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Isole di calore, a Padova dieci stazioni meteo per monitorare il clima in città

L'iniziativa del Dipartimento Icea dell'Università di Padova, che fa parte del gruppo di ricerca del Centro di Eccellenza Jean Monnet permetterà di misurare con precisione non sole le temperature nei vari quartieri della città ma raccogliere anche altri importanti dati fondamentali per affrontare la crisi climatica in atto

Al termine dell'incontro di mercoledì scorso che si è tenuto alla Prandina dove i professori e i ricercatori del Dipartimento Icea dell'Università di Padova hanno presentato due ricerche su isole di calore e crisi climatica è emerso che la rete di monitoraggio meteo climatico in città, come nel resto d'italia, è carente. C'è una rete di stazioni che fornisce informazioni su temperatura, piovosità ecc... ma sono pochi i punti dove sono collocate. A Padova la stazione è a Legnaro. Ma per capire la temperatura di una città servono più punti di monitoraggio, anche perché come è stato spiegato dai ricercatori del Dipartimento Icea dell'Università di Padova, varia sensibilmente se la si rileva in un'area vicino a un fiume rispetto a una completamente cementificata. L'iniziativa del Dipartimento Icea dell'Università di Padova permetterà di misurare con precisione non sole le temperature nei vari quartieri della città ma raccogliere anche altri importanti dati fondamentali per affrontare la crisi climatica in atto.«Ne avremo dieci in tutto sparsi in diverse zone della città», spiega il Professor Salvatore Pappalardo che mentre ci parla sta aprendo uno scatolone per mostrarci come funziona una stazione di rilevazione meteo. «Due erano già presenti, una nell'area del nostro dipartimento che si trova al Portello - in via Ognissanti dove ci troviamo - e uno al Basso Isonzo». Sono proprio questi due strumenti che hanno, a mezzanotte del 23 agosto, segnalato ci fossero 30, 3 gradi nella zona dove è stata situata la prima, mentre a quella stessa ora in quella stessa notte ce ne fossero addirittura 8 in meno 22,3, dove è stata installata quella del Basso Isonzo. Una città ha un clima variegato, che cambia rispetto alla posizione e alle condizioni. Mai come in questo momento c'è bisogno di avere dati certi, per sapere come e dove agire per provare a mitigare situazioni dove è assolutamente necessario. Come è stato ben spiegato nell'incontro pubblico, c'erano circa duecento persone ad ascoltare l'equipe del professor Massimo De Marchi alla Prandina mercoledì scorso, questo ha conseguenze anche sulla salute delle persone. L'iniziativa di installare queste nuove stazioni sarà decisivo per capire davvero i fenomeni che ci riguardano direttamente, quartiere per quartiere. Sono proprio loro, i professori De Marchi e Pappalardo a mostrarci e spiegarci come sono fatti e come funzionano. Dal 1 gennaio 2024 comincerà un lavoro che ci permetterà di capire ancora meglio cosa sta succedendo in città dal punto di vista climatico. 

Un momento dell'incontro pubblico alla Prandina, l'intervento della ricercatrice Francesca Peroni del dipartimento Icea UniPd

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