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Lunedì, 29 Aprile 2024
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Domenica l'ingresso ufficiale al Santo del nuovo delegato pontificio Diego Ravelli

L’alto prelato, arcivescovo titolare di Recanati, nonché Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie e responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, succede a monsignor Fabio Dal Cin

Domenica  alle ore 11.00 i frati della Basilica di Sant’Antonio a Padova, i molti devoti del Santo e i padovani daranno il benvenuto al nuovo Delegato pontificio, S.E. monsignor Diego Giovanni Ravelli, nominato dal Santo Padre lo scorso 27 giugno come nuovo delegato per il santuario antoniano. La celebrazione solenne segnerà l’inizio ufficiale del suo servizio pastorale per la Basilica del Santo. L’alto prelato, arcivescovo titolare di Recanati, nonché Maestro delle Celebrazioni liturgiche pontificie e responsabile della Cappella musicale pontificia sistina, ha già preso possesso dell’incarico lo scorso 1° agosto, succedendo a S.E. monsignor Fabio Dal Cin.

Il Messaggero di Sant'Antonio

A raccogliere le prime impressioni di monsignor Ravelli è il mensile dei frati della Basilica, il «Messaggero di sant’Antonio», nell’intervista di Sabina Fadel “Un nuovo delegato per la Basilica” appena pubblicata sul numero di ottobre. Sua Eccellenza ricorda come ha accolto la notizia della sua nomina: «Con un po’ di inquietudine e di timore: è infatti un nuovo incarico oltre a quelli già impegnativi che rivesto, ed è oltretutto un compito che svolgerò in una realtà che non conosco – ma che so essere ricca di fede, di storia e di cultura – e per di più anche un po’ lontana dalla mia sede abituale, che è a Roma. Ma al contempo ho avvertito forte anche un altro sentimento: mi è tornata alla mente, infatti, un’immagine che mi è familiare, quella di una statua di sant’Antonio che si trova nella chiesa del mio paese nativo, Lazzate, in provincia di Monza e Brianza. Questa statua mi ha sempre colpito, perché raffigura un Antonio molto giovane, con un giglio e in grembo il Bambino Gesù che ha le braccia aperte. Antonio guarda il Bambino con una tenerezza che mi ha sempre trasmesso serenità e pace. E quindi, accanto alla normale inquietudine iniziale, si è fatta strada la serenità, anche pensando alla vita di sant’Antonio, che possiamo definire per molti versi inquieta: quanti progetti aveva e quante volte ha dovuto cambiare via, piani, perché Dio aveva altri disegni su di lui... Come ha fatto? Ha messo sempre al centro del suo cuore Gesù, la sua grazia, la sua misericordia che sempre ci precede e ci dà pace. Per questo nella Messa d’ingresso, l’8 ottobre, chiederò a Dio, per intercessione di sant’Antonio, la grazia di vivere questo nuovo servizio “con serenità di animo, con inalterata fiducia nella grazia di Dio e anche con un pizzico di buonumore”, per riprendere le parole pronunciate dal Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin, durante la mia ordinazione episcopale».

Ravelli

Non è un caso che il porporato abbia scelto come motto episcopale le prime parole dell’esortazione apostolica del Santo Padre Evangelii gaudium: «La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù». Nella lunga intervista, Ravelli svela anche alcuni episodi significativi che gli sono accaduti a Lisbona, città natale di sant’Antonio. Il 13 giugno scorso, Solennità del Santo, mentre si trovava in Portogallo per preparare la Giornata Mondiale della Gioventù 2003, e la notizia della sua nuova nomina a delegato pontificio per la Basilica del Santo non era stata ancora ufficializzata, il Patriarca della città gli donò un “pane di sant’Antonio”, simbolo della carità per i poveri. Un “segno per lui”, che per 23 anni è stato elemosiniere di Sua Santità, lavorando nell’Elemosineria apostolica, l’Ufficio della carità del Papa. Racconta inoltre alcuni retroscena della foto scattata durante la GMG in cui il Santo Padre accarezzava il busto con una insigne reliquia del Santo, portato da Padova a Lisbona dal gruppo di 175 giovani e frati della Pastorale giovanile dei conventuali del Nord Italia. Il complesso antoniano, di cui fa parte la Basilica di Sant’Antonio, è di proprietà della Santa Sede. A seguito del Concordato tra la Santa Sede e l’Italia del febbraio 1929, nel 1932 vennero ceduti al Vaticano i beni immobili costituiti dalla basilica e dagli edifici annessi e, l’anno seguente, Papa Pio XI sottraeva alla giurisdizione del Vescovo di Padova il complesso antoniano, sottoponendolo alla sua diretta giurisdizione che, da allora, viene esercitata “nelle cose spirituali e materiali” attraverso un vescovo delegato pontificio.

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