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Senza casa, lavoro o con reddito insufficiente: preoccupante fotografia del Padovano

I numeri presentati dalla Caritas per i soli sportelli di Selvazzano e Sarmeola fotografano una realtà alalrmante. Nel 2016 si sono presentati 206 utenti dei quali 60 per la prima volta e 146 hanno fatto ritorno per un totale di 600 accessi

Il nostro sistema di protezione sociale a oggi debole e incompleto, non ha retto all’urto della grave crisi economica che ha fatto scivolare nella povertà migliaia di famiglie anche nel Veneto. Il disegno di legge delega del Governo offre l’opportunità di ridefinire le modalità di intervento a livello locale sulla povertà. Si tratta di un primo passo verso l’entrata in vigore del reddito di inclusione (REI), il cui approccio si basa sulla concertazione e la co-decisione da parte dei soggetti territoriali coinvolti, servizi sociali, la Caritas, gli Istituti scolastici, gli enti di formazione, le Associazioni di volontariato. 

INIZIATIVA. L’iniziativa e