rotate-mobile
Lunedì, 29 Aprile 2024
Attualità

I segreti di Moana custoditi nell'Alta Padovana ispirano una serie tv sui misteri d'Italia

Arriva in prima serata su Nove, "Essere Moana", la docu-serie che racconta la vita di Moana Pozzi, icona di bellezza, sensualità e potere ma anche un pezzo di storia del nostro paese con intrecci con i grandi casi che hanno scosso il Novecento italiano. La vera bomba è una "nuova verità" sul rapimento di Aldo Moro e la testimonianza di un agente padovano che è stato autista della pornostar. Lo abbiamo incontrato

E' difficile anche capire da dove cominciare a raccontarle, certe storie. Già, perché ce ne sono molte più di una, in questo caso poi. Di sicuro una di queste riguarda la vita di Moana Pozzi, che sarebbe anche riduttivo e semplicistico declinare unicamente come una pornostar. «Moana? Lei era tante cose, un grande personaggio. E un mistero. Un personaggio influente e noto di cui piace occuparsi per togliersi frivole curiosità, ma quello è solo un aspetto. Ciò che appariva, di lei». A dirlo è Riccardo Sindoca, già luogotenente generale di un'agenzia Nato e oggi consulente, che vive nell'Alta Padovana. Lo incontriamo a bordo di un super motor home che gli viene messo in uso, un Concorde Carver 920 G, non lontano da dove abita. Una vera e propria cosa mobile, con tutti i comfort possibili che può raggiungere qualsiasi posto. E a lui, muoversi, viaggiare, piace tanto. Come si intreccino le loro vite, la sua e quella di Moana, ha dell'incredibile.

Riccardo Sindoca

Classe 1968, Sindoca rimane orfano molto presto, a Milano. Sua madre era una parrucchiera, suo padre l'allora sedicenne Riccardo non capiva ancora bene che lavoro facesse. Ogni tanto andava a dare una mano alla madre, ogni tanto spariva e tornava dopo giorni. Solo dopo la sua morte, quando il ragazzo rimane solo visto che aveva perso poco prima anche la madre, comincia a comprendere chi fosse davvero suo padre e quale fosse il suo particolare impiego. Gli amici del genitore, infatti, sono tutti carabinieri, di alto rango militare. Uno degli amici è Federico Umberto D'Amato, direttore dell'Ufficio Affari Riservati del Ministero dell'interno dal 1971 al 1974. Si occupano di lui e lo fanno studiare in Belgio in un'accademia dove vengono formati giovani da tutto il mondo che poi entreranno nelle varie agenzie di intelligence della Nato. Fatto questo percorso due anni dopo essere entrato in servizio giovanissimo, nel 1988 gli viene dato quello di essere l'ombra di Moana Pozzi. Ha soli vent'anni, non da molto nell'occhio. Diventa il suo autista e i due, Sindoca è più giovane di sette anni di Moana, diventano amici intimi. Lei dopo poco tempo gli fa capire chi è lui, che cosa fa oltre a scarrozzarla in giro. E questo paradossalmente rafforza la relazione tra i due, pure la fiducia. Lui ha anche il compito di proteggerla. Nella serie tv che questa serà, 14 settembre, andrà in onda in chiaro su La9, "Essere Moana - Segreti e Misteri" ci sarà anche la sua testimonianza, molto preziosa per carpire anche i legami che Moana Pozzi aveva non solo con la politica. Che fosse stata l'amante di Bettino Craxi è cosa risaputa ma non è stato l'unico politico con cui ha avuto legami, anche se non sentimentali come in quel caso. «Nasce sulla sua storia la serie, ma poi l'autore e giornalista, Marco Gregoretti, avendo un quadro d'insieme di tutte le vicende correlate, collegandole è riuscito a fare un lavoro che racconta molto della nostra storia, del nostro paese».

