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Sfruttamento nei cantieri edili, la Cgil: «La Bossi Fini incentiva il lavoro nero, va cambiata»

«Questa situazione finisce per favorire imprenditori e aziende senza scrupoli, che si fanno forti dell'esigenza di queste persone di trovare di che vivere e facendo leva sulla disperazione ottengono una manodopera a bassissimo costo», commentano dal sindacato in riferimento a quanto emerso dalle indagini della Guardia di Finanza sullo sfruttamento di manodopera a basso costo

Chiamarla impresa, in realtà, ha un sapore un po' beffardo considerando che ben undici lavoratori che venivano impiegati e quindi presenti nei cantieri messi sotto osservazione dagli inquirenti sono risultati essere pagati in nero. Undici, sui dodici presenti. E' questo quello che fino ad ora è emerso dalle indagini degli investigatori della Guardia di Finanza, che hanno appurato come i lavoratori irregolari fossero riconducibili a tre differenti società, con sede legale a Sant'Angelo di Piove di Sacco (Padova), Brescia e Trento. I lavoratori senza contratto e senza documenti sono stati impiegati in cantieri edili, dove i lavori sono stati finanziati con il superbonus 110%. 

Sulla vicenda si è espresso il sindacalista Roberto Toigo (segretario generale Uil Veneto), che senza fare tanti giri di parole ha commentato quanto appreso riguardo questa indagine condotta dalla GdF che vede ancora una volta forme di sfruttamento del lavoro presenti sul nostro territorio. «E’ sempre disarmante quando si apprende di notizie di irregolarità e illegalità nell’ambito del lavoro. Quel lavoro che la nostra Costituzione difende come un diritto inequivocabile per ciascuna persona capace di assicurare per sé e per la propria famiglia una vita dignitosa. Grazie alla preziosa operazione della Guardia di Finanza, infatti, sono stati scoperti, alcuni lavoratori irregolari, alcuni dei quali addirittura privi di documenti». I sindacalisti insistono su un punto, soprattutto, che è quello che obbliga i datori di lavoro a far lavorare le persone in sicurezza. Elemento che in casi come questi viene per forza a mancare. «Ricordiamo che laddove primeggia l’illegalità scarseggia la sicurezza e svaniscono i diritti di chi lavora. E’ inconcepibile che ancora non si sia compresa l’importanza di lavorare tutti insieme, istituzioni, organizzazioni datoriali, sindacati, cittadini, per evitare tutto questo e contribuire invece alla costruzione di una società giusta a garanzia anche delle generazioni future». 

Diop Alioune Badara, della segreteria Cgil Padova, fa un ragionamento molto concreto rispetto alla realtà a cui migliaia di "invisibili" sono costretti. «Le persone possono anche essere senza permesso ma devono comunque mangiare. Vivono nel nostro territorio ma non essendo riconosciute da nessuno rimangono in una condizione precaria perenne. E' la condizione giuiridica in cui si trovano che non gli permette di fare diversamente e quindi è chiaro che sono costretti ad accettare qualsiasi condizione di lavoro, fermo restando che poi c'è qualcuno che si approfitta. Che non ha scrupoli, che è evidente anche in questo caso. Le persone, se sono nel territorio devono prima lavorare e per farlo devono avere un permesso di soggiorno. Quindi diventa difficile visto il numero di persone senza documenti presenti. E' l'impianto della legge Bossi - Fini, che va rivisto. A maggior ragione dopo 24 anni, perché non risponde neppure più alle esigenze e alla realtà che stiamo vivendo ora». Un aspetto sul quale aggiunge anche un altro elemento: «Se hai 600mila irregolari nel territorio, che poi sono i numeri che enunciava Matteo Salvini durante la campagna elettorale, non è che queste persone poi spariscono. Ne saranno state espulse qualche migliaio, perché slogan a parte poi c'è di mezzo la realtà. Questa situazione finisce per favorire imprenditori e aziende senza scrupoli, che si fanno forti dell'esigenza di queste persone di trovare di che vivere, facendo leva sulla disperazione ottengono una manodopera a bassissimo costo. In fondo sembra lo scenario di Firenze. Qui per fortuna non è finita in tragedia, ma quando si opera in queste condizioni, i drammi sono dietro l'angolo», conclude il sindacalista. «In questa vicenda ciò deve essere chiaro è che le vittime sono i lavoratori sfruttati»

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