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Cronaca

Vende un Rolex ma viene pagato con i soldi di una truffata, la banca trattiene i soldi della vittima

Dopo due anni i giudici hanno dato ragione all'uomo, che si era visto bloccare i soldi della vendita dall'istituto di credito

Nel luglio 2021 un commercialista di Padova, collezionista di orologi di lusso, mette in vendita un Rolex al prezzo di 12.100 euro sul sito "Subito.it". Viene contatto da un uomo che decide di acquistare il Rolex pagando tramite bonifico. Lo stesso giorno, dopo aver visto sul proprio conto l’accredito della somma pattuita proveniente dal conto della signora che porta lo stesso cognome dell'uomo, con la causale “acquisto Rolex”, il commercialista padovano consegna l’orologio all'uomo. Da allora inizia un’epopea giudiziaria durata ben due anni e risoltasi solo mercoledì con la sentenza del giudice Cantelli di Padova.

I fatti

Infatti, il commercialista, poche ore dopo aver ricevuto l’accredito di 12.100 euro ed aver consegnato l’orologio, riceve un sms dalla propria banca che gli comunica il blocco del proprio conto corrente. Invano, per giorni, prova a contattare il servizio clienti senza avere alcuna spiegazione in merito. Decide, quindi, sconsolato, di rivolgersi a Vincenzo Cusumano, legale esperto in diritto bancario, il quale riesce ad ottenere in 24 ore dal Giudice Stocco del Tribunale di Padova un decreto di sblocco immediato del conto. La banca adempie all’ordine del giudice e sblocca immediatamente il conto, ma sposta i 12.100 euro derivanti dalla vendita del Rolex dal saldo disponibile al saldo contabile, di fatto rendendo indisponibile tale somma al commercialista. Solo a distanza di alcuni mesi la banca, convocata in mediazione da Cusumano, rivela che il blocco del conto prima e l’indisponibilità della somma bonificata poi, sono dovute al fatto che la signora, cittadina di Sesto San Giovanni, ha disconosciuto il bonifico effettuato, essendo stata vittima di una articolata truffa informatica operata mediante due modalità utilizzate congiuntamente: il cosiddetto "smishing", in cui gli utenti vengono invitati tramite un sms a cliccare su un link malevolo con lo scopo di tentare di acquisire dati personali, codici segreti autorizzativi e/o credenziali di accesso ad uno strumento di pagamento e il “vishing”, cioè una truffa telefonica in cui i truffatori cercano di indurre la vittima a divulgare informazioni personali, finanziarie o di sicurezza o a trasferire loro del denaro.

Il conto

Dal conto della signora, vittima di smishig e vishing, sarebbe quindi partito un bonifico di 12.100 euro diretto al conto corrente del commercialista padovano, il quale, visto l’accredito, ha consegnato il Rolex nelle mani del truffatore. Una truffa triangolare quindi: da un lato il truffatore si faceva consegnare un rolex e dall’altro lo pagava con il conto di una ignara signora lombarda. La banca del commercialista, essendo lo stesso della truffata signora, decideva di risarcire la stessa rendendo invece indisponibile la somma al commercialista padovano e rivolgendosi alla Procura di Padova per ottenere un sequestro dei 12.100 euro. Pur non ottenendo dal pm incaricato, Roberto D’Angelo, alcun provvedimento di sequestro, la banca decideva unilateralmente di non restituire i soldi al commercialista padovano. Cusumano ha quindi dovuto adire nuovamente l’autorità giudiziaria per ottenere lo sblocco della somma “sequestrata” dalla Banca.

La sentenza

Ieri il Giudice Cantelli ha condannato la banca al pagamento immediato della somma di 12.100 euro in favore del commercialista padovano, oltre che al pagamento degli interessi di oltre due anni affermando che la banca è stata inadempiente e ha tenuto una condotta contraria ai doveri di diligenza del buon intermediario. «Una decisione che punisce l’arroganza della banca che unilateralmente e senza alcun provvedimento dell’autorità giudiziaria si è arrogata il diritto di porre sotto sequestro per due anni il denaro di un cittadino - afferma l’avvocato Vincenzo Cusumano - e sono felice che il mio cliente abbia riavuto la disponibilità del proprio denaro e che sia la banca a dover sopportare la perdita. D’altra parte, se i sistemi di sicurezza della banca fossero stati adeguati, la signora non avrebbe subito la truffa»

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