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Economia

Mercato dell’auto in crisi ma si tocca al rialzo l’Ipt

L’Ascom Confcommercio di Padova chiede di non applicare la maggiorazione alle aliquote

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di PadovaOggi

Il mercato dell’auto ha registrato anche per il mese di luglio un picco in negativo per le vendite, con un 21,39 per cento di immatricolazioni in meno rispetto al luglio dell’anno scorso.

Di fronte a un dato così pesante, e in un momento veramente difficile per l’intera nazione, stride la decisione di incrementare l’IPT, l’imposta provinciale di trascrizione da pagare su immatricolazioni e passaggi di proprietà, che grava sugli autoveicoli immatricolati in Italia e che, come recita l’art. 56 del D.M. 435 del 27 novembre 1988 può subire aumenti fino al 30% nelle province in cui il veicolo viene immatricolato.

“Succede che – afferma Federico Barbierato, direttore generale dell’Ascom Confcommercio di Padova – fino a settembre l’IPT andava dai 150 ai 196 euro, a seconda della cilindrata del mezzo considerato – mentre da settembre nulla cambia per i modelli fino ai 53 Kw, ma per le cilindrate superiori la cifra di aumento di 3,51 per Kw può venire aumentata dalle amministrazioni provinciali dal 10 fino al 30%“.

La richiesta rivolta quindi alla provincia è quella di non procedere all’aumento percentuale per fornire un segnale positivo nei confronti di un settore pesantemente segnato dalla crisi, sul quale si sono però recentemente riversati  tutti gli aumenti possibili, dal superbollo agli aumenti delle RCA auto ai pedaggi autostradali agli infiniti ritocchi al prezzo del carburante. “Almeno manteniamo inalterata l’Imposta di trascrizione – aveva chiesto nei giorni scorsi Giorgio Sina, presidente del neo costituito comitato regionale auto e moto di Confcommercio –: sarebbe un piccolo segnale per venire incontro a un consumatore finale stremato e alle aziende dell’auto che non sanno più come risollevare le sorti delle loro imprese”. “Una dichiarazione – conclude Barbierato, che sottoscriviamo in pieno nella convinzione che la leva fiscale, usata in modo indiscriminato, stia causando più di un danno all’economia nazionale e locale”.

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