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Cronaca Abano Terme

Picchiato e sequestrato, denuncia tutto e loro si organizzano "per farlo fuori": quattro arresti

Tre uomini e una donna sono finiti in manette al termine di un'attività di indagine condotta dai carabinieri della compagnia di Abano Terme nei confronti di un'organizzazione dedita allo spaccio di ingenti quantitativi di cocaina ed hashish nel Padovano e in Lombardia

Nei giorni scorsi, il Nucleo operativo e radiomobile dei carabinieri della compagnia di Abano Terme, in esecuzione di un provvedimento firmato dal gip Mariella Fino, su richiesta del pm Sergio Dini della Procura della Repubblica di Padova, ha dato esecuzione a 4 misure cautelari in carcere. Quattro le persone arrestate per il reato di sequestro di persona in concorso: A.M., detto "il Biondo", trentenne tunisino domiciliato a Padova, nullafacente, pluripregiudicato; K.M., 15enne marocchino, domiciliato a Prevalle (Brescia), nullafacente, pregiudicato; L.L., 31enne marocchina, residente a Rovato (Brescia), coniugata, nullafacente; Y.B.R., detto "Yassine il pugile", 28enne tunisino, domiciliato a Villafranca Padovana, di fatto senza fissa dimora, nullafacente, pregiudicato. 

"ALLARMANTE CARICA DI VIOLENZA". Il delitto portato a termine dai quattro stranieri stranieri "dall’allarmante carica di violenza e caratura criminale", come li ha definiti lo stesso pubblico ministero nella sua richiesta di provvedimento restrittivo, è avvenuta nel contesto di un’articolata ed organizzata attività di spaccio di stupefacenti, gestita principalmente da magrebini gravitanti nel Padovano ed in Lombardia. 

LA VITTIMA. In tale ambito, l’11 giugno scorso, i carabinieri della compagnia aponense avevano appreso che, a Padova, un nordafricano era stato sequestrato e torturato da altri magrebini. La vittima, successivamente identificata in B.A., 26enne marocchino, come accertato dai militari il pomeriggio del successivo 12 giugno, si era presentata, accompagnata da alcuni connazionali, al pronto soccorso dell’ospedale civile di Padova - con il volto tumefatto per le lesioni subìte a seguito delle violente percosse e con evidenti ferite lacero-contuse intorno al collo, che rimandavano palesemente ad un tentativo di strangolamento - cercando di giustificare l'accaduto come un’aggressione estemporanea. In seguito, messo alle strette dagli investigatori dell’Arma, l'uomo aveva ammesso di essere stato sequestrato da alcuni nordafricani, a suo dire per motivi passionali.

MOVENTE E CONTESTO DEL SEQUESTRO. Ben presto, tuttavia, sono emersi movente e contesto del sequestro, maturato nell’ambito di una trattativa per l’acquisto di cinque chili di cocaina e quattro di hashish non andata a buon fine, per la quale alla vittima erano stati chiesti circa 20mila euro, somma che lo straniero non aveva restituito, rendendosi successivamente irreperibile ai suoi creditori.

IL SEQUESTRO. La dinamica del sequestro è stata ricostruita dagli investigatori nelle sue fasi salienti: L.L. e K.N., in conseguenza dello sgarro subito, decidono di rivolgersi ad una persona violenta e temuta negli ambienti dello spaccio patavino, identificata in A.N., tunisino attivo nella zona di via Palestro e piazza Toselli; nel pomeriggio del 10 giugno, B.A., con uno stratagemma, viene attirato da L.L. ad un appuntamento "trappola" in via Vicenza, nelle vicinanze del centro commerciale "Le Brentelle". Giunto sul posto, B.A. si trova dinanzi ad A.M., che lo costringe con la forza a salire su una Renault Megane condotta da K.N., con a bordo anche la complice straniera; B.A. viene, quindi, trasferito in un giardino pubblico in zona Camin, dove viene violentemente picchiato e continuamente minacciato da A.M. e dai suoi complici, nonché sottoposto ad un tentativo di strangolamento tramite una corda da parte di K.N.; infine, A.M. si fa garante del recupero del denaro, mentre L.L. e K.N. concordano di segregare B.A., nel frattempo svenuto per i numerosi colpi ricevuti, in un’abitazione nella zona di Vigodarzere, temporaneamente in loro uso. Qui, la vittima, ancora tramortita, viene "consegnata" a Y.R.B., detto "Yassine il pugile", e tenuta "in custodia" da quest’ultimo per quasi 15 ore.  

VOLEVANO "FARLO FUORI". Nel primo pomeriggio del 12 giugno, Y.R.B. riceve una telefonata dai mandanti del sequestro, che lo autorizzano a rilasciare B.A., cui viene però intimato di provvedere quanto prima alla restituzione della somma dovuta. Dopo la sua liberazione, B.A. viene sottoposto a continue telefonate minatorie da parte di A.M, sino a poche settimane fa, quando A.M. e K.N. vengono a conoscenza nell’ambiente degli spacciatori patavini del fatto che la vittima ha denunciato i fatti. I due si accordano, quindi, per individuare quanto prima delle persone per "fare fuori" B.A. e, successivamente, "scappare dall’Italia". 

QUATTRO PERSONE IN MANETTE.  A quel punto, data l’estrema gravità della situazione, l’autorità giudiziaria, in piena concordanza con le risultanze investigative che avevano consentito ai militari dell’Arma di Abano di acquisire "gravi ed univoci elementi indiziari", ha emesso - con carattere d’urgenza - i provvedimenti restrittivi nei confronti dei quattro arrestati. K.N. è stato catturato a Rovato (Brescia) e L.L. è stata presa Novedrate (Como), grazie al supporto dei locali Comandi dell’Arma.

CASA ATER USATA PER LO SPACCIO. A.M. (fittiziamente domiciliato in una casa Ater di Padova - lui era convivente con la reale assegnataria, una tunisina che nel frattempo era rientrata in Tunisia - che da alcuni mesi  usava solo per lo spaccio di droga, di fatto pernottando in abitazioni di soggetti compiacenti) è stato localizzato e arrestato in via Beato Pellegrino, a conclusione di un prolungato e rischioso servizio di osservazione. Gli è stata inoltre sequestrata la somma di 850 euro in contanti, ritenuta provento dell’attività di spaccio. Infine, sempre a Padova, i carabinieri - in collaborazione con il personale dell’Ufficio Immigrazione della Questura patavina - hanno stretto le manette ai polsi di Y.R.B..

UN ALTRO ARRESTO IN CORSO D'OPERA. Nel corso dell’attività di localizzazione e ricerca dei malfattori, i carabinieri di Abano Terme hanno tratto in arresto anche S.H., tunisino 26enne senza fissa dimora, celibe, nullafacente, pregiudicato, irregolare sul territorio nazionale, risultato estraneo all’azione criminosa ma trovato in possesso del telefono cellulare in uso ad uno degli arrestati. Lo straniero è stato arrestato perché destinatario di un provvedimento emesso dalla Procura della Repubblica patavina, dovendo espiare la pena di 11 mesi e 29 giorni di reclusione per spaccio di sostanze stupefacenti.

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