Crisi dell'agroalimentare: «E' solo l'inizio. La risposta non può essere la deregulation»
L’associazione "Zero Residui" diretta dai padovani Passi e Donadello, insieme a Legambiente propone l'alternativa fatta di sostenibilità e sicurezza alimentare
Recentemente è stata diffusa la ricerca dell’ Osservatorio di mercato CSO sul calo delle vendite dell'ortofrutta (-11% nei volumi e - 4% in valore) che ha avuto ampia risonanza e provocato grande preoccupazione negli addetti. Purtroppo, sostiene Legambiente, lo studio fotografa solo parzialmente una tendenza negativa che in realtà è molto più grave e che si manifesterà pienamente nei prossimi mesi. «La ricerca, infatti - dichiara Lucio Passi, presidente dell'associazione Zero Residui e tra i responsabili della campagna nazionale Legambiente per l’agricoltura Italiana di qualità - ha focalizzato il primo semestre del 2022 non tenendo conto di diversi fattori».
Produzioni e costi del 2021
«Oltre il 60% dell’ortofrutta in distribuzione in quel semestre - sottolinea Guglielmo Donadello Vice Presidente di Zero Residui - è stato prodotto con costi di produzione precedenti all'aumento della fine del 2021 e ovviamente di quelli successivi causati dalla guerra, dalla conseguente crisi energetica e dalla siccità. Nel primo semestre 2022 la Grande distribuzione organizzata - Gdo - forte dei contratti sottoscritti con i produttori alla fine dell'anno scorso, è riuscita a scaricare gli aumenti dei prezzi su questi, grossisti e aziende di servizio, riuscendo così a limitare gli aumenti per i consumatori finali. Tra poco avremo il vero impatto sui prezzi al dettaglio: un aumento generalizzato di oltre il 30% accompagnato da un'inflazione sempre più alta. Costi insostenibili per fasce di popolazione sempre più impoverite e sempre più vaste. E per il settore ortofrutta sarà una ulteriore e ben più ampia frenata».
Filiere
«Per le filiere ortofrutticole si prospettano difficilissime scelte per far fronte a questa ulteriore contrazione della domanda. A cui si aggiunge l'effetto domino sui costi produttivi che parte dall’aumento del prezzo dell’energia non rinnovabile. E dalle scelte che opererà la Gdo - sottolinea invece Passi - .Negli anni scorsi, oltre al biologico, parte dell’agricoltura convenzionale abbia intrapreso pratiche virtuose all’insegna del binomio sicurezza alimentare e sostenibilità ambientale. Pratiche premiate dai cittadini consumatori sempre più attenti a quel binomio. Di fronte al quadro descritto, la tentazione della deregulation, con l'impiego massiccio di pesticidi e altri input chimici è forte. E' però una scorciatoia illusoria perché i costi di produzione aumenteranno comunque, mentre diminuirà la sicurezza».
Proposte
«Per l’agricoltura convenzionale solo pratiche agronomiche virtuose, come quella a Zero Residui (chimici) portano ad un contenimento dei costi perché hanno bisogno anche di meno acqua ed energia, oltre a garantire sicurezza alimentare e tracciabilità. Serve però fare rete, “massa critica”, per organizzare una offerta veramente distintiva, contraddistinta dai succitati elementi e modificare logiche di mercato obsolete. E’ questo lo scopo dell’incontro on line organizzato dall’associazione Zero Residui e da Legambiente per l’agricoltura Italiana di qualità il 30 agosto alle 11. Elementi per un risposta strategica alla crisi del settore agricolo» conclude Passi.