rotate-mobile
Attualità

Al professore padovano Andrea Rinaldo il "Nobel dell'Acqua": è il primo italiano a riceverlo

Dal 1991 lo Stockholm Water Prize viene assegnato a persone e organizzazioni per straordinari risultati legati all'acqua. Il Premio è assegnato dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) in collaborazione con l'Accademia Reale Svedese delle Scienze e presentato da Sua Maestà il Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, che è il patrono ufficiale del Premio

Si è tenuta nel tardo pomeriggio di ieri, mercoledì 23 agosto, nella Sala d’oro della city Hall di Stoccolma alla presenza di Re Carlo XVI la Cerimonia di premiazione dello Stockholm Water Prize assegnato, per la prima volta, a un italiano, il prof Andrea Rinaldo dell’Università di Padova.

Stockholm Water Prize

Dal 1991 lo Stockholm Water Prize – il “Premio Nobel dell’Acqua” - viene assegnato a persone e organizzazioni per straordinari risultati legati all'acqua. Il Premio è assegnato dallo Stockholm International Water Institute (SIWI) in collaborazione con l'Accademia Reale Svedese delle Scienze e presentato da Sua Maestà il Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, che è il patrono ufficiale del Premio. «Sono sopraffatto dagli eventi di questa sera – ha esordito nel suo discorso Andrea Rinaldo –. È un miracolo che non sia inciampato arrivando sul podio, tanto sono orgoglioso di ricevere questo Premio seguendo i passi dei miei veri eroi. E sono grato di questo privilegio di cui farò tesoro: avere incontrato il Re e la famiglia reale».

Discorso

Alcuni punti del discorso che il professor Rinaldo ha tenuto in occasione del conferimento del Premio: «Spero vivamente che questo primo Premio dell’Acqua di Stoccolma attribuito a uno scienziato italiano inietterà entusiasmo nella comunità attiva e creativa di studiosi dell’acqua in Italia. Alcune riflessioni approfondite sul ruolo vitale dell’acqua sembrano appropriate in questa preziosa occasione. Wystan Hugh Auden ha catturato la sua essenza come solo i poeti sanno fare: “Migliaia di persone hanno vissuto senza amore. Non uno senz'acqua". Quindi l’idrologia, la scienza dell’acqua, si trova al centro della meta-storia in virtù della sua attenzione verso le inondazioni, la siccità e una equa distribuzione dell'acqua. La mia opinione è forse insignificante, ma sentita: il clima sta cambiando, rapidamente – molto rapidamente in realtà – e così dovremmo fare anche noi. Nessun privilegio, come l'approvvigionamento idrico che supera il fabbisogno attuale, è garantito per sempre. Nemmeno in Svezia ci si può permettere di ignorare ciò che comporta la scarsità d’acqua o l’acqua pulita negli ecosistemi perché i capricci della natura sono erratici ed eterogenei nel tempo e nello spazio. Questo ci viene continuamente ricordato dai letti dei fiumi asciutti un tempo brulicanti di vita ben visibili dalle vedute aeree in una area del Sahel dove da 30 anni non cade una goccia di pioggia. Quindi cosa possiamo fare per opporci alle spietate forze dell'evoluzione spontanea di fronte al riscaldamento globale e le sue conseguenze sui depositi di acqua e sui flussi idrici? La mitigazione, risolvendo le cause alla radice, è necessariamente dall'alto verso il basso e irta di questioni incerte ed etiche (è difficile dire a quelli che cominciano a vivere meglio di sacrificare ciò che si sono conquistati duramente – ed è difficile per il nord del mondo pontificare sul tardivo sperpero delle risorse naturali dopo quanto ha fatto in passato al proprio “capitale naturale” e a quello degli altri). L'adattamento è invece un processo dal basso verso l'alto, che abbisogna di un nuovo livello di consapevolezza su quanto sia rapido il cambiamento climatico in questo momento. È necessario un nuovo livello di educazione civica e di previsione di controllo dell’acqua sulle comunità. Credo che i tempi siano maturi per ripensare a una giustizia sulla distribuzione delle risorse idriche e alla gestione delle stesse come strumento per ridurre le disuguaglianze su scala globale. Oggi, quando viaggio nel sud del mondo, vedo che l'accesso alle reti di distribuzione dell'acqua sicura è per pochi privilegiati, mentre tutti possiedono un telefono cellulare. Non possiamo voltare la testa dall'altra parte fingendo di non vedere. Le disuguaglianze su larga scala sono il motore delle migrazioni e dei disordini sociali e l’acqua si pone saldamente al suo centro. È ora di agire, promuovendo ampia consapevolezza e interesse».

