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"Fuori dal Coro" a Padova per screditare una Ong, ma sbaglia indirizzo

Nella trasmissione di Mario Giordano duro attacco a chi opera in aiuto delle popolazioni palestinesi in West Bank e a Gaza: «Finanziano Hamas». Tra queste presa di mira anche Acs di Padova con argomentazioni facilmente confutabili e la visita dell'inviato della trasmissione in quella che non è più la sede dell'associazione

"Fuori dal coro" fa parte di quel genere televisivo in cui si mescola l'attualità e lo spettacolo, per lo più alimentando paure e fobie che possono sembrare fattuali agli occhi di un telespettatore poco attento. In un'epoca in cui l'opinione ha sovrastato la ragione, ci si dimentica che anche il parere necessita prima di un fatto accertato, viceversa non può funzionare. Anzi, non dovrebbe, funzionare. Così in settimana, sull'onda emotiva di quanto sta accadendo tra Israele e Hamas, la trasmissione di Mario Giordano è tornata a cavalcare uno dei suoi cavalli di battaglia, denigrare l'operato delle Ong. Per farlo ha preso di mira anche l'Acs di Padova, con tanto di visita alla sede da parte dell'inviato del programma, Tommaso Mattei, che appare tra una immagine del conflitto e un'altra, dove il suono che accompagna il tutto crea un'artificiale continuità che da quasi la sensazione che sia anche lui sul confine della Striscia di Gaza e non sulla  A4, in direzione città del Santo.

L'inviato, seguendo il navigatore arriva dove è indicata la vecchia sede, suona, non trova niente. Sconcertato non si capacita che dietro quella porta non ci sia nessuno. «La nostra ONG - spiega Auretta Pini - nasce negli anni 80 dalla costellazione sociale dei sindacati, in particolare con una raccolta fondi per il Mozambico. Negli ultimi anni ha preso parte al tavolo di lavoro Pace e Diritti Umani del Comune di Padova e offre la sua esperienza e sensibilità alla cittadinanza tramite varie attività culturali tra cui il Nazra: Palestine short film festival, e sta traslocando proprio in queste settimane dalla vecchia sede di via Cornaro alla nuova sede in via V. Pinelli». Insomma, Mattei ha semplicemente sbagliato indirizzo ma tant'è. Che la nuova sede si trovi in un'altra via, interessa poco. Quello che è necessario invece, è dimostrare che le Ong hanno preso un sacco di soldi con finanziamenti pubblici e con quelli avrebbero finanziato Hamas. E trovare una sede "abbandonata" alimenta dubbi e sospetti, è inevitabile. Quella immagine alla "prendi i soldi e scappa". 

«L'attacco alle organizzazioni umanitarie restituisce il senso di quanto sia complessa la situazione nella Striscia di Gaza, e manipolabile da parte dei media che non hanno interesse a documentare e approfondire la realtà delle cose», dichiara Meri Calvelli, cooperante e rappresentante Palestina dell'Ong Acs da oltre 10 anni, risponde a quello che definisce «fuorviante, errato e fazioso servizio andato in onda su Rai4 nel programma “Fuori dal Coro” di Mario Giordano. Nel servizio televisivo realizzato dal giornalista Tommaso Mattei si insinua che l'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, che fa capo al Ministero degli Esteri, nel finanziare programmi di cooperazione allo sviluppo, avrebbe "regalato", tra il 2015 e il 2021, 23 milioni di euro a organizzazioni che hanno legami con il Fronte Popolare per la Liberazione, associazione ritenuta terroristica da Israele, Unione Europea, Stati Uniti e Canada. Tra le associazioni prese di mira ci sarebbe anche Acs, associazione di cooperazione e solidarietà che tra il 2018 e il 2020 ha ricevuto 841 mila euro per il progetto Green Hopes Gaza che, tra i molti e vari partner, aveva anche l'Unione Comitati dei lavoratori agricoli (Uawk), considerata vicina al Fronte Popolare».

«L'intero progetto Green Hopes Gaza era incentrato sulla "rigenerazione" e la bonifica di una discarica», spiega secco il presidente di Acs, Nicola Manno. «Grazie al finanziamento del Ministero affari Esteri e Cooperazione, Acs è riuscita a trasformare l'area degradata in un parco giochi con skatepark e al centro una grande struttura, coinvolgendo già in fase di progettazione donne e bambini, cioè la gran parte della popolazione in Gaza, nonché la più fragile e trascurata dal governo locale di Hamas. A supportare e cofinanziare il progetto ci sono stati migliaia di cittadini e molte associazioni italiane e padovane e i risultati sono tangibili, spazzati forse via dalle bombe degli ultimi giorni, ma documentabili in video (https://www.youtube.com/watch?v=lNPX03gXlsc), foto e nelle testimonianze dei molti rappresentanti istituzionali che hanno fatto visita al luogo». Prosegue Manno: «All' UAWC sono stati destinati circa 45.000 euro per pagare agronomi, personale tecnico e le spese per la costruzione di orti comunitari destinati per lo più a madri e vedove. Anche le piantumazioni sono tutte documentabili, come pure il lavoro con le donne». Infine un'ultima stoccata al programma di Mario Giordano: «Preoccupa una tale arroganza pronta a demolire i diritti sociali e il diritto internazionale senza alcun dato oggettivo».

Ci sono tanti volontari, studenti universitari, che sono stati in questi anni in quei luoghi sia per osservare che per contribuire a rendere sempre più vive queste iniziative. Dare a dei ragazzini che non hanno un luogo dove stare insieme, uno spazio per giocare, per andare sugli skate, per fare attività con i loro coetanei, è una necessità in un posto come Gaza. Sono le Ong nei luoghi di guerra quelle che si prendono carico delle situazioni più complicate. Che provvedono ai bisogni sanitari, sociali, a sostenere l'istruzione soprattutto dei minori. Così per dare un'alternativa a chi è nato sotto restrizioni e violenze, che ha visto e vissuto solo quello. «Siamo convinti che il nostro modo di fare cooperazione permetta la concreta realizzazione di alternative alla guerra, di speranze, contrastando l'occupazione israeliana che si protrae da anni, con la forza della socialità, dell'arte e della fantasia”, evidenzia Calvelli. “Eppure simili progetti, e anche quelli di aiuto umanitario sono drasticamente calati, lasciando spazio alla disperazione. Poter allontanare i giovani dalla spirale di odio e fanatismo religioso è fondamentale per togliere terreno a estremismi e guerre. Altro che soldi al terrorismo, i contributi ministeriali vanno nella direzione di costruire la pace. La priorità ora è aiutare le migliaia di persone che sono sotto le bombe, senza acqua e senza cibo». Una risposta, quella di Acs, che mette in evidenza un elemento, la difficoltà con cui si lavora per costruire un ponte tra i popoli, per accrescere una cultura di pace e di convivenza, non di guerra. Le Ong, al netto delle polemiche strumentali e faziose, fanno questo. Ed è il motivo per cui ricevono finanziamenti, perché fanno il lavoro che altrimenti nessuno farebbe, in luoghi remoti e difficili. Cercano, con il loro lavoro, di non far degenerare ancora di più situazioni già al limite. Per alimentare l'odio, fomentare pregiudizi e un superficiale disgusto per ciò che viene preso di mira, e quindi il giustificare le bombe su chi, a seconda dei gusti, se le merita di più, ci si mette invece un attimo. Dieci minuti "Fuori dal Coro". 

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