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Città metropolitana, Bitonci (Lega): "Ecco perchè non conviene"

"Il no che la Lega Nord, con gli amici del centrodestra, vuole esprimere alla realizzazione della Città metropolitana, così come tratteggiata in questi giorni, non deriva da un conservatorismo cieco, ma dalla necessità di tutelare i padovani, che non sono stati correttamente informati sui rischi connessi all’operazione di accorpamento"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

“La città metropolitana è una scommessa e, come in tutte le scommesse, se non giochi, non vinci”. Parafrasate, la parole del sindaco Flavio Zanonato, pronunciate in Consiglio comunale, sono identiche a quelle di una pubblicità del Gratta&Vinci. Non a caso: la città metropolitana, così come vagheggiata dai suoi sostenitori, è un azzardo.

Anzitutto perché, al di là delle presunte competenze sbandierate dal ticket Orsoni-Zanonato, non esiste uno statuto che definisca a quali organi (Comune di Venezia ovvero di Padova, conferenza dei sindaci, sindaco del Capoluogo, etc.) e in che forma (autonoma ovvero collegiale)spetti l’esercizio dei “superpoteri” che essa avrebbe in carico rispetto alle province.

Secondariamente perché, e queste non sono filosofie, ma numeri, l’unione con la realtà veneziana, anche qualora non diventasse accorpamento, per i padovani  sarebbe sconveniente: mentre Orsoni parla di difficoltà a pagare la pubblica illuminazione, sulla stampa locale circolano dati che descrivono Venezia come una città paralizzata, con grandi opere e cantieri fermi - Mose a parte - per la mancanza dei fondi pubblici e in diversi casi anche privati per completare interventi attesi da anni.

Dalla ristrutturazione dell’ex Ospedale al Mare, all’Hotel Des Bains, chiuso da due anni, al nuovo Palacongressi, sino alla manutenzione dei fonteghi, delle rive, del ponte dell’Accademia e addirittura dell’opera di Calatrava, che, sconfessata dal suo stesso autore, secondo alcuni esperti sarebbe addirittura a rischio crollo, quella che fu la Capitale della Serenissima si presenta, dopo anni di governo del centrosinistra, come una realtà sull’orlo della bancarotta.

Al debito del Comune di Venezia (528 milioni 846mila euro) che blocca gli investimenti e rallenta i lavori per la salvaguardia del patrimonio storico-artistico, va aggiunto il miliardo di euro di buco accumulato dalle partecipate quali Veritas spa, Save, Pmv spa e Actv, l'azienda dei trasporti con cui Zanonato sogna di coordinare spostamenti  pubblici efficienti lungo chissà quali dorsali metropolitane.

Di fronte a queste cifre, è fondato il timore che, giocando al buio, si scopra solo alla fine della mano, che i maggiori costi per la polizia municipale, la sanità, la raccolta dei rifiuti, il trasporto pubblico, e magari, per l’assorbimento dei debiti causati dall’incapacità di gestire i maggiori introiti derivanti dalle leggi speciali per la città, dai Casinò e dal turismo, finiscano sulle spalle dei cittadini di tutti i Comuni, capoluogo compreso, dell’ex Provincia di Padova.

Il no che la Lega Nord, con gli amici del centrodestra, vuole esprimere alla realizzazione della Città metropolitana, così come tratteggiata in questi giorni, non deriva da un conservatorismo cieco, ma dalla necessità di tutelare i padovani, che non sono stati correttamente informati sui rischi connessi all’operazione di accorpamento. E, questo è peggio, vengono esclusi da ogni processo decisionale.

Per questo, nonostante i tempi stretti e la bocciatura in stile bulgaro dell’opzione referendaria, dal prossimo fine settimana la Lega sarà in piazza per informare i cittadini e chiedere loro di appoggiare, con una firma, un consultazione popolare, eventualmente anche autogestita e autofinanziata. Visti i tempi di crisi, nessuno può permettersi di scommettere al buio, sul destino dei padovani.
 

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