vorrebbero sostenere la squadra, li abbia resi orgogliosi».

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