Moana e il suo nome

Una su tutte il caso Moro e l'assalto a Via Fani, di cui Moana aveva una versione dversa rispetto a quella ufficiale e quando le fu chiesto un chiarimento fece riferimento a una "seduta spiritica", giustificazione molto in uso all'epoca. E più celebre di certo quella in cui, il 2 aprile del 1978, avrebbero preso parte un gruppo di accademici ed economisti democristiani riuniti per un pranzo domenicale in una villa a Zappolino, in provincia di Bologna, dove affermarono di aver ricevuto dagli spiriti dei defunti Luigi Sturzo e Giorgio La Pira indicazioni sul luogo dove si trovava Aldo Moro, rapito quel 16 marzo. Romano Prodi, appunto, e poi Mario Baldassarri, Alberto Clò e altri nove adulti tra amici e consorti erano i presenti. Da quella fantomatica seduta uscì l'indicazione Gradoli. Così Moro fu cercato nel lago di Bolsena presso una località che porta quel nome, ma non in via Gradoli, a Roma, dove in realtà si trovava. Ma siccome crederci appare arduo, alle sedute spiritiche naturalmente, è più facile pensare che fosse un modo originale e un po' naif di trasmettere informazioni senza essere costretti a rivelare la loro fonte. Ci viene da pensare che anche Moana l'abbia usata allo stesso modo la giustificazione della seduta spiritica. Quindi se si esclude la possibilità sovrannaturale, rimane misterioso come mai tutti quei democristiani sapessero dove fosse il loro leader. E cosa sapesse una pornostar. Anche per questo il docu film apre scenari davvero interessanti, grazie a Moana. 

Lo scandalo di Moana a Mediaset

Nel film si cerca di rispondere a diverse domande e una è naturalmente se lei fosse un agente segreto. Qualcuno ha frettolosamente scritto che rispondesse al Kgb. «Che lei avesse rapporti con servizi di molti paesi si può dire tranquillamente. Lei aveva rapporti con il potere, questo senza dubbio. Era una che negli ottanta, tra le sue attività aveva anche un'azienda che smaltiva rifiuti a Kiev. E al tempo quella città faceva parte dell'Unione Sovietica. Non erano tanti gli imprenditori stranieri che potevano investire lì», ci dice Riccardo Sindoca. Ma dire che fosse una spia del Kgb è esagerato? «Lei era una che si faceva i fatti e gli affari suoi. Frequentava anche uffici del Dipartimento Americano, se è per quello». L'ambiente del porno è sempre stato una manna per le agenzie di intelligence. Se c'è un mondo che è stato inrecciato con le agenzie di spionaggio è quello a luci rosse.  Ma c'erano anche quelli che Sindoca definisce "informatori inconsapevoli", gente che poteva viaggiare e muoversi liberamente. Rispondevano a domande ingenuamente magari pensando di parlare con un manager o un dirigente che in realtà riferiva a qualcuno. E il mondo del porno in questo senso era privilegiato, si arrivava alle più alte scale di potere. Nessuno escluso. Poi vabbé, c'è la vicenda di Ilona Staller che era legata ai servizi segreti ungheresi. Una storia che conoscono tutti anche se a lei non fa piacere lo si ricordi, ed è pure comprensibile. «Bisogna anche considerare che in certi contesti la libertà ha un prezzo più alto, diciamo così», sottolinea Sindoca.

La dedica di Ilona Staller Cicciolina a Riccardo Sindoca

La serie su Moana corre parallelamente ad alcune delle vicende più scottanti della nostra storia, e cerca da un lato di dare delle risposte e dall'altro alimenta i misteri, quindi anche il mito di Moana, che resiste nonostante il tempo. Sul motor home c'è un volume auto prodotto. Un libro di cui esistono pochissime copie scritto e stampato proprio da lei. C'è una dedica a Sindoca e le sue labbra stampate sulla prima pagina. Ripercorre lei la sua stessa vita, raccontandosi. Immagini che raccontano un mondo che non c'è più. Le prime copertine su riviste come Skorpio, tavole disegnate da Milo Manara, i primi scatti di nudo, con tanto di nota autentica scritta a penna. Lo maneggiamo con cura. 

