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Cronaca

L’evasione fiscale a Padova? Il dato è spaventoso: si attesta sui 2 miliardi di euro

La proposta di Fabio Di Stasio (Artigianfidi Padova) per combattere l’annoso e imponente problema: “Il governo Conte introduca il conflitto di interessi”

Un suggerimento per il governo Conte? “Se vuole veramente avviare un percorso virtuoso nella lotta all'evasione (che in provincia di Padova si attesta intorno ai 2 miliardi di euro complessivi) veda di introdurre il conflitto di interessi”. A darlo è Fabio Di Stasio, direttore di Artigianfidi Padova, che prende spunto dalla Relazione annuale sull'evasione fiscale e contributiva realizzata dalla Fondazione nazionale dei commercialisti per ritornare su un suo vecchio refrain: "Non ci sarà mai giustizia fiscale se non si farà in modo che chi paga per ottenere un bene o un servizio non abbia la possibilità di scaricarne il costo. Prevedere come avviene adesso di recuperare, ad esempio, il 19% delle spese mediche sostenute, è una possibilità, dispendiosa e fastidiosa, che per il contribuente non vale nemmeno la candela".

Dati disarmanti

Quanto emerge dal documento dei commercialisti è di una evidenza disarmante: dei 35.8 miliardi di Iva "occultata" al Fisco, "26.3 miliardi (pari al 73,4% del totale) - si può leggere nella relazione - sarebbero riconducibili a un'evasione che si realizza nelle transazioni con consumatori finali non ‘Partite Iva’, per effetto del convergente interesse degli autonomi di non fatturare (per poi non dichiarare ai fini delle imposte sul reddito i propri ricavi, o compensi) e della persona fisica consumatore finale di non pagare l'Iva a suo carico in aggiunta al ricavo, o compenso che corrisponde a chi gli cede un bene, o gli presta un servizio". Continua di Stasio: “In pratica l'interesse degli uni collima con quello degli altri, mentre se al consumatore finale fosse consentito di defalcare il costo ecco che la sua richiesta di documentazione comprovante sarebbe certa".

“Bene il ‘condono’, ma poi...”

Ma Di Stasio si spinge oltre nel suo "consiglio" al nuovo governo: "Bene la ‘pace fiscale’, che possiamo anche chiamare col suo nome, ovvero ‘condono’. Poi, una volta sanato in qualche modo un pregresso che nessun governo potrà mai incamerare visto che o non ci sono i soldi (ed è il caso dei piccoli imprenditori fagocitati da una crisi durata l'equivalente di due guerre mondiali) o non ci sono più i titolari del debito (soprattutto grandi aziende scomparse in modo più o meno legale), aprire al conflitto di interessi e, da quel momento, essere ‘fiscali’ con chi, nonostante questo, si ostina a gabbare lo Stato".

“Fisco più giusto e meno vessatorio”

C'è anche un risvolto ‘occupazionale’ nella proposta del direttore di Artigianfidi Padova. "Sono convinto - specifica Di Stasio - che i milioni di dati che l'Agenzia delle Entrate ci fa inviare siano del tutto superflui e già l'intenzione del governo di abbandonare spesometro e diavolerie varie dimostra che c'è la convinzione che non servano. Per contro si potrebbe destinare a migliorare i rapporti Fisco-cittadino quella moltitudine di dipendenti pubblici sottoutilizzati in altre amministrazioni dello Stato che potrebbero molto più utilmente essere impiegati non nella repressione ma nell'accompagnamento verso un fisco meno esoso, più giusto, ma soprattutto meno vessatorio".

“Differenziare imprenditori in difficoltà da evasori”

E Di Stasio conclude con un altro dei suoi punti fermi, più volte espressi nel corso di questi anni: "Chi non paga le tasse non è necessariamente un evasore. È un evasore quello che non presenta nessuna dichiarazione dei redditi. È evasore chi crea conti nei paradisi fiscali. È invece un cittadino ed un imprenditore in difficoltà quello che pur presentando la documentazione non riesce a far fronte al pagamento. Ecco: a questo cittadino e a questo imprenditore lo Stato deve riconoscere la possibilità di pagare in tempi più lunghi. In altre parole: se ho l'intenzione di pagarti, aiutami a farlo senza strozzarmi. Che poi, nel caso dei piccoli imprenditori, significa far chiudere l'impresa e, con essa, mandare a spasso chi in quell'impresa ci lavora".

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