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Soranzo (FdI): «No al fotovoltaico a terra, non possiamo distruggere terreno fertile»

Si è parlato negli ultimi giorni di fonti energetiche in relazione al caro bollette ed è stata avanzata la proposta del fotovoltaico a terra. Soranzo non è d'accordo

«Purtroppo l’Italia non può vantare un’indipendenza sul fronte dell’approvvigionamento energetico: ce ne rendiamo ancor di più conto in questo momento storico così complesso, caratterizzato da un caro-bollette senza precedenti e dalle incertezze per il futuro legate all’invasione russa in Ucraina. Ma la necessità di una maggior diversificazione delle fonti ed una transizione ecologica sbilanciata verso le rinnovabili non possono giustificare la distruzione del nostro territorio e della sua vocazione agricola». Lo sostiene Enoch Soranzo, consigliere regionale di Fratelli d'Italia.

Il commento

Si è parlato negli ultimi giorni di fonti energetiche ed è stata avanzata la proposta del fotovoltaico a terra. Soranzo non è d'accordo. «Non possiamo tollerare che ampie superfici di terreno fertile e coltivabile vengano destinate all’installazione di campi fotovoltaici, ancor più finché i tetti delle nostre case e delle nostre fabbriche non saranno sfruttati appieno per questo scopo - dice - Privare l’agricoltura di superfici coltivabili significa ridurre la capacità di produrre cibo in nome di una fonte di energia elettrica limitata ad alcune ore al giorno e, maggiormente, ad alcuni periodi dell’anno: sarebbe una scelta insostenibile e controproducente. Serve dotare il nostro Paese di ulteriori e più stringenti norme a protezione del nostro patrimonio ambientale e agricolo, salvaguardandolo da deturpazioni promosse in nome di un contemporaneo ecologismo che non tiene conto della fragilità degli equilibri tra uomo e natura. Servirà inoltre che il governo metta in campo ogni strumento utile a guidare l’Italia verso una maggior indipendenza energetica, per scollegare l’accesso alle fonti e l’approvvigionamento dalle speculazioni internazionali, e questo anche superando alcuni dei tanti e troppi no espressi in passato dalla politica e dai cittadini: ne va della nostra capacità di Nazione di produrre e competere nel mondo».

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