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Economia

Life Brenta 2030, in via di completamento i lavori di ripristino ecosistemico del fiume

Sono in fase di ultimazione i lavori di ripristino ecologico previsti nell’ambito del progetto europeo Life Brenta 2030 che a partire da questa estate hanno visto la realizzazione e la riqualificazione di habitat preziosi e tipici del medio corso di un fiume come il Brenta, resi rari e precari a causa della pressione antropica

Life Brenta 2030 si sta impegnando attivamente nella cura del fiume attraverso una serie di azioni: dalla ridefinizione delle sponde dei fiumi e dei bacini idrici al ripristino degli ecosistemi a rischio, come le preziose zone umide, fino alla piantumazione di nuove specie arboree per arricchire i prati già esistenti e alla creazione di nuovi boschi e spazi verdi. Questo impegno include anche la realizzazione di percorsi pedonali e ciclabili, insieme alla corretta segnaletica per favorire la fruizione di queste aree. Gli interventi di conservazione sono stati effettuati in quattro siti all’interno dell'areale del Medio Brenta (che si estende da Bassano del Grappa a Padova) tra cui il lago di Camazzole a Carmignano di Brenta, un’area strategica a livello regionale per i prelievi idropotabili.

Conclusa la fase di preparazione dei siti e movimentazione terra, si sta attualmente completando la messa a dimora delle piantine a Nove, Tezze e Cartigliano. La piantumazione a Carmignano di Brenta, nelle zone esposte alle variazioni del livello del lago, sarà pianificata in base alle condizioni climatiche. «Il progetto LIFE Brenta 2030, grazie all’importante finanziamento della comunità europea e all’impegno dei numerosi partner di progetto, rappresenta un valido esempio di come ci si può prendere cura di un’area di elevatissimo pregio ambientale che è parte della rete Natura 2000 - spiega il professor Tommaso Sitzia del Dipartimento TESAF dell'Università degli Studi di Padova - Il prezioso sforzo integrato messo in campo dal progetto ha permesso di porre le basi per un concreto miglioramento della gestione dell’area protetta “Grave e zone umide della Brenta”, riqualificando quasi 20 ettari di habitat di interesse comunitario e di specie mediante il rimodellamento di alcune aree e la piantumazione di molte specie erbacee e legnose di pregio». «Le molteplici azioni di progetto hanno permesso la riqualificazione di quasi 20 ettari di habitat di interesse comunitario e di specie - Questo è stato possibile tramite l'eliminazione dei rovi e la realizzazione di diversi chilometri di siepi, utilizzando specie autoctone come salici, frassini, cornioli e specie erbacee caratteristiche degli habitat locali. In aggiunta, sono stati eseguiti interventi su 7 ettari per il controllo delle specie esotiche, tra cui il bambù, la robinia e l’acero americano».

Il progetto LIFE Brenta 2030, iniziato nel 2019 e in conclusione a settembre 2024, gode di un budget di 2,6 milioni di euro (di cui il 60% finanziato dal programma LIFE dell’Unione Europea) e prevede la messa a dimora di 45.000 piante erbacee e oltre 9.500 piante forestali (arboree e arbustive) nei siti di intervento. L’obiettivo del progetto è quello di creare le condizioni per favorire la conservazione e lo sviluppo di habitat seminaturali nell’ambiente rivierasco del Medio Brenta, garantirne la permanenza anche oltre la scadenza del finanziamento che ha permesso di realizzarli; parallelamente si mira al miglioramento e a un’integrazione della governance di acqua e della biodiversità attraverso il dialogo con i portatori di interesse, per riuscire a rispondere alle tante esigenze di un territorio ricco di risorse che lamentano però una gestione troppo settoriale e, in alcuni casi, conflittuale.

«È una dimostrazione - aggiunge Luca Pierobon, Presidente del Consiglio di Bacino Brenta per l’Idrico - di come la nostra consolidata missione di dare da bere ai cittadini acqua buona si fondi sulla tutela della risorsa idrica in un approccio innovativo che investe in tutela della biodiversità e dei cicli naturali: abbiamo imparato che sono i motori della rinnovabilità della risorsa e una garanzia del mantenimento qualitativo della nostra preziosa Acqua. Sappiamo che il fiume Brenta, in questa zona è l’attore principale della ricarica della falda per questo ci impegniamo anche attraverso progetti europei a conservarlo e migliorarne la qualità ambientale».

Nel progetto sono coinvolti i partner Etra in qualità di coordinatore, l’Università di Padova, il Consiglio di Bacino Brenta, Etifor (spin-off dell’Università di Padova), AVISP (ex Veneto Agricoltura), il Comune di Carmignano di Brenta e Veneto Acque. «Etra, che in questo territorio gestisce sia il servizio idrico che quello dei rifiuti, - sottolinea il Presidente del Consiglio di Etra, Flavio Frasson – ha ben chiaro che la tutela delle risorse idriche passa anche dalla difesa di un ecosistema in salute. Lo testimoniano il suo ruolo di capofila del progetto LIFE Brenta 2030, ma anche l’assunzione della concessione delle aree del Lago di Camazzole vicine ai pozzi e la capacità di aver colto l’opportunità del progetto per integrare elementi innovativi nelle proprie attività istituzionali come la gestione del rischio, la gestione dei rifiuti e l’educazione ambientale. Naturalmente se un progetto complesso come il LIFE Brenta 2030 ha potuto raggiungere risultati importanti è stato grazie al lavoro di gruppo del suo partenariato e dei tanti soggetti con cui ha collaborato dal 2019, a partire dai 15 Comuni che stanno sulle rive del fiume fra Bassano del Grappa e Vigodarzere e che hanno sempre contribuito al lavoro in maniera costruttiva».

«La realizzazione degli interventi è solo la punta dell’iceberg di un lavoro durato anni, durante il quale i partner di progetto hanno coinvolto i Comuni, i concessionari e le associazioni di volontari, hanno reperito i fondi e hanno trovato una soluzione ai vincoli e alle prescrizioni emerse durante l’iter di approvazione - continua il Sindaco di Cartigliano, Germano Racchella -. Si tratta di un territorio delicato, fragile e complesso, dove si concentrano i temi della protezione dalle piene, della disponibilità di acqua irrigua, della necessità di tutelare una fonte di acqua potabile che copre le esigenze di quasi un milione di cittadini veneti distribuiti su quattro Province. Ma bisogna ricordare che questa è anche un’area naturalistica protetta in cui sono presenti attività agricole e attorno alla quale si sono sviluppati in gran numero gli insediamenti produttivi e che garantire l’equilibrio tra tutte le esigenze è per noi una priorità».

«Il recente obiettivo del Parlamento Europeo di ripristinare il 30% degli habitat protetti entro il 2030 è un passo significativo verso la tutela della biodiversità -conclude Alessandro Leonardi,- Amministratore Delegato di ETIFOR | Valuing Nature –. Come azienda che dal 2019 ha seguito e supportato gli enti locali nella realizzazione di questi interventi ci auguriamo che un contesto normativo semplificato possa facilitare e accelerare le prossime iniziative, così importanti per il futuro del nostro ecosistema».

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