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Giordani: «D'accordo con Brunetta, i dipendenti pubblici tornino a lavorare in presenza»

Si va verso il depotenziamento dello smart working e il sindaco viaggia in linea con il ministro: «E' stato un esperimento riuscito e interessante. Sicuramente ci servirà in futuro, ma ora alcuni settori hanno assolutamente bisogno di tutti. Ok anche al Green Pass per i lavoratori». Contrari i sindacati: «

«Sono d'accordo con Brunetta. I dipendenti pubblici devono tornare a lavoro in presenza, esattamente come hanno già fatto da tempo i privati». Il sindaco Sergio Giordani non ha dubbi e risponde secco alla domanda dopo le affermazioni del ministro Renato Brunetta, che ieri 1 settembre aveva evidenziato la necessità del ritorno.

Brunetta

«La pandemia è stato uno shock che ha richiesto misure straordinarie. Lo smart working, sia nel pubblico sia nel privato, è stata una grandissima sperimentazione sociale che è riuscita a tenere in piedi il Paese» le parole del ministro della Pubblica amministrazione, Renato Brunetta «ma adesso grazie ai vaccini, grazie alla campagna dell'ottimo commissario Figliuolo, stiamo tornando verso la normalità e bisogna tornare in presenza. Già prima della pandemia esistevano montagne di arretrati. Negli ospedali, nei tribunali, negli uffici comunali. Tanti freni allo sviluppo, al benessere, alla giustizia. La pandemia ha moltiplicato questo cumulo di arretrati e di ingiustizie. Adesso abbiamo bisogno di dare gambe alla crescita, anche 'riempiendola' di capitale umano. Il lavoro in presenza è l'anima di questa rinascita. L'assenza è ancora più pericolosa nel privato, perché rischia di essere prodromica ai licenziamenti di massa. È un mio grande timore».

Giordani

«Sono d'accordo con il ministro. Credo che sia giunto il momento di tornare. Anche a Palazzo Moroni la sperimentazione è andata benissimo e non possiamo lamentarci certamente dei nostri dipendenti, ma almeno per alcuni settori in cui la presenza è indispensabile, credo sia giusto tornare. Lo smart working è un'opzione importante che ci teniamo stretta e che già c'era prima. Probabilmente va potenziata e migliorata, ma va fatto tutto con criterio». Il ritorno in ufficio dei dipendenti pubblici potrebbe poggiare su un ribaltamento di prospettiva sancito da un correttivo in via di definizione al decreto Green Pass. In pratica, la presenza fisica sul posto di lavoro tornerebbe a essere la regola e lo Smart Working ridiventerebbe l’eccezione, al contrario di quanto stabilito dalle normative che si sono succedute dal febbraio del 2020 per contrastare le ondate epidemiche. Attualmente c'è l'obbligo del 50% dei dipendenti, che quindi a rotazione restano a casa due o tre giorni a settimana (qualcuno invece ha ottenuto il 100% dello smartworking), ma a stabilire spazio e modalità del cosiddetto lavoro agile sono i dirigenti degli uffici, in base alle esigenze organizzative di ogni realtà. E a proposito di Green Pass, qualora diventasse obbligatorio anche per i dipendenti pubblici, troverebbe il sostegno di Giordani: «Io sono assolutamente a favore della vaccinazione. Quindi anche del Green Pass e se dovesse essere obbligatorio non potrei che essere d'accordo».

Il dialogo con i sindacati

Il lavoro normativo al momento si sta concentrando sulla Pa, e dovrà ovviamente passare anche da un’interlocuzione con i sindacati. Il superamento della normativa emergenziale costruita durante il Conte-2 era già stato avviato a fine aprile con il decreto proroghe, che aveva cancellato le percentuali minime di smart working (50%, salito poi al 60%) da assicurare ai dipendenti impegnati in attività nelle quali la presenza non è imprescindibile. Sindacati che però sul tema sembrano essere sul piede di guerra.

Uil

«Proprio in questo momento, in piena pandemia, alle porte dell'autunno, dove lo stato di emergenza è in vigore fino al 31 dicembre, parlare di rientro a lavoro in presenza per tutti i dipendenti ci sembra azzardato e anche contraddittorio» sostiene Francesco Scarpelli dell Uil .«anche perché si parla da anni di investire nella  digitalizzazione, cosa che ha fatto in maniera opportuna e lungimirante anche questa amministrazione ed ora invece si vuole fare marcia indietro? Lo smart working è risultato essere, a parte in una fase iniziale, uno strumento sicuro ed efficace. Tale modalità andrebbe normata nel nuovo contratto collettivo nazionale, con regole chiare e univoche. Di recente la delegazione trattante sindacale e politica si è incontrata per definire un protocollo in tal senso. Si è visto, che in più di qualche settore il servizio da remoto dato ai cittadini è risultato eccellente e conciliante con il benessere dei dipendenti, che ricordiamo sono anche genitori e figli spesso di persone invalide.
Già comunque nei mesi scorsi c'è stata una riduzione dei giorni di smart working, abolire del tutto questa modalità di lavoro, mi sembra inopportuna. Questa volontà, ritengo sia legata ad un aspetto prettamente economico, poiché inevitabilmente anche i dipendenti  contribuiscono all'economia di tante attività commerciali cittadine.
Ma precisiamo, che solo una  parte dei dipendenti del comune di Padova espleta questa tipologia di attività lavorativa».

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