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Superbonus e "barriere architettoniche": la frenata del Governo preoccupa imprenditori e artigiani

Gianluca Dall’Aglio, Presidente di Confartigianato Imprese Padova: ««Le nostre richieste di estendere lo sfruttamento del superbonus al 110% per i prossimi 3 mesi, necessari a completare i lavori nei condomini, non sono state accolte. La stretta sul bonus “barriere architettoniche” lascia basiti»

«Le nostre richieste di estendere lo sfruttamento del superbonus al 110% per i prossimi 3 mesi, necessari a completare i lavori nei condomini, non sono state accolte. La soluzione proposta dal Governo con questo decreto “salva spese” non è sufficiente ad evitare la moltitudine di problematiche che investiranno le nostre aziende coinvolte nei lavori». La denuncia è di Gianluca Dall’Aglio, Presidente di Confartigianato Imprese Padova, che aggiunge: «La soluzione di mantenere il 110% per opere per le quali si è optato per lo sconto in fattura o la cessione del credito, su SAL effettuati fino al 31 dicembre 2023, anche in caso di mancata ultimazione dei lavori e di mancato raggiungimento dell’obiettivo “green” del salto delle due classi, è solo un palliativo a saldi invariati per lo Stato. Oltretutto, sarebbe meglio prevedere subito dei correttivi in fase di conversione, altrimenti si rischia ancora di agevolare chi finora se l’è presa comoda e di finire i lavori non ha mai avuto fretta». 

Il testo del decreto in vigore da qualche giorno, prevede poi un contributo a favore dei condòmini a basso reddito, si parla di un reddito “di riferimento” non superiore a 15.000 euro, per aiutarli a sostenere parte delle spese del 2024, dato che dal primo gennaio il superbonus scende al 70%. Ma solo su quei cantieri dove, al 31 dicembre 2023, si era già raggiunto almeno il 60% dei SAL previsti. «Anche questa misura risolve pochissimo – continua il Presidente Dall’Aglio – perché non vengono stanziate nuove risorse, quelle previste vengono ripescate dal precedente fondo creato già l’anno scorso dal decreto “aiuti quater” proprio in favore delle famiglie indigenti alle prese con i lavori del superbonus. Iniziativa questa che, come previsto, si è rivelata un flop, essendo avanzati ben 16 milioni di euro su 20 milioni complessivamente messi a disposizione già all’epoca. Anche qui, quindi, un maquillage a costo zero per lo Stato. Tuttavia, se dai proclami degli ultimi tempi si poteva intuire uno “stop” governativo rispetto ad ogni ipotesi di proroga del superbonus, ciò che lascia basiti è la stretta sul bonus “barriere architettoniche” e soprattutto la motivazione riportata dal Governo, ossia, quella di “evitare comportamenti opportunistici”. Il bonus “barriere architettoniche”, ossia, quella detrazione fiscale del 75% sui lavori volti ad eliminare le barriere architettoniche dagli edifici, appunto, è stato molto sfruttato, sia per la percentuale elevata di agevolazione, sia perché, per esso, era consentito lo sconto in fattura o la cessione del credito fiscale nascente. Il decreto “salva spese”, invece, a partire dal 30 dicembre 2023, limita la possibilità di sfruttare questa detrazione concedendola solo per scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Niente più 75% per opere su infissi, pavimenti, servizi igienici, né per l’automazione degli impianti, neanche se conformi al DM 236 del 1989 che disciplina questi interventi particolari. Inoltre, per quei pochi lavori per i quali si potrà ancora sfruttare la detrazione, è stato introdotto l’obbligo di una nuova certificazione che assicuri il rispetto dei requisiti previsti proprio da questa norma. A partire dal primo gennaio 2024, poi, sempre per il bonus “barriere architettoniche”, niente più sconto in fattura o cessione del credito, se non per interventi, su parti comuni condominiali e/o su case singole adibite ad abitazione principale, eseguiti da soggetti con reddito di riferimento non superiore ai 15.000 euro. Per fortuna, almeno, è stata prevista una clausola di salvaguardia che evita che queste nuove restrizioni e regole valgano anche per gli interventi “avviati” prima del 30 dicembre 2023».

«Ciò che rattrista – commenta ancora Dall’Aglio – è come questo provvedimento rappresenti una marcia indietro rispetto agli obiettivi di sostenibilità sociale che ormai sono imprescindibili. In una nazione che continua ad invecchiare a ritmi preoccupanti, dove il costo della sanità pubblica è divenuto quasi insostenibile, tranciare le gambe a questa agevolazione fiscale che favorisce l’adattamento delle abitazioni a livelli accettabili di vivibilità, è veramente avvilente. Come ormai succede sempre più spesso, per colpa dei furbi, vengono penalizzate anche persone e famiglie oneste che, con questo bonus, avrebbero potuto rendere la vita più semplice e dignitosa ad anziani e disabili. Faremo di tutto perché, in fase di conversione, si trovi la via di mezzo, evitando le truffe». 

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