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Economia

Covid e imprese: bruciati tre miliardi in un anno

«Da questi dati - commenta il presidente della Cna, Luca Montagnin - emerge una situazione di grave difficoltà per il tessuto imprenditoriale padovano, soprattutto per alcuni settori come le costruzioni e l’industria»

Nel corso del 2020, secondo l’analisi che si basa su dati Istat e Prometeia, il sistema economico nella nostra provincia ha registrato un calo del 10,7% rispetto al 2019 in termini di valore aggiunto. Sempre per colpa dell’emergenza Covid, hanno chiuso i battenti più di 600 aziende. Oltre tre miliardi di euro «bruciati» a causa della pandemia da coronavirus. A tracciare questo poco rincuorante bilancio è l’ufficio studi dell’associazione degli artigiani Cna. La crisi economica provocata dalla pandemia si è fatta sentire soprattutto sul valore aggiunto delle costruzioni (-13,9%) e sull’industria (-13,3%). Mentre l’unico settore in crescita rispetto al 2019 è stato quello dell’agricoltura (+1,5%).

Un sondaggio effettuato dalla stessa Cna presso i propri associati (campione di 300 imprese), ci si aspetta un «rimbalzo» del 7,2%, che porterebbe a recuperare circa 1,9 miliardi in termini di ricchezza perduta, ossia il 60% di quanto smarrito nel 2020. Nel dettaglio, soltanto il 7% delle imprese si attende un 2021 di crescita, mentre il 28% di queste auspica quantomeno di ritornare ai livelli pre-coronavirus.  «Da questi dati - commenta il presidente della Cna, Luca Montagnin - emerge una situazione di grave difficoltà per il tessuto imprenditoriale padovano, soprattutto per alcuni settori come le costruzioni e l’industria. E oltre a ciò, c’è grande preoccupazione per le piccole imprese artigiane del comparto artistico, un patrimonio di creatività per tutto il nostro territorio che rischia letteralmente di essere spazzato via. Per invertire la rotta, servono quindi unità d’intenti e interventi rapidi e decisi. E dal nuovo governo, che speriamo possa contare sull’appoggio di gran parte delle forze politiche, ci aspettiamo sostegni economici forti e, soprattutto, ristori basati sulle perdite di fatturato e non sui codici Ateco. Le nostre aziende e i relativi posti di lavorovanno strenuamente protetti. Altrimenti, insieme con quella sanitaria ed economica, avremo presto a che fare con una grave emergenza sociale».

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