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«Un'annata promettente per qualità e quantità»: grandi aspettative per l'olio dei Colli Euganei

Quest’anno la produzione stimata, dopo il consistente calo del 2019, si riporta sui valori medi con una previsione di oltre 18.200 quintali di olive pronte per la raccolta, quasi il doppio di quanto raccolto l’anno scorso

Parte il conto alla rovescia per la raccolta delle olive sui Colli Euganei. Si inizia i primi giorni di ottobre e le aspettative dei produttori sono all’insegna dell’ottimismo sia sul fronte qualitativo che quantitativo: in controtendenza con il resto d’Italia, nel padovano come in tutto il Veneto i presupposti sono favorevoli rispetto al 2019, fanno sapere Coldiretti e l’Aipo, l’associazione dei produttori olivicoli del Nordest.

Olive

Gli olivicoltori sui Colli Euganei, ricorda Coldiretti Padova, sono circa 650 e su 460 ettari di terreno coltivano circa 83 mila piante di ulivo. Quest’anno la produzione stimata, dopo il consistente calo del 2019, si riporta sui valori medi con una previsione di oltre 18.200 quintali di olive pronte per la raccolta, quasi il doppio di quanto raccolto l’anno scorso. Quest’anno le condizioni climatiche e sanitarie sono state ottimali e hanno spinto la produzione che si annuncia soddisfacente anche sul fronte della qualità. In Veneto sono 5mila gli ettari vocati ad ulivo, per quasi un milione di piante e una produzione di oltre 213 mila quintali di olive. Affermano i fratelli Roberto e Silvia Callegaro di “Evo del Borgo”, sulle colline di Arquà Petrarca: «Ci aspettiamo un’annata in linea con il 2018, con le medesime soddisfazioni. Il clima mite, con l’alternanza ideale di giornate calde e piogge, ha favorito la maturazione e ha nutrito le olive, preservandole anche dagli attacchi degli insetti, a partire dalla mosca, principale minaccia per gli ulivi. Nella nostra azienda abbiamo migliorato anche il processo di lavorazione con l’installazione di una cella frigo che ci permette di abbassare la temperatura delle olive appena raccolte, in modo da permettere la lavorazione ad una temperatura ideale, fra i 18 e i 20 gradi. In frantoio abbiamo montato un decanter di nuova generazione che porterà a ricadute importanti sulla qualità dell’olio ottenuto e sulla sua stabilità nel tempo. Grazie a questa innovazione risparmieremo acqua e preserveremo la parte fenolica delle olive. Avremo un olio che si riscalda meno e con un colore e un sapore senza precedenti».

Annata promettente

L’annata è promettente, aggiunge Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, «decisamente migliore della passata e di quella nazionale. Il settore ha però già pagato un conto salatissimo per l’emergenza Covid. A pesare è stato soprattutto il crollo delle vendite per la chiusura del canale della ristorazione, che rappresenta uno sbocco importante per l’olio Made in Italy. Ma la pandemia fa sentire i suoi effetti anche con la necessità di garantire una raccolta sicura con il rispetto rigoroso delle norme anti contagio. Per sostenere la ripresa del settore servono provvedimenti immediati con massicci investimenti pubblici e privati, a partire da un piano straordinario di comunicazione sull’olio che rappresenta da sempre all’estero un prodotto simbolo della dieta mediterranea». Conclude Enzo Gambin, direttore di Aipo: «Al momento, all’interno delle drupe dell'oliva c'è una presenza di acqua del 58-60% e ancora tanti zuccheri, che si stanno trasformando in grassi. La produzione quest'anno si presenta buona, con olive in ottimo stato fisiologico, ben idratate e pure gli olivi si presentano in buone condizioni. I parassiti, sinora non hanno creato problemi di rilievo, anche grazie all’attenta attività di monitoraggio attuata su 282 i posti di controllo sparsi su tutto il territorio regionale a cui si sommano i monitoraggi settimanali di Coldiretti per la cimice asiatica».

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