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Attualità Sant'Osvaldo / Via Gasparino Barzizza

«Due anni senza affitto, non c'era scelta. Resistere agli sfratti non aiuta il mercato delle case»

Matteo Schiavon, nipote del proprietario dell'alloggio di via Barzizza sgomberato tra le proteste: «Lo hanno spostato tre volte in sei mesi adducendo a ogni scusa. Si è arrivati a parlare di trauma per il gatto, con tanto di certificato»

«Umanamente dispiace sempre per queste persone qui, ma in quattro anni abbiamo sopportato di tutto. Non credo che la mia famiglia si meriti questo. Non gli facciamo pignoramenti o sequestro di nulla, ma almeno il rispetto lo pretendiamo. Sono due anni che non riceviamo l'affitto, e sappiamo bene che quei soldi li abbiamo persi e non li chiediamo neppure indietro. Ma nonostante questo l'atteggiamento non è di disponibilità, ma di arroganza. E questo non è più tollerabile». Chi parla è Matteo Schiavon, nipote del proprietario dell'alloggio di via Barzizza. E' lui che in questo anno si è occupato di risolvere questa grana per il nonno, risoltasi con lo sfratto dopo ore di trattativa con gli attivisti di Unione Inquilini, Sportello Sociale di via Bajardi e Sportello Sociale Catai.

Morosità

«Non è stato piacevole, assolutamente, ma è da gennaio del 2020 che non riceviamo l'affitto, che non è proibitivo visto i tempi che corrono. Sono 550euro per un appartamento di 100mq a Sant'Osvaldo. Dal 2018, l'inquilino, non ha trovato un lavoro? In Veneto? Io mi sono posto questa domanda, ma troviamoci anche una risposta». Parlano di morosità incolpevole, gli attivisti: «Ha rifiutato il cambio appalto, da Rangers a SercurItalia, e quindi perso il lavoro, nel 2018. Ma nessuno lo aveva lasciato a piedi». 

Esposto

Sono intervenuti anche i blindati insieme all'ufficiale giudiziario per sgomberare l'appartamento. «Un sacco di soldi spesi per una cosa che bisognava risolvere prima in altro modo. Ma ogni volta hanno accampato delle scuse che rasentano il grottesco, come quella del gatto». Siamo curiosi e ce la facciamo raccontare: «La volta precedente, a gennaio, hanno esibito due certificati datati il giorno prima, di due psicologi e di un veterinario, anzi uno piscologo del gatto. Sostenevano che staccare il gatto dal nucleo famigliare era un problema sia per il bambino che per il gatto. Un certificato anamnestico, redatto basandosi solo su documenti. Certificati che sono agli atti ma solo a leggerli sono imbarazzanti. Abbiamo per questo fatto esposto e sono in carico all'ordine dei veterinari e all'ordine degli psicologi. Stiamo parlando di professionisti, basta leggerli per capire che non si tratta di una cosa seria, cosa che invece da figure di questo tipo, pretenderemmo». I certificati sono stati acquisiti anche dall'ufficiale giudiziario, quindi sono pubblici. «Inoltre questi due psicologi non li abbiamo mai visti, non si sono mai presentati il giorno dello sfratto». 

Sfratto

Lo sfratto è stato spostato diverse volte. Una volta a novembre, una a gennaio. «Pochi giorni fa il giudice Marzella ha però mandato un documento che mirava a risolvere le controversie, poi il Comune, nella persona dell'assessora Francesca Benciolini ha trovato una soluzione per tutta la famiglia, che sarà ospitata a Casa Colori. E' giusto che il nucleo famigliare non sia diviso, come prevederebbe la legge che invece tutela solo la madre e il minore. Ma il Comune ha fatto uno sforzo mentre invece si chiedeva che gli fosse assegnata una casa Ater. E per quale motivo, visto che c'è una lunga lista di attesa, di persone che sono anni che aspettano. Non è urlando più forte che si redimono queste controversie». Sul fatto che servano più case popolari è d'accordo, Matteo Schiavon. «Però se non arrivano i fondi è inutile anche discutere. Comunque creare queste situazioni di tensione, tutti questi problemi, non agevola di certo il mercato degli affitti. Tutt'altro. Un privato si spaventa all'idea di trovarsi in situazioni del genere».

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