Moana ha autoprodotto un libro in cui racconta di sé ma ne esistono pochissime copie

Anche la vita di Sindoca è incredibile, tanto per dare la misura di cosa parliamo, ha lavorato nella "segreteria affari riservati" di Francesco Cossiga, con tutto quello che può e deve significare, di bene e di male, verrebbe da dire. Nel 2005 è finito anche in mezzo alla vicenda del sequestro di un cittadino egiziano a Milano, Abu Omar, da parte di uomini della Cia con l'aiuto del Sismi. Il suo nome finisce così anche in una interrogazione parlamentare. Lì venne fuori che in Italia esisteva una rete d'intelligence "clandestina" chiamata Stay Behind e che lui ne faceva parte. Quello delle "spie" è un mondo che conosce molto bene. «Gli interessi su Moana erano tanti perché incontrava e parlava con tante persone. Ma pochi sanno che ha inciso anche un disco, ad esempio. Aveva una voce bellissima, eppure non l'ha mai sentita nessuno. Amava fare immersioni, una passione che aveva preso dal padre e che la ha fatto incontrare suo marito. E poi, aveva un potere economico enorme, prendeva 5milioni di lire a sera, al tempo. Senza pensare al resto. E i regali? Aveva una collezione di gioielli incredibile». E dove sono finiti? «Non di certo a suo marito Antonio di Cesco. Figurarsi che qualcuno ha scritto che non erano neppure sposati. Balle. Lei amava lui, punto e basta». Sembra esistesse anche un diario dove annotava tutto, ma che come nelle migliori sceneggiature italiane, scompare. Sembra sia andato casualmente bruciato, si racconta nel docu film. Ma emerge anche anche quanto fosse disponibile con la gente comune e quanto fosse altezzosa col potere, da cui esigeva rispetto. Traspare, più che dall'avventura del Partito dell'Amore fondato da Ilona Staller, è successo anche questo in Italia, quanto fosse anche generosa. Sensibile verso i bambini di Sarajevo, amica di Don Andrea Gallo. Genovese come lei, lo ha sostenuto nell'apertura della Comunità San Benedetto al Porto. Non faceva pubblicità della sua beneficenza, la faceva e basta.

Moana Pozzi sulle copertine delle riviste

Nel film, che parlino attori, politici o giornalisti, nessuno esclude le sue possibili relazioni con varie intelligence. Ma la bomba vera del docu-film è quella dedicata alla sua affermazione sulla vicenda del caso Moro. Una pista rilanciata anche da un libro scritto dall'ex generale dello Stato maggiore della Difesa, Piero Laporta, che sul fatto citato da Moana Pozzi, che Aldo Moro quando è stato rapito non fosse in via Fani, ci ha scritto pure un libro. E quando squilla il telefono di Sindoca mentre parliamo nel motor home, è proprio lui dall'altra parte del capo. Stasera va in onda il docu film e sono curiosi anche loro di vedere come reagirà il pubblico. Le storie d'Italia, i cosiddetti misteri, sono pieni di "altre verità". A volte sono frutto di racconti di qualche mitomane, altre di depistatori. Questa volta però a parlare sono due ex funzionari dello Stato, che raccontando scomode vicende diverse, rimettono al loro posto i punti interrogativi su questioni mai risolte e che sarebbe il tempo, invece, fossero chiarite. Certo, sarebbe assai bizzarro che a far ripartire certe discussioni o meglio ancora, richerche e inchieste, fosse il fantasma o meglio, il mito di Moana Pozzi. Essere Moana è una docuserie prodotta da Verve Media Company per Warner Bros, scritta da Marco Gregoretti, Marina Loi e Flavia Triggiani e diretta da Alessandro Galluzzi, Flavia Triggiani e Marina Loi, con testimonianze di colleghe, colleghi, attori, scrittori, giornalisti, critici cinematografici e sociologi, tra cui il marito Antonio Di Ciesco, Eva Henger, Rocco Siffredi, Vittorio Sgarbi, Fulvio Abbate, Antonio Dipollina, Anselma Dell'Olio e tanti altri, tra cui appunto Riccardo Sindoca. 

Moana Pozzi

In Evidenza

Potrebbe interessarti

I segreti di Moana custoditi nell'Alta Padovana ispirano una serie tv sui misteri d'Italia

PadovaOggi è in caricamento