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Fenomeno cinghiali, Coldiretti: «Troppi danni e problemi di sicurezza. Adesso basta, serve una legge»

Sui Colli Euganei e in molte zone di pianura continuano le scorribande: «Applicare subito il nuovo piano di controllo messo a punto dalla Regione»

«Serve un decreto legge urgentissimo per modificare l’articolo 19 della Legge 157del 1992 per ampliare il periodo di caccia al cinghiale e dare la possibilità alle Regioni di effettuare piani di controllo e selezione nelle aree protette, non c’è più tempo per le promesse, servono i fatti e bisogna dare risposte alle centinaia e centinaia di aziende padovane che vedono ogni giorno il proprio lavoro cancellato da migliaia di cinghiali che rappresentano un rischio per la sicurezza dei cittadini, dai Colli Euganei alle molte zone di pianura in cui si sono diffusi negli ultimi anni». E’ quanto afferma Coldiretti Padova nel chiedere interventi ancora più incisivi a livello nazionale per far fronte ai danni, ai rischi per la sicurezza ma anche a quelli di carattere sanitario, considerato il rischio di diffusione della peste suina, portata proprio dai cinghiali, che potrebbe avere pesanti conseguenze sugli allevamenti padovani.

Coldiretti

In Veneto, di recente, ricorda Coldiretti Padova, un primo passo, a cui ora devono seguire azioni concrete, è stato fatto con l’approvazione del piano regionale di controllo che tutela anche gli allevamenti suinicoli e coinvolge gli imprenditori agricoli nelle misure ci contenimento. «Sono state accolte le nostre sollecitazioni rispetto alla richiesta di una maggiore efficacia nel controllo della specie invasiva. – spiega Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova – Ora ci aspettiamo che il piano venga applicato con rapidità anche nel nostro territorio. Speriamo che a breve si arrivi ai fatti concreti e che gli agricoltori e gli allevatori, preoccupati per il crescente rischio di diffusione della peste dei cinghiali, possano veramente vedere i risultati di queste misure. Inoltre proprio l’emergenza cinghiali è stata individuata come uno dei cinque punti strategici posti all’attenzione del nuovo Governo giusto ieri all’assemblea nazionale di Coldiretti a cui hanno partecipato i leader e segretari di tutti partiti politici che hanno accolto e condiviso le nostre istanze».

Caccia

Le azioni del piano regionale di controllo dovranno essere accompagnate da atti concreti da parte dei soggetti coinvolti e, in primis, dagli Ambiti di Caccia e dai Comprensori, strumenti assolutamente necessari al contenimento di questi animali selvatici con il coinvolgimento diretto degli imprenditori agricoli – spiega Coldiretti Padova -  Infatti, tra i soggetti autorizzati al contenimento, i cosiddetti selecontrollori, rientra anche la figura del delegato ovvero il cacciatore formato chiamato direttamente dal proprietario e conduttore del fondo. Sarà anche istituito un Albo regionale dei selecontrollori che potranno agire con maggiore flessibilità operativa. “Dobbiamo ricordare che la funzione dei selecontrolli – prosegue Bressan - ha tutti i caratteri della pubblica utilità a tutela del cittadino. La loro azione non è quella di mera caccia, ma di  prevenzione di un grave problema sociale, ambientate e economico che purtroppo oggi ha assunto anche i connotati del rischio sanitario”. Un’attività di monitoraggio farà finalmente luce sulla consistenza del fenomeno – aggiunge Coldiretti - che interessa nella nostra provincia tutta l’area dei Colli Euganei ma anche zone sempre più vaste sia pedecollinari che in aperta campagna dove ormai la presenza dei cinghiali è stabile. Tutto ciò provoca danni e un alto rischio idrogeologico, ma anche pericoli continui per i cittadini per i possibili attacchi da parte dei cinghiali, per gli incidenti stradali anche molto gravi o mortali che provocano.

Psa

«Non dimentichiamo poi che i cinghiali possono essere veicolo di trasmissione di malattie ed epizoozie che mettono a repentaglio il patrimonio suinicolo della nostra provincia. Su tutte la PSA, che è giusto chiamare “peste dei cinghiali” visto che il principale veicolo della malattia sono proprio gli ungulati. Se dovesse diffondersi nella nostra provincia sarebbe un colpo pesante per gli allevamenti suini, con l’abbattimento immediato di migliaia di capi. Nel padovano sono presenti oltre 320 allevamenti professionali e altri 1.500 allevamenti domestici, per una produzione di oltre 24 mila tonnellate l’anno di carne, destinata per la maggior parte alle denominazioni di origine protetta, per un fatturato di circa 32 milioni di euro. E’ paradossale che si rischi l’azzeramento di una simile produzione per non aver ancora risolto l’emergenza cinghiali e individuato un’efficace azione di contenimento».

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