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Cronaca

Dipinto rubato di Rembrandt torna a casa, ma si scopre che non è suo

L'opera, raffigurante "San Luca evangelista", era stata trafugata nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1979 dal castello Cini di Monselice. Recuperata la tela, studi hanno attribuito la paternità al vedutista Pietro Bellotto

Fu trafugato assieme ad altre opere nella notte tra il 12 e il 13 dicembre 1979 dalle sale del castello Cini di Monselice, il prezioso dipinto che si pensava fosse di Rembrandt, raffigurante "San Luca evangelista", rimpatriato e recuperato dai carabinieri del Nucleo tutela patrimonio artistico di Venezia, coordinati dal sostituto procuratore di Padova, Federica Baccaglini.

ATTRIBUZIONE A REMBRANDT. Il dipinto, che riporta la firma dell'artista Rembrandt, aveva un'attribuzione incerta. Inizialmente infatti si era pensato che l'opera fosse da attribuire al pittore olandese. Studi compiuti dopo il furto hanno invece accertato la paternità al vedutista veneziano Bellotti.

IL FURTO. L'opera del XVII secolo era stata depredata 35 anni fa. La procura patavina aveva dato avvio ad un'indagine complessa connessa ad una commissione rogatoria internazionale in Francia, che ha permesso di riportare in Italia la tela rubata. Il dipinto, olio su tavola (86,5x68), all'epoca del furto apparteneva alla fondazione Giorgio Cini, dal 1981 diventò di proprietà della regione Veneto.

LE INDAGINI. Dopo trentacinque anni i militari del reparto speciale dell’Arma, con l’ausilio delle autorità di polizia francesi, sono riusciti ad individuare e localizzare l’opera,  tramite l’ausilio della banca dati dei Beni Culturali illecitamente sottratti, il più grande data base esistente al mondo dedicato a questa tipologia di oggetti, al quale attingono anche le forze di polizia degli altri paesi europei ed extraeuropei.

L'ODISSEA DELL'OPERA. Dopo il furto, il dipinto, immesso nel mercato clandestino delle opere d’arte rubate, dopo varie transazioni, era finito nelle mani di un privato collezionista francese ignaro della provenienza illecita, che l'aveva poi consegnato ad una nota casa d’aste parigina perché venisse messo in vendita. Solo a questo punto, i carabinieri hanno potuto rintracciare il dipinto e riscontrare la corrispondenza tra l’opera trafugata e quella all’asta, bloccandola e impedendo che venisse immessa sul mercato legale internazionale.

LA RESTITUZIONE. La raffigurazione pittorica di “San Luca Evangelista” appare abbastanza insolita soprattutto per la caratterizzazione del volto solcato da rughe, incassato tra le spalle con occhiali sul naso, avvolto in un pesante abito scuro, sembrerebbe quasi il ritratto del probabile committente del dipinto, forse di nome “Luca”. L’importante opera sarà restituita mercoledì alla fondazione Cini all’isola di San Giorgio di Venezia.

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