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Avevano minacciato di morte via social la Casellati, prosciolti i due haters. I giudici: «Solo odio virtuale»

Sotto processo erano finiti un veronese e un teramano. Per la giustizia però le loro parole non costituiscono reato perché non si tratta di minacce reali o pericoli concreti

Rabbia da social e odio virtuale. Con queste motivazioni la Procura di Roma ha assolto i due hater che avevano minacciato via Facebook l'ex presidente del Senato e oggi ministra delle Riforme, la padovana Elisabetta Alberti Casellati. Avevano scritto: «Ammazziamo la Casellati» e poi ancora sul web «presidente del Senato vergogna! Voglio uccidere Casellati». All'epoca Casellati era la seconda carica dello Stato, contro cui avevano usato toni decisamente pesanti: «Spacca tutta polvere, schianta rullio, arma, uccidere, più pericoloso, potente, attacca il presidente Casellati».

La vicenda

Sotto processo erano finiti un veronese e un teramano. Per la giustizia però le loro parole non costituiscono reato. Secondo gli inquirenti si trattava di «rabbia social», di «odio virtuale», ma non di minacce reali o pericoli concreti. È stata la stessa Procura della Capitale (l’inchiesta venne aperta a Roma) a sollecitare il proscioglimento dei due indagati: dopo una complessa indagine il pm Erminio Amelio aveva chiesto nei loro confronti una archiviazione sulla quale il gip Paolo Scotto Di Luzio si è detto d’accordo. Non si sarebbe trattato di un piano violento premeditato ma di «semplici espressioni sintomatiche di un atteggiamento di marcata ostilità verso la presidente del Senato», anche perché diffuse via social su «una piattaforma nella quale si è sostanzialmente anonimi». Non solo, ma a detta del gip l’allora presidente del Senato «verosimilmente senza la collaborazione del suo staff intento a monitorare i social network avrebbe anche potuto definitivamente ignorare simili espressioni ad essa dirette». La denuncia era partita proprio dall’Ufficio stampa di Palazzo Madama, annunciando che Casellati avrebbe presentato una querela per l'escalation di odio iniziata con una serie di lettere anonime e culminata ieri in pesanti minacce di morte sui social network

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