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Ascom: «Le scuole private di lingua attendono chiarezza»

L'associazione di categoria spinge affinché siano più trasparenti le norme e le differenze con le scuole pubbliche, essendoci ovviamente numeri totalmente diversi di studenti

Mancano pochi giorni all’inizio di un nuovo anno scolastico ma non sono ancora cessate le difficoltà operative delle scuole di lingua private.

Morello

“Siamo sopravvissuti anche a questo lungo inverno di profondo scontento – commenta Elena Morello, presidente delle scuole e degli istituti privati – centri di traduzione ed interpretariato dell’Ascom Confcommercio di Padova – cercando di leggere tra le righe, di adeguare e rispettare i dettami dei vari Dpcm, anche se molto difficili da applicare alle realtà specifiche del nostro comparto, ma la confusione regna ancora sovrana. E questo perché, fin dall’inizio, è mancato un chiaro inquadramento della nostra attività, assimilati alle scuole di ogni ordine e grado ma in realtà, in quanto aziende o similari, con caratteristiche, organizzazione e numeri completamente diversi”.
Da un lato abbiamo dovuto rinunciare, come già la scuola nel senso più tradizionale del termine, alle lezioni in presenza, salvo nei casi consentiti dalla legge; dall’altro, abbiamo dovuto fare i conti con l’assenza di convegni ed eventi che, come già la didattica, trovano grandi difficoltà di realizzazione da remoto (in entrambi i casi la chiarezza nella comprensione e nell’ espressione linguistica la fa da padrone). Anche le asseverazioni delle traduzioni, causa difficoltà di accesso ai tribunali e alle cancellerie, hanno risentito del lockdown e delle misure di contenimento messe in atto dalle realtà dedite al pubblico servizio, con forti ritardi per gli incarichi pubblici e privati. E ora si attende, non senza inquietudine, quanto verrà deciso dal Governo in merito al piano scuola di rientro, in materia di introduzione o meno del green pass che, per tipologia di intervento e comunione di intenti, coinvolgerà nostro malgrado anche il “personale scolastico e parascolastico” che opera nelle nostre realtà, oltre a tutte le problematiche collegate alla didattica in presenza e alle restrizioni che potrebbero nuovamente essere ripristinate.

Le norme

“Certo – analizza la presidente – il nostro settore richiede di essere normato in maniera più specifica poiché, se da un lato non rientra nella scuola dell’“obbligo” dall’altro rappresentiamo una realtà importante nel panorama economico nazionale, poiché garantiamo quei requisiti che il mondo del lavoro e dell’Università, nonché il mercato domestico e internazionale, richiedono in termini linguistici”. “La pandemia ci ha offerto l’occasione di mettere i riflettori sul nostro comparto, ed è questa attenzione che chiediamo alle autorità competenti: abbiamo bisogno di chiarimenti in ordine alle regole da adottare in quanto imprese operanti nel settore della formazione e dell’istruzione privata – conclude Morello – e non possiamo più rimandare la definizione e la normazione di un comparto che, assieme alle scuole di ogni ordine e grado, rappresenta l’ossatura del sapere del nostro paese”.

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