Italiani uccisi in Zimbabwe, il veterinario padovano sfuggito alla morte: "Un incidente"
Francesco Marconati: "Nessuna esecuzione". I rangers della riserva che hanno sparato a Claudio e Massimiliano Chiarelli sono stati fermati: rischiano 15 anni per omicidio colposo
"Non c'è stata alcuna esecuzione, è stato un incidente". A parlare è Francesco Marconati, il veterinario originario di Cadoneghe sopravvissuto, nascondendosi sotto ad una jeep, alla sparatoria - avvenuta domenica pomeriggio in una riserva dello Zimbabwe - nella quale sono rimasti uccisi Claudio Chiarelli, 64 anni, e il figlio Massimiliano, 28.
"NESSUNA ESECUZIONE". I rangers "hanno aperto il fuoco automatico con tre kalashnikov - ha dichiarato il padovano sfuggito miracolosamente alla morte - sparando per tre o quattro secondi. In tutto 24 colpi, da 45 metri di distanza. I bracconieri fanno paura e le guardie sapevano di avere a che fare con uomini armati - spiega - li conosco da anni. Non posso dire che li scuso: hanno sparato troppo in fretta, senza pensare".
IL RICORDO DI CLAUDIO E MASSIMILIANO CHIARELLI: GUARDA IL VIDEO
"SCAMBIATI PER BRACCONIERI". Claudio e Massimiliano stavano prendendo parte ad un'operazione contro i cacciatori di frodo nel parco di Mana Pools. Le guardie dell'area, che sono state fermate e ora rischiano 15 anni per omicidio colposo, li avrebbero scambiati, erronemente, proprio per i bracconieri cui stavano dando la caccia.
ERANO IN ZIMBABWE DA TEMPO. Claudio Chiarelli risiedeva nello Zimbabwe da diverso tempo. Lì, lavorava come guida turistica nei safari e lì, ad Harare, era nato anche suo figlio Massimiliano. La moglie del 65enne e madre del ragazzo è di origini padovane. Claudio invece era nato in Libia. Padre e figlio erano iscritti anche all'Aire (Anagrafe degli italiani residenti all'estero) del comune di Montecatini Valdicecina, e, fino al 2013, all'anagrafe del paese del Pisano.
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