Le ricerche

La ricerca del prof Andrea Rinaldo ha delineato un quadro ecoidrologico integrato, che fonde studi sperimentali di laboratorio, lavoro empirico di campo e sviluppi teorici che si sono concentrate sui controlli idrologici delle comunità vive (uomo incluso), che hanno contribuito in modo sostanziale alla comprensione dell’origine dinamica di forma e funzione delle reti fluviali. Questa funzione è rilevante per diversi processi fondamentali che controllano l’ecologia spaziale delle specie e la biodiversità nel bacino fluviale, la dinamica di popolazioni e delle “invasioni” biologiche di specie alloctone lungo i corsi d’acqua; e, non ultime, la diffusione e la demografia di malattie trasmesse dall’acqua, come il colera epidemico e la bilarzosi endemica per l’uomo, o le malattie renali, proliferative e letali, per i salmonidi. Rinaldo ha dimostrato che i processi ecologici dominanti nel paesaggio fluviale sono fortemente vincolati dall’idrologia e dalla matrice per le interazioni delle comunità vive, rendendole di fatto quantificabili. Ha dato un fondamentale contributo alla nascita e allo stabilirsi dell’Ecoidrologia come scienza autonoma a pieno titolo e assolutamente attuale, chiave di volta per la comprensione e la risoluzione di molteplici problemi controllati dalle acque del ciclo idrologico.

Andrea Rinaldo

Veneziano, classe 1954, Andrea Rinaldo si laurea cum laude all’Università di Padova in Ingegneria civile idraulica nel 1978; PhD a Purdue University nel 1983; Doctor Honoris causa, Université Québec-Laval e INRS (2010). Dal 1986 è Ordinario di Costruzioni idrauliche, dal 1992 nell'Università di Padova. Oggi è anche Direttore del Laboratory of Ecohydrology della École Polytechnique Fédérale Lausanne (CH), e Presidente dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti di Venezia. Tra gli incarichi: Visiting Professor, Princeton University (2004-2006), Visiting Professor e Research Associate, Massachusetts Institute of Technology, (1992-2002), dal 2019 è Hagler Fellow dell'Institute of Advanced Studies di Texas A&M University e Neal E. Armstrong Distinguished Visiting Professor a Purdue University.  Socio di diverse Accademie e Istituti di cultura, fra cui la Royal Swedish Academy of Sciences (2006), la US National Academy of Engineering (2006), la US National Academy of Sciences (2011) e l’American Academy of Arts and Sciences (2018), e l'Accademia Nazionale dei Lincei (2016).

Rugby

Oltre l’acqua, una grande passione: quella per il rugby. Tre volte Campione d’Italia con il Petrarca rugby di cui è poi stato Presidente, azzurro d’Italia numero 326 (4 caps e 10 presenze con la Nazionale maggiore dal 1976 al 1978), ha giocato a Padova, nel novembre del 1977, la prima storica partita contro i maestri Neozelandesi, gli All Blacks. Dirigente Nazionale della Federazione Italiana Rugby, è nel Board of Directors della European Professional Club Rugby (EPCR). Ad Andrea Rinaldo piace ricordare che la sua etica del lavoro è nata proprio sul campo da rugby: «Il rugby è spietato. Il più preparato vince. È la tua spinta interiore nella preparazione al gesto atletico che fa tutta la differenza. Il risultato sportivo si ottiene come logica e diretta conseguenza del tuo lavoro, e il rugby, sport duro di contatto, educa alla resistenza alla fatica e al potere della determinazione. Questo si trasporta inevitabilmente nell’etica del lavoro dello scienziato».

Pubblicazioni scientifiche

Numerosissime le pubblicazioni scientifiche, cui si affiancano alcuni libri, due dei quali nati dalla collaborazione con il collega Ignacio Rodriguez-Iturbe, (Stockholm Water Prize del 2002, mancato di recente), con il quale strinse un forte legame di ricerca e amicizia sin dal primo incontro all’Università di Genova in occasione di una lezione tenuta da Rodriguez-Iturbe dal titolo “Chaos in Rainfall”, che lo spinse a cambiare di colpo campo di ricerca , la strada meno battuta che fa tutta la differenza. I suoi libri sono: River networks as ecological corridors. Species, population, pathogens, (Cambridge University Press, New York 2020, con I. Rodriguez-Iturbe e Marino Gatto), e Fractal river basins. Chance and self-organization (Cambridge University Press, New York 1997 – second edition in 2001 – con I. Rodriguez-Iturbe). A questi si aggiungono: Il governo dell’acqua. Ambiente naturale e Ambiente costruito (Marsilio, Venezia 2009), nella cinquina del Premio Internazionale Galileo per la divulgazione scientifica, e Del rugby. Verso una ecologia della pallaovale (Marsilio, Venezia 2017), Premio speciale del CONI nel contesto del Premio Memo Geremia.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Al professore padovano Andrea Rinaldo il "Nobel dell'Acqua": è il primo italiano a riceverlo

PadovaOggi è in caricamento