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In ricordo di Amini e delle lotte delle donne iraniane, un albero col suo nome nel Bosco della Pace

Un Ginko biloba per Jina Mahsa Amini la giovane kurda uccisa a Teheran nel 2022. La sua tragica vicenda ha dato vita al movimento "Donne, vita e libertà", represso violentemente dal regime iraniano

In occasione dello scorso 8 marzo l'amministrazione comunale di Padova ha deciso di compiere un gesto fortemente simbolico che manifesta grande vicinanza e sostegno alle donne curde d'Iran che da più di un anno hanno messo in atto una protesta contro la condizione femminile nel paese, che ha visto in prima fila prima di tutte, le ragazze curde. Nel Bosco della Pace in via Armistizio (di fronte a Villa Giusti) si è svolta la cerimonia di messa a dimora di un Ginkgo biloba in memoria di Jina Mahsa Amini, giovane kurda iraniana morta a Teheran nel 2022, divenuta simbolo della repressione della libertà delle donne sotto la Repubblica islamica dell'Iran. L'iniziativa è stata promossa dal Comune di Padova e da UDIK Unione Donne Italiane e Kurde Odv. Hanno partecipato, ricordando brevemente la figura di Jina Mahsa Amini e la violenza subita da tutte le donne non solo curde in Iran, l’assessora alla pace e ai diritti umani Francesca Benciolini, l’assessora al sociale Margherita Colonnello,  la Presidente dell’Unione Donne Italiane e Kurde Gulala Salih,  la presidente dell’ANPI Padova Floriana Rizzetto e la prorettrice dell’Università di Padova, Monica Salvadori.

Il 13 settembre 2022, mentre si recava con i genitori a Teheran, Mahsa è stata fermata a un posto di blocco dalla polizia, all’ingresso dell’autostrada Haqqani dalle “Guidance Patrol“, perché non indossava l’hijab, uno dei veli islamici, in maniera conforme ai dettami della legge coranica, la Shari’a, lasciando intravedere una ciocca di capelli.  Secondo alcuni testimoni presenti al momento dell’accaduto, dopo il fermo la ragazza avrebbe ricevuto una serie di percosse per le quali è stata trasportata in ospedale, dove sarebbe arrivata in stato di morte cerebrale. Il decesso è avvenuto il 16 settembre, quando la ragazza si trovava nell’unità di terapia intensiva dell’ospedale di Kasra, dopo due giorni di coma. Un fatto che ha scatenato le proteste non solo di donne, ma che hanno unito soprattutto le nuove generazioni. A fronte di tanta mobilitazione è nato il movimento “Donna, vita e libertà”, uno slogan che ha superato i confini iraniani e ha dato vita a manifestazioni in tutta Europa. Per quanto riguarda invece la risposta del governo di Teheran alle manifestazioni è stata repressiva, con arresti, detenzioni ed esecuzioni.

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