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Assistenti sociali, cresce la presenza in Veneto: +16% negli ultimi cinque anni

Se a livello nazionale assistenti sociali registrati sull’albo sono passati da 43.237 nel 2018 a 46.984 al 31/12/2023 (+ 3.747), in Veneto, si è passati dai 2.873 del 2018 ai 3.341 di fine 2023, pari a 468 assistenti sociali in più

«Anche in Veneto sono in atto molti progetti finanziati per le riqualificazioni urbane e delle periferie, che vanno ben oltre al lavoro di ristrutturazione urbanistica e di lavori pubblici, perché mirano a riqualificare le relazioni sociali di quartieri e città. È un’opera che deve coinvolgere operatori sociali, cittadini e gruppi sociali per avviare processi di consapevolezza di criticità e peculiarità di ogni area, quartiere o comune»: così Mirella Zambello, presidente dell’Ordine degli assistenti sociali del Veneto, ha introdotto il tema della Giornata mondiale del Servizio sociale o World Social Work Day (Wswd 2024), indetta per il 19 marzo.

Giornata mondiale del servizio sociale

I professionisti veneti la celebreranno mercoledì 20 marzo con un grande convegno organizzato con l’Università degli Studi di Padova e, come da tradizione, con gli atenei veneti di Verona e Venezia, dalle 9 alle 14, presso il cinema teatro Don Bosco di via San Camillo de Lellis, 4, sempre a Padova. Il tema del Wswd 2024, infatti, come ha sottolineato Zambello, ha «un titolo molto significativo e di apertura verso le comunità: Buen Vivir - Vivere bene, insieme e non da soli. Anche nei territori della nostra regione si sono sviluppate progettualità che hanno avuto lo scopo di creare rete nelle comunità, tra le istituzioni e il mondo del Terzo settore. Ad esempio, con le azioni finanziate con fondi Covid, pervenuti ai comuni per il contrasto alla povertà educativa: in molte realtà hanno facilitato l’avvio di tavoli di co-programmazione e co-progettazione, innescando quelle collaborazioni preziose e utili a promuovere il benessere di bambine e bambini, ragazze e ragazze. Oltre ad altri interventi in diversi ambiti». Un bilancio positivo caratterizzato quindi da preziose iniziative dal basso. Nel corso della conferenza stampa, ne sono state presentate due tra le più significative, di cui hanno parlato, tra gli altri, Patrizia Tolot, presidente cooperativa sociale Vite Vere, che gestisce la casa vacanze Dadi Home, e Alice Caruso, referente area didattica ed educativa della cooperativa Campo dei Girasoli. «Mercoledì 20 marzo - ha detto ancora Zambello - nel corso del convegno per il Wswd 2024, avremo anche l’intervento anche dell’assistente sociale dell’azienda Ulss 6 Euganea Patrizia Sartori che si occupa di inclusione delle persone con disabilità e il racconto di altre due esperienze dell’Ats di Vicenza, oltre a una progettualità di collaborazione internazionale, con il Mozambico, a cui ha aderito lo stesso Ordine degli assistenti sociali del Veneto».

I dati

Zambello ha anche presentato i dati sulla situazione degli assistenti sociali in Veneto, che sono, dopo anni di stasi, in buona crescita. «La professione - ha spiegato Zambello - in questi ultimi anni è stata valorizzata da provvedimenti ministeriali che hanno riconosciuto il servizio sociali professionale come Leps - Livello essenziale delle prestazioni sociali, in un parametro di presenza nei territori degli ambiti sociali di un assistente sociale ogni 5mila abitanti, arrivando anche a uno ogni 4mila per progettualità specifiche attuate. In Veneto vi sono 22 Ats, che corrispondono alle ex Ulss, ora Distretti socio-sanitari: di questi 17 hanno raggiunto il livello essenziale di presenza, e gli altri lo stanno raggiungendo con maggiore gradualità nelle assunzioni (per varie motivazioni). La media complessiva a livello regionale è attualmente di un assistente sociale ogni 3.900 abitanti». Anche i dati su iscritte e iscritti all’Ordine registrano una crescita evidente. Se a livello nazionale assistenti sociali registrati sull’albo sono passati da 43.237 nel 2018 a 46.984 al 31/12/2023 (+ 3.747), in Veneto, si è passati dai 2.873 del 2018 ai 3.341 di fine 2023, con un aumento del 16% in cinque anni, pari a 468 assistenti sociali in più. Sempre in Veneto, sul totale di iscritte e iscritti, gli under 25 sono 1115. Circa un 30% (1.013) lavora negli enti locali veneti, circa il 18% (609) nel settore socio-sanitario, il 16% (567) in cooperative sociali, il restante 36% in servizi come la giustizia, le prefetture e i centri servizi.

Nuove leggi

Un altro importante tema toccato nel corso della conferenza stampa è quello relativo alle due leggi che coinvolgono il servizio sociale e che sono all’esame della Regione, seppure in fasi diverse. «Attualmente - ha spiegato Zambello - è in corso la definizione della legge regionale di costituzione degli Ats che andranno a ridefinire le competenze della rete istituzionale dei servizi tra i comuni associati e le aziende Ulss. L’auspicio è che si tuteli la peculiarità del modello del Veneto che si è sviluppato sull’integrazione dei servizi socio sanitari, come qualità da offrire ai cittadini». Zambello ha anche sottolineato come siano particolarmente importanti, in questo senso, i Pua-Punti unici di accesso (previsti dal Dm 77/2022) e le Case di Comunità: “Sono nuovi servizi che avranno bisogno di assistenti sociali preparati anche per ruoli apicali, per cui come Ordine abbiamo promosso un Master sulla dirigenza e coordinamento, con la Challenge School di Ca’ Foscari».

Mirella Zambello

L’altra grande novità alle porte, in tema di servizio sociale e welfare, è la nuova regolamentazione sull’assistenza alla disabilità: «Lo scorso anno - ha spiegato ancora Zambello - la Regione ha deliberato la costituzione del Tavolo interistituzionale per la disabilità in attuazione della Dgr 159 del 24/02/2023 che prevede, sulle singole materie oggetto di valutazione, la facoltà di attivare consultazioni mirate di stakeholder, di esperti e di eventuali supporti tecnici necessari alla definizione dei temi trattati (Gruppo tecnico di supporto). Dagli incontri di confronto con i rappresentanti delle aziende Ulss, delle conferenze dei sindaci e del mondo del Terzo settore, oltre che delle associazioni di familiari, è emersa la necessità di lavorare in maniera integrata per formulare il progetto personalizzato, che non si limiti a prevedere interventi valutando l’offerta della rete dei servizi presenti, bensì porre al centro il progetto di vita della persona, considerando il futuro che desidera». Le famiglie hanno infatti chiesto di essere coinvolte maggiormente nella definizione dei servizi e del budget di salute da programmare, nelle Uvmd (Unità valutative multidimensionali) e per i Pei (Progetti educativi individualizzati) e Pai (Piani assistenziali individualizzati). «Serve - ha concluso Zambello - formazione per gli operatori e per tutti i soggetti coinvolti verso un approccio che preveda maggior inclusione scolastica, lavorativa e sociale. Anche la figura dell’amministratore di sostegno deve essere coinvolto in questo cambiamento culturale, che preveda una eguaglianza di opportunità e diritti, anche alla felicità».

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