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Il Dipartimento Icea mette in pratica la "terza missione" dell'Università e presenta alla città le ricerche sulla crisi climatica

Mercoledì 6 settembre alla Prandina, alle 20 e 45, i ricercatori e gli scienziati del Dipartimento Icea dell'Università di Padova, che fa parte del gruppo di ricerca del Centro di Eccellenza Jean Monnet sulla giustizia climatica, con l'ausilio di mappe, dati, grafici e fotografie, spiegheranno com'è cambiato il clima nella nostra città, quartiere per quartiere

Sono finiti su tutti i media locali e più di qualcuno, da fuori regione, ha parlato del loro lavoro. Ma in un tempo come questo, dove tutto scorre davvero veloce tanto da scordarci tutto subito, in un attimo, sembra sia passata un'eternità dai giorni del grande caldo, Caronte, l'anticiclone proveniente dal nord Africa che ha provocato un innalzamento di temperature così forte da rendere il caldo insopportabile, soprattutto nelle aree urbane, sembra solo un lontano di ricordo. Eppure per settimane non si è parlato giustamente d'altro visto che mai come quest'anno il clima ha fatto capire di essere davvero cambiato, alla faccia di chi lo vuole negare. Per questo, anzi, anche per questo, è una occasione da non perdere quella di mercoledì 6 settembre alla Prandina, dove alle 20 e 45 circa i ricercatori e gli scienziati del Dipartimento Icea dell'Università di Padova, che fa parte del gruppo di ricerca del Centro di Eccellenza Jean Monnet sulla giustizia climatica, spiegheranno con l'ausilio di mappe, dati, grafici e fotografie, com'è cambiato il clima nella nostra città, quartiere per quartiere raccontando nei particolari i risultati delle due richerche. Non una lezione, neppure un seminario, ma un momento dove spiegare nella maniera più comprensibile possibile in che situazione ci troviamo, dati alla mano. 

Prof Pappalardo dipartimento Icea UniPd

Non un dibattito dove si sentono opinioni, quindi, ma la presentazione pubblica sottoforma di intervista, dei risultati delle due ricerche condotte prendendo come riferimento proprio la nostra città, Padova. Mostrare nel particolare dove si creano le isole di calore, l'aumento delle notti tropicali e l'innalzamento medio della temperatura in città. Ci sarà il team del professor Massimo De Marchi che ha coordinato gli studi, con il professor Salvatore Pappalardo e i ricercatori Carlo Zanetti, Valeria Todeschi, Andrea Santaterra, Francesca Peroni, Edoardo Crescini, Daniele Codato, Francesco Facchinelli, Giuseppe Della Fera. Saranno presenti sia nello spazio allestito per la presentazione al pubbluco a tutti come poi in degli spazi appositi creati per l'occasione per interagire direttamente con chi vorrà approfondire tematiche specifiche in un contesto piacevole e informale, in mezzo al verde che è poi l'unica vera arma che abbiamo da spendere per contenere la crisi climatica. 

L'arcipelago delle isole di calore in città

Il dipartimento Icea è noto, tra le altre cose, per aver per primo avviato un corso sui cambiamenti climatici nell'Università di Padova, tenuto proprio dal professor Pappalardo. Sono stati pionieri nell'uso dei droni utilizzati per lo studio del territorio, non solo nelle nostre zone o in Italia, ma anche nella Foresta Amazzonica, ad esempio. E i loro studi hanno contribuito anche a battaglie importanti per la salvaguardia di luoghi che dovrebbero essere incontaminati e che spesso invece sono quelli più maltrattati e martoriati. Proprio le missioni nella foresta amazzonica dell'Equador dove l'estrazione del petrolio è sempre stata vista come l'unica grande risorsa anche se ha devastato l'ambiente, il coinvolgimento in attività di studio sia di ricercatori che degli stessi abitanti di luoghi così remoti hanno creato negli anni un clima di tale consapevolezze che nel referendum svoltosi nel paese poche settimane fa, ha vinto nettamente il parere di chi dice stop alle trivellazioni per la salvaguardia della natura. Uno step non da poco, di certo non raggiunto solo grazie all'impegno di questi ricercatori dell'Università di Padova, ma il contributo, negli anni, è stato davvero importante.

Un ricercatore del dipartimento Icea dell'Universita di Padova in Amazzonia

Questa stessa capacità di relazione con i luoghi sottoposti a studi e approfondimenti come viene condotta in Amazzonia allo stesso modo viene fatta anche a Padova. Tutti i dati e ciò che riguarda le due ricerche, pubblicate su riviste scientifiche internazionali, riguardano rigorosamente il 2022. Il periodo estivo. Ma lo studio non si è fermato con la doppia pubblicazione e anzi continua, tanto che si sta anche lavorando direttamente sugli effetti che già si sono verificati sulla salute di tante persone nei nostri territori, ma che non sono mai stati analizzati incrociando così tanti e diversi dati. «Il 2030  è la data che si è fissata dall'agenda" for sustainable development" dalle Nazioni Unite. Domani, in pratica», sottolinea il professor Pappalardo con una sagace sintesi. «La crisi climatica è in atto. E la stiamo vivendo già. Qualche settimana fa, proprio nei giorni in cui i media stavano dando tanto risalto ai nostri studi sul tema, c'è stata una notte a ridosso di Ferragosto in cui la temperatura al Portello dove abbiamo noi il dipartimento, e la zona del Basso Isonzo, registravano otto gradi di differenza. Ma non di giorno, a mezzanotte. E si parla in ogni caso di alte temperature per un orario come quello». Chi è rimasto in città questa estate, e sono tanti, le ha vissute queste situazioni: «La temperatura in città, media, si è alzata di un grado, questo in generale. Poi è chiaro che in certe zone e in certi quartieri si percepisce molto di più, in altri di meno. Ma non è un caso, non lo è mai. E vedremo quanto il consumo di suolo, su questo, incide tantissimo».

Padova ICEA 2 droni unipd-2

Nella parte finale di questa particolare presentazione pubblica, il professor De Marchi si occpuerà di mostrare come, in altre città europee che hanno una dimensione simile alla nostra, si stanno adoperando per trovare soluzioni che potrebbero essere replicabili. Come far, come aveva detto ai nostri microfoni qualche settimana fa, alleare la natura con gli esseri umani. «Comprendere cause ed effetti è fondamentale, anche perché fenomeni come le notti tropicali, giornate in cui la temperatura non scende mai sotto i venti gradi, stanno diventando sempre più frequenti, da meno di dieci a quasi cinquanta. Rischiamo seriamente diventi la normalità. Su una questione come quella climatica, che non può essere declinata come una questione di opinione, guardare a quello che dice la scienza mi sembra l'unico possibile punto di partenza per la strada che bisogna per forza intraprendere». Se non vogliamo, tra un anno, ritrovarci a ripetere come un brutto ritornello, le stesse cose sul caldo, sui fortunali che devastano con il loro passaggio case e territori, forse è il caso di partire da qualcosa di certo. Dalla scienza. L'Università, tra le attività che svolge c'è anche quella che viene definita la "Terza Missione", ossia trasmettere conoscenze e trasferire i risultati delle ricerche al di fuori del contesto accademico, contribuendo alla crescita sociale e all'indirizzo culturale del territorio. Alla Prandina quelli del Dipartimento Icea, lo metteranno in pratica. 

L'appuntamento alla Prandina

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