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Cronaca

Droga, 4 bande spacciavano coca a Padova tagliandola coi farmaci

I gruppi criminali si erano spartiti "la piazza" tra Limena, Arcella, Altichiero-Sacro Cuore, Camposampiero-Campodarsego-Cadoneghe. Lo stupefacente era dulterato con levamisolo, farmaco veterinario vermicida

Una spartizione dello spaccio "di strada" tra bande, quattro per l'esattezza, composte per lo più da cittadini di nazionalità tunisina spesso legati da vincoli parentali. Questo lo spaccato che emerge dalla vasta operazione anti-droga coordinata dalla squadra Mobile di Padova e che ha portato all'arresto di 27 persone, di cui due ai domiciliari, e alla denuncia di un'altra ventina.

CONCORRENZA SPIETATA. Le quattro organizzazioni criminali si contendevano anche con metodi violenti le rispettive zone di spaccio pur di assicurarsi maggiori introiti. Una gestiva la zona di Camposampiero-Campodarsego-Cadoneghe, un'altra Limena, un'altra l'Arcella e l'ultima Altichiero-Sacro Cuore. A seguito dell'arresto di un capobanda, ad esempio, il suo secondo voleva tenere la piazza gestendo il telefono coi numeri di telefono dei clienti lasciato dal capo. Notato da una banda concorrente, era stato accerchiato e, sotto la minaccia di un coltello, rapinato del telefono con la memoria.

Droga a Padova, operazione Zarga 2011

DROGA PURISSIMA O "TAGLIATA" E TOSSICA. In questa logica di concorrenza commerciale, gli spacciatori non puntavano sulla mini dose a basso prezzo, bensì vendevano un grammo di cocaina a 110-120 euro, con un guadagno del 100% e oltre sul prezzo di acquisto dello stupefacente. Gli acquirenti, soddisfatti, chiedevano "quella megagalattica buona". Il prodotto era di ottima qualità, a volte praticamente puro, con un principio attivo fino al 98%, o adulterato con farmaci che aumentano l'effetto psicoattivo ma anche la tossicità come il levamisolo, farmaco vermicida particolarmente tossico. In soggetti che fumano cocaina adulterata con levamisolo è infatti possibile che sviluppino infezioni anche letali a causa della contrazione di una patologia che prevede una drastica riduzione nel sangue di globuli bianchi, esponendo il fisico a qualsiasi infezione e provocando anche necrosi cutanea chiamata purpurea.

ASSUNTORI PADOVANI. I clienti, tutti italiani e residenti proprio in provincia di Padova, erano professionisti, artigiani, operai, studenti, sia maschi che femmine. Coi loro acquisti assicuravano agli spacciatori entrate mensili di parecchie decine di migliaia di euro al mese.

PROVENTI COSPICUI. Durante lo spaccio, le conversazioni telefoniche erano criptiche con termini inventati fino ad usare un linguaggio cosiddetto "farfallino". Per comprendere il volume del business, solo una banda si procurava settimanalmente dal mercato milanese circa 500 grammi di cocaina da reimmettere nel mercato padovano. Ad un capobanda durante le indagini sono stati sequestrati 61 mila euro, che erano il guadagno dell'ultimo mese. I proventi dello spaccio venivano regolarmente mandati in Tunisia per essere investiti in beni immobili e o attività commerciali.

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