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Operazione Fiumi, è allarme per il Bacchiglione: è inquinato da batteri fecali

Secondo i dati raccolti da Legambiente sugli 8 punti monitorati tra i due fiumi, 6 risultano oltre i limiti: 4 punti su 6 nel Bacchiglione e entrambi i punti del Retrone

Terza tappa a Vicenza per l’equipaggio di Operazione Fiumi, la campagna di citizen science e ambientalismo scientifico di Legambiente realizzata grazie al supporto tecnico di Arpav e per l’edizione 2023 in collaborazione con Coop Alleanza 3.0 e Anbi Veneto (l’Associazione regionale dei Consorzi di bonifica) e con il partner tecnico Strada Srl. I primi dati disponibili che Legambiente presenta sono relativi alla presenza di batteri fecali, un parametro ricercato per verificare il livello di depurazione delle acque e la presenza di eventuali picchi di inquinamento dovuti a scarichi non autorizzati o sversamenti illegali; il parametro Escherichia coli è considerato da Arpav quale indicatore per valutare l’idoneità microbiologica all’uso irriguo dei corsi d’acqua del Veneto.

Livelli allarmanti

La fotografia scattata da Operazioni Fiumi rivela enormi criticità riferite proprio alla presenza di Escherichia coli. Per il terzo anno consecutivo i fiumi Bacchiglione e Retrone presentano livelli allarmanti, con picchi significativi in particolare a Vicenza con valori oltre i 14.000 MPN/100ml sul Bacchiglione e di oltre 77.000 MPN/100ml sul Retrone. I due fiumi, storicamente soggetti ad un’elevata pressione antropica, continuano a preoccupare l’associazione ambientalista visto il ripetersi di rilevamenti con alti valori di batteri fecali. Per questo Legambiente oggi rilancia un allarme per individuare le origini dell’inquinamento e intervenire con urgenza, perché i valori riscontrati nella quasi totalità dei punti campionati dimostrano la presenza di criticità persistenti per la depurazione di Bacchiglione e Retrone. Secondo i dati raccolti da Legambiente sugli 8 punti monitorati tra i due fiumi, 6 risultano oltre i limiti: 4 punti su 6 nel Bacchiglione e entrambi i punti del Retrone. Nel dettaglio, un punto del Retrone a Creazzo supera il limite di balneabilità di 500 (MPN/100ml); due punti del Bacchiglione a Vicenza e Pontelongo (PD) risultano oltre il limite di qualità standard indicato da Arpav di 1000 (MPN/100ml); addirittura tre punti oltrepassano di molto il limite consigliato allo scarico 5000 (MPN/100ml): due punti del Bacchiglione a Vicenza e il già citato picco nel Retrone, sempre a Vicenza. 

FIUME

LOCALITÀ - COMUNE

PROV.

Escherichia coli MPN/100ml

T (°C)

CONDUCIBILITÀ
uS/cm

BACCHIGLIONE

CALDOGNO

VI

373

15,8

566

BACCHIGLIONE

VICENZA

VI

2755

15,6

611

BACCHIGLIONE

VICENZA

VI

14136

20

636

BACCHIGLIONE

TENCAROLA - SELVAZZANO DENTRO

PD

120

21,1

633

BACCHIGLIONE

RONCAJETTE

PD

7701

19,8

479

BACCHIGLIONE

PONTELONGO

PD

2064

21,4

634

RETRONE

CREAZZO

VI

763

16,6

668

RETRONE

VICENZA

VI

77010

18,1

694

Nota: Si sottolinea che per gli escherichia coli quando si supera il valore indicato da ARPAV di 1000 (MPN/100ml) si comincia a prendere in considerazione la possibilità di porre delle restrizioni per uso irriguo, con 500 (MPN/100ml) il limite per la balneabilità delle acque, mentre quello consigliato allo scarico deve essere inferiore a 5000 (MPN/100ml). L’acqua potabile non presenta contaminazione da escherichia coli. 

Operazione Fiumi

«I risultati dei monitoraggi evidenziano anche quest’anno una situazione molto preoccupante, sia sul Bacchiglione che sul Retrone - dichiara Francesco Tosato, Portavoce di Operazione Fiumi - l’entità dei valori di batteri fecali in alcuni dei punti monitorati è tale da farci lanciare un vero e proprio allarme sul fronte della depurazione, anche perché è il terzo anno consecutivo che registriamo diffusi sforamenti nei limiti di qualità delle acque, con picchi particolarmente significativi. Cattiva o insufficiente depurazione, presenza di scarichi o sversamenti illegali o il mancato allacciamento alla rete fognaria di alcuni edifici, sono alcune delle possibili cause: gli enti preposti approfondiscano questi aspetti”.

Legambiente Veneto

«La situazione è tale da imporre una reazione decisa da parte degli Amministratori Locali ai quali chiediamo di interpellare con urgenza i responsabili dei processi di depurazione afferenti al fiume e dei processi di gestione dei reflui zootecnici del territorio circostante - dichiara Luigi Lazzaro, Presidente di Legambiente Veneto -  servono risposte e interventi che ripristinano una situazione di sicurezza e salubrità delle acque dei due fiumi, che non possono più essere rimandate perché esiste un concreto rischio per l’ecosistema fluviale oltre che per l’uso irriguo delle acque di questi fiumi”. Per le acque a uso irriguo esistono infatti dei criteri di classificazione microbiologica proposti da Arpav che stabiliscono delle restrizioni a partire  dai 1.000 MPN/100ml, ad esempio per l'irrigazione gli ortaggi a radice, e fino ai 100.000 MPN/100ml per tutti i prodotti destinati all’uso umano crudo; una concentrazione media di escherichia coli superiori ai 100.000 MPN/100ml non consente l’uso irriguo.

Anbi Veneto

Per Anbi Veneto, l'acqua che scorre nei fiumi è la stessa acqua che viene prelevata nella rete in concessione ai Consorzi di Bonifica che innerva, con 26.000 km di canali, tutto il territorio regionale: “È acqua che viene derivata con concessioni definite irrigue nel linguaggio amministrativo, ma di fatto ha anche una fondamentale valenza ambientale, pertanto parlare della salute dei fiumi significa parlare della salute di territori anche molto distanti dai fiumi. Questo è un tema molto importante per noi ed è per questo motivo che abbiamo inteso abbracciare l’iniziativa di Legambiente» hanno dichiarato i vertici dell'associazione regionale dei consorzi di bonifica. 

Batteri

I parametri osservati in questa terza edizione, oltre al famigerato batterio Escherichia coli - i batteri fecali che permettono di verificare lo stato di depurazione delle acque - sono il Glifosate e i Clorpirifos. Il glifosate è un erbicida di sintesi utilizzato da circa 40 anni in maniera massiccia in agricoltura e del quale Ispra ha già rilevato la presenza di concentrazioni importanti nelle acque superficiali del nostro Paese. I Clorpirifos sono sostanze attive insetticide ad ampio spettro di azione utilizzate per la difesa di diverse colture, in particolare la vite, dalla cicalina responsabile della diffusione del virus della flavescenza dorata. Sull’utilizzo di questa sostanza si sta dibattendo in Veneto da molte settimane, nonostante sia stato bandito dall’Unione Europea nel  2020 per accertati rischi sanitari. Obiettivo della Campagna condotta dall’associazione ambientalista è di osservare il territorio e far conoscere le necessarie azioni da intraprendere in tutti i settori coinvolti, per sollecitare politiche di controllo e di pianificazione sempre più attente alla qualità ecologica degli ecosistemi fluviali. Le indagini microbiologiche delle acque si sono svolte nel mese di maggio: in totale sono 110 i campioni raccolti lungo 9 fiumi della regione e consegnati ai laboratori di Arpav. Con la ricerca di questi inquinanti Legambiente intende monitorare la presenza di eventuali criticità. I risultati dell’indagine chimica saranno presentati a fine anno con il report conclusivo della Campagna. La fotografia scattata da Legambiente non sostituisce i monitoraggi ufficiali ma si affianca le indagini dell’Agenzia Regionale per la Prevenzione e Protezione dell’Ambiente che monitora con continuità i corsi d’acqua restituendo ogni anno un quadro completo dello stato di salute dei bacini idrografici della regione.

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