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Registrazione figli coppie gay, la grillina Baldin sta con il sindaco Giordani

Dopo il caso Padova, dove il Comune registra regolarmente i figli di due mamme, i prefetti hanno iniziato a bacchettare i sindaci

Prima le donne e i bambini. «Non possono andarci di mezzo loro, ed essere discriminati rispetto agli altri»: Erika Baldin, capogruppo del MoVimento 5 Stelle al Consiglio regionale, si schiera dalla parte dei sindaci progressisti che, nei loro Comuni, hanno consentito la trascrizione nei registri anagrafici dei figli delle coppie omogenitoriali. Provvedimento stoppato dalla recente sentenza della Cassazione, fatta applicare da una circolare delle Prefetture di Venezia e Padova, rivolta appunto ai primi cittadini: «Supporto l’azione di Marco Dori a Mira e di Sergio Giordani nel capoluogo antoniano -esordisce la consigliera- perché hanno cercato di sopperire all’enorme vuoto normativo attraverso un’azione di buon senso, che nulla toglie alle altre persone ma attribuisce finalmente dignità a chi non deve portare sopra di sé la colpa di essere nato».

Maternità surrogata

Baldin ribadisce che «non si tratta affatto di legalizzare la pratica della maternità surrogata, la quale dev’essere oggetto di freno da parte di una disciplina europea e internazionale uniforme. Anche perché spesso sfrutta donne che vi si assoggettano in quanto spinte dalle proprie condizioni economiche precarie». Ma poiché l’ordinamento non consente alle coppie gay e ai single l’adozione limpida, «che sarebbe la strada maestra in una società avanzata -continua la coordinatrice metropolitana del M5S- non vi è altra via che riconoscere alle figlie e ai figli delle coppie omogenitoriali, i quali già sono nati ed esistono, gli stessi diritti familiari delle altre bambine e bambini con cui ogni giorno giocano, studiano, diventano amici».

Casapound

Nonostante pochi giorni fa a Treviso siano comparsi vergognosi manifesti di Casapound, che attaccavano il presidente della Giunta regionale Luca Zaia per l'apertura del centro di transizione sessuale a Padova, anche nel centrodestra non mancano i segnali di avvicinamento alla realtà contemporanea: «Trovo incoraggianti alcune dichiarazioni del presidente Zaia -conclude Erika Baldin- quando sostiene appunto che va distinto il diritto d’iscrizione all’anagrafe dalla rivendicazione del cosiddetto utero in affitto. Per questo mi aspetto e chiedo che intervenga anche nei confronti del governo, al fine di ottenere una disciplina liberale della materia, che colmi il vuoto normativo e la funzione supplente della magistratura. Così come la conseguente decisione del sindaco leghista di Treviso, Mario Conte, di registrare all’anagrafe i figli “arcobaleno” senza che ciò sia scandaloso. A Chioggia, peraltro, un istituto superiore ha appena approvato il protocollo per le carriere alias delle studentesse e degli studenti, cogliendo il plauso dell’amministrazione locale. I tempi sono maturi, quindi, affinché l’intero spettro politico si confronti con questi argomenti senza retaggi medievali, consentendo ciò che non lede le libertà altrui, né i diritti acquisiti da ciascuna e ciascuno».

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