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Affitti brevi, Bertin invita a copiare il modello-Firenze: «Deve essere il Comune ad autorizzarli»

Aggiunge il presidente di Ascom Confcommercio Padova: «La città, per essere viva, ha bisogno dei residenti e questi hanno bisogno dei negozi, delle botteghe degli artigiani, delle mille attività che danno vita ad un agglomerato urbano: Padova, inoltre, non può trattare i suoi 40mila studenti fuori sede, come fossero un “fastidio”»

«L’idea è maturata a Firenze ma andrebbe benissimo anche per Padova: d’altra parte non è possibile vedere gli universitari che dormono in tenda per rivendicare il loro diritto ad un alloggio che sia tale»: il presidente dell’Ascom Confcommercio, Patrizio Bertin, è da tempo che insiste sulla necessità che la città non si trasformi, causa il proliferare di affitti brevi (per intenderci, tipo Airbnb), in un luogo senz’anima.

La proposta

«L’ho detto non più tardi di una decina di giorni fa - sottolinea - che vedo con favore l’iniziativa di New York che limita di molto la trasformazione degli alloggi in affitti brevi. Una proposta, quella della Grande Mela, decisamente più restrittiva del progetto avanzato dalla ministra Santanchè che Confcommercio e Federalberghi hanno subito definito “troppo blanda” e che dunque merita di essere emendata. Ma torniamo a Firenze, perché lì l’idea del Comune è piuttosto semplice: si possono trasformare in alloggi per affitti brevi solo quelli dell’area Unesco del centro storico autorizzati dal Comune stesso. In questo modo la “stretta” consente di liberare alloggi per affitti lunghi, ovvero alloggi che possono essere a disposizione di famiglie e studenti». Una questione che ha anche riflessi sui costi delle locazioni ordinarie che, ovviamente, in questi anni, hanno subito un aumento. «Certo - continua Bertin - non mi nascondo che gli affitti brevi sono anche una risposta all’”incertezza del diritto” che riguarda gli affitti lunghi dove, troppo spesso, è difficile rientrare in possesso del proprio appartamento se sorgono problemi con l’inquilino, per cui qualcosa andrebbe fatto anche in questo senso. Che però la proliferazione degli affitti brevi stia modificando il centro storico anche di Padova, città peraltro con due siti Unesco, è un problema che va affrontato. Non vi è dubbio che la proposta fiorentina affidi al Comune un compito di regolazione che sarebbe positivo. La città, per essere viva, ha bisogno dei residenti e questi hanno bisogno dei negozi, delle botteghe degli artigiani, delle mille attività che danno vita ad un agglomerato urbano. Padova poi, non può trattare i suoi 40mila studenti fuori sede, come fossero un “fastidio”. Padova ha bisogno degli studenti dell’assenza dei quali le nostre attività, ma anche i singoli cittadini, si sono resi drammaticamente conto durante i mesi lunghi e bui della pandemia. Se poi il Comune potesse liberare dall’Imu per almeno un triennio chi passerà dal breve al lungo, sarebbe un modo per dimostrare che non ci sono obiettivi punitivi ma semplicemente di regolazione di un fenomeno che rischia di trasformare le città ad alto valore turistico (e Padova grazie ad Urbs Picta per fortuna lo sta diventando) in tante “Disneyland” senza identità».

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