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Cronaca Riviere / Piazzetta Giovanni Palatucci

Il Questore: "Revoca del permesso di soggiorno umanitario per chi delinque"

Per i reati di furto, violenza e spaccio è prevista la revoca del documento e la sistemazione in un Centro di identificazione ed espulsione: sono già 15 i casi in città oltre a quello del tunisino arrestato due giorni fa e processato in direttissima ieri

Furto, violenza e spaccio: per i detentori del permesso di soggiorno per motivi umanitari rilasciato a seguito del decreto del Presidente del Consiglio dello scorso aprile, i reati comportano la revoca del documento e il rimpatrio.

IL CASO. E' successo proprio in questi giorni a Sani R., tunisino di 25 anni arrivato in Italia nel mese di aprile e arrestato tre volte nel giro di tre mesi, due per droga e uno per furto. Ma l'ultima volta, due giorni fa, non l'ha passata liscia, ed ora è in un Centro di identificazione ed espulsione pronto per far ritorno al suo paese. "La tempestività del provvedimento ha un valore esemplare - ha spiegato il Questore Luigi Mario Francesco Savina - il miglior deterrente è contrastare ogni impressione di impunità, proprio per questo ora è in vigore un'ordinanza in virtù della quale in presenza di reato, la Questura di Padova si attiverà immediatamente per revocare il permesso di soggiorno o inoltrare una richiesta qualora questo sia stato rilasciato in altre città". Nel caso del giovane tunisino, il documento con validità semestrale era stato ottenuto presso la Questura di Torino, che è stata immediatamente contattata.

IL COMMENTO. Sani R. non è l'unico in città ad aver pagato a caro prezzo i propri reati: "Sono già 15 i provvedimenti di revoca del permesso di soggiorno per motivi umanitari eseguiti o gestiti dalla Questura - spiega il Questore Savina - a carico di soggetti che al momento della loro entrata nel Paese avevano la fedina penale pulita, condizione necessaria per avere il documento". Si tratta dunque di persone che hanno iniziato a delinquere in Italia, pur avendo la possibilità di scegliere un'altra via, forse più difficile: "Questo tipo di permesso è l'unico che permette di essere assunti regolarmente in un posto di lavoro - continua savina - neppure il diritto di asilo lo prevede. Pur con tutte le difficoltà, queste persone potevano scegliere di costruirsi una vita nella legalità: la criminalità non era per loro una strada obbligata".

I CONTROLLI. Dopo l'ondata di ingressi degli scorsi mesi i servizi di controllo delle forze dell'ordine si sono adeguati ad un monitoraggio costante della situazione. La Questura di Padova ha rilasciato, lo scorso aprile circa 200 permessi di soggiorno per motivi umanitari, che si sommano a quanti sono arrivati a seguito della crisi in Libia. "Il piano di controlli straordinari al Portello sta già dando i suoi frutti - conclude Savina - primo fra i quali quello di aver riportato la presenza consistente delle uniformi in città, di per sè già un deterrente". Anche le varie strutture di accoglienza sono sottoposte a controlli quotidiani finalizzati al monitoraggio delle presenze. Ad oggi, tra la Casa a Colori, L'asilo notturno di via Torresino, la Ex Gabelli, la Valentini Terrani, il Villaggio S. Antonio, la Comunità di Betlemme e l'Ex Ospedale ai Colli, i profughi ospitati in città sono 150.

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