«Sono molto preoccupato per quanto è successo, dalla dinamica appare evidente che si tratta di un'azione pianificata. Più che un furto sembra il sabotaggio di un progetto scientifico». Così il capogruppo regionale di Italia dei Valori Antonino Pipitone sulla sottrazione, dagli ambulatori del centro di Angiologia dell'ospedale Sant'Antonio di Padova, dell'ecocolordoppler che effettuava la scansione delle vene giugulari e transcraniche, secondo il “metodo Zamboni”.

«Chi può – osserva Pipitone - avere interesse per un furto del genere? Stamattina sono andato al Sant'Antonio ed ho parlato con il dottor Avruscio. Non si capisce perché altre macchine, più costose e comode da sottrarre, non sono state toccate, mentre i ladri (che ora sono in possesso dei dati sensibili di più di 100 pazienti affetti da Sla) sono andati a prendere proprio l'ultimo strumento, in fondo alla stanza».

«Il centro di Avruscio – prosegue Pipitone - era l'unico che in Veneto testava i vasi intracranici, per valutare la correlazione tra l'evoluzione della malattia e la presenza di lesioni alle pareti venose, secondo il metodo Zamboni. L'agenda degli appuntamenti, lunga fino a dicembre 2013, va rispettata».

«Per questo – conclude il medico diabetologo padovano - chiediamo al presidente della Regione Zaia ed al Dg dell'Ulss di acquistare immediatamente un nuovo ecodoppler con caratteristiche identiche a quello sottratto, che era messo a disposizione da una fondazione e non costava nulla alle casse regionali. Con questa iniziativa, dal costo di circa 40mila euro, si permetterà al centro del dottor Avruscio di continuare l'azione ed essere un riferimento sanitario di eccellenza, e si darà la miglior risposta agli autori di un furto così ignobile».