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Elezioni 2022, la sfida Giordani-Peghin rischia di essere un'amichevole

Nessuno dei due ha ancora sciolto le riserve. Sono amici, molto simili e arrivano dallo stesso mondo. Un duello che potrebbe essere un poco appassionante gioco allo specchio, col pericolo di tagliare fuori una fetta di elettorato leghista

C'è chi li ha già ribattezzati Achille e Patroclo. Il probabile duello tra Sergio Giordani e Francesco Peghin per fare il sindaco fino al 2027, rischia di diventare appena un'amichevole estiva. In questi giorni la candidatura dell'ex presidente di Confindustria e del Musme, campione del mondo di vela e imprenditore di successo, è stata lanciata da Lega e Forza Italia, che a microfoni spenti hanno deciso di tirare fuori il nome del proprio cavallo di razza da opporre tra 8 mesi a Sergio Giordani. L'ordine arrivatogli è di non confermare e non smentire, perché l'ufficialità arriverà solo a novembre dopo il Congresso del Carroccio. Il diretto interessato infatti si è trincerato dietro una neanche troppo velata riserva: «Sono onorato dell'offerta, ma devo ancora pensarci qualche settimana», ma nel frattempo la base del centrodestra mormora. E quella del centrosinistra pure. Giordani invece allarga solo le braccia, anche perché ufficialmente neanche lui ha sciolto la riserva sulla sua ricandidatura.

L'amicizia

Giordani e Peghin sono amici. Questo il punto di partenza che rischia di far diventare piatta l'eventuale sfida e più facili le strette di mano che i colpi bassi. Provengono dallo stesso mondo e non sono neanche troppo lontani politicamente. Nonostante il primo sieda da 4 anni affianco ai rappresentanti di Rifondazione Comunista e l'altro, in caso di eventuale vittoria, sarà costretto ad aprire le porte a leghisti e meloniani. Tra giunta e staff del sindaco lo conoscono bene in molti, tanto da chiamarlo confidenzialmente "Chicco". Il centrodestra cercava un civico, qualcuno che somigliasse a Giordani, ed ha finito per pescare qualcuno che potrebbe tranquillamente governarci a braccetto. Qualcuno che nel 2017 probabilmente lo ha votato, quando l'avversario si chiamava Massimo Bitonci. Lo stesso Bitonci che oggi fa il suo nome e resta protagonista della partita, ma da dietro le quinte. E' stato il parlamentare leghista ed ex sindaco infatti a portarlo nell'ufficio romano di Matteo Salvini. Ed è lui che sta spingendo per sponsorizzarlo affinché si cominci a parlare di lui. Se lo stia facendo per stanare Giordani o per iniziare la battaglia da lontano, per ora lo sanno in pochi.

La Lega

Nonostante la facciata, il partito a Padova è spaccato da un pezzo. Le macerie dopo la caduta dell'amministrazione Bitonci le hanno raccolte soprattutto i leghisti rimasti in città a difendere il fortino. La cosiddetta base che però oggi non è più solida come 5 anni fa e che fa spallucce davanti al nome di Peghin. Ci sono i fedelissimi dell'ex sindaco, ma anche i delusi. Ci sono le new entry, come Eleonora Mosco, che con la sua scalata (le va comunque riconosciuto un impegno h24) ha provocato molti musi lunghi all'interno di un pezzo del partito. Poi ci sono i “big”, come Roberto Marcato, che ambiva ad essere lui il candidato o Andrea Ostellari, che continua con il basso profilo, ma senza uscire affatto dalla partita. Il primo ormai boccia qualsiasi operazione sia targata Bitonci, mentre il secondo resta neutrale in attesa che si alzi la posta. E poi, a proposito di amichevole, c'è Luca Zaia. Il presidentissimo che con Giordani nel frattempo ha stretto un ottimo legame, che potrebbe far comodo ad entrambi anche in chiave elettorale. Zaia e Bitonci non si amano. Zaia e Salvini nemmeno.

Il centrosinistra

Davanti al nome di Peghin per ora sonnecchia. Ad alcuni fa paura e preoccupa, mentre ad altri rasserena. Intanto però non c'è più Arturo Lorenzoni e il suo 23%. E nonostante una parte di quell'elettorato sia scalato a cascata su Giordani, c'è chi sta cercando un altro candidato sindaco da opporgli. Lo sta facendo Marco Carrai, che aveva spinto Lorenzoni. E lo stanno facendo anche i centristi. Tutti pronti a riavvicinarsi a Giordani in caso di ballottaggio, ma con le dovute distanze ai blocchi di partenza, rischiando però di fare il gioco del centrodestra. Sempre che non sia veramente un'amichevole organizzata a tavolino dai tanti Omero impegnati a decidere il futuro della città.

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