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Siccità, Coldiretti: «Crolla la produzione del mais, nalla bassa padovana rese modeste»

Si salvano i campi irrigati regolarmente, ma chi non ha aveva sufficiente disponibilità d’acqua produrrà appena un terzo, previsto un calo complessivo del 40%

La lunga estate calda, la siccità che non ha mollato la presa si faranno sentire sulla produzione di mais, la principale coltivazione della nostra provincia, con oltre 30 mila ettari a disposizione e un fatturato che nel 2021 sfiora gli 80 milioni di euro. Quest’anno però andrà decisamente peggio, soprattuto per gli agricoltori che non hanno avuto la possibilità di irrigare i propri terreni. La situazione più critica, spiega Coldiretti Padova, si registra nella Bassa Padovana, dove accanto ad una capillare ed efficiente rete consortile che permette di raggiungere la maggioranza dei terreni, vi sono ancora ampie zone che invece non sono servite dalla rete irrigua. E’ in questi vasti appezzamenti troppo lontani dai canali e dalle riserve d’acqua che, a causa della siccità record del 2022, la produzione di mais è decisamente compromessa.

Minella

A tracciare il quadro è Paolo Minella, consulente tecnico di Coldiretti Padova: «Nei terreni più aridi e non raggiunti dall’irrigazione le perdite sono consistenti. Nelle situazioni più gravi non conviene nemmeno raccogliere il mais e procedere con la pulizia del terreno e la successiva preparazione per le semine autunnali. Stiamo parlando di centinaia di ettari dai quali, purtroppo, non verrà nulla. Va un po’ meglio nei terrei più fertili della bassa padovana: nonostante la mancanza di irrigazione in questo caso la resa media per ettaro oscilla dai 20 ai 60 quintali, contro una media di 100-120 quintali per ettaro. Da queste zone la produzione media si assetta sui 40 quintali per ettaro, vale a dire circa un terzo di un’annata normale. Nella bassa padovana i terreni non raggiunti dall’irrigazione sono quasi il 40 per cento del totale». Ben diversa la situazione nelle campagne raggiunte dalla rete irrigua: in queste settimane, nonostante la penuria d’acqua, il Consorzio di bonifica ha gestito con attenzione la preziosa risorsa permettendo agli agricoltori di irrigare i propri terreni almeno 4-5 volte. «In questo caso - aggiunge Minella - l’annata è salva e la resa tradizionale è garantita per il mais. Ovviamente le somme si tireranno alla fine, perché la raccolta è appena iniziata, ma per quest’anno possiamo prevedere un calo di produzione di circa il 40%, con le eccezioni di cui abbiamo parlato. Quindi saremo lontani dalle oltre 300 mila tonnellate raccolte l’anno scorso, quando già si era registrata una flessione del 15%. Sarà da valutare poi la qualità del prodotto, che determinerà il prezzo, lo scorso anno cresciuto del 18%. L’altra incognita di queste settimane riguarda la soia, coltivazione più resistente alla siccità che però questa estate ha sofferto per le alte temperature e la cronica penuria d’acqua».

Bressan

Massimo Bressan, presidente di Coldiretti Padova, osserva che gli agricoltori, per cercare di salvare il raccolto, dove hanno potuto sono ricorsi all’irrigazione fin dalla primavera scorsa, sostenendo però dei costi notevoli. «L’aumento delle spese per l’energia ha fatto schizzare anche il costo da sostenere per l’irrigazione. - spiega Bressan - Se l’anno scorso si arrivava a spendere al massimo 150 euro per ettaro irrigato, quest’anno il conto sale fino a 400 euro. A questo si sommano tutti gli altri rincari con i quali gli agricoltori devono fare i conti da mesi. Pensiamo al +170% per i concimi, al +130 per il gasolio, insieme agli aumenti di materie prime e costi di servizi che si propagano a tutta la filiera. Siccità e caro energia stanno mettendo a rischio la produzione agroalimentare, con molte aziende costrette a lavorare in perdita nella speranza di poter risollevarsi. Per questo  - conclude Bressan - abbiamo presentato a tutte le forze politiche un piano in cinque punti per garantire la sopravvivenza delle imprese agricole, investire per ridurre la dipendenza alimentare dall’estero e assicurare a imprese e cittadini la possibilità di produrre e consumare prodotti alimentari al giusto prezzo».


 


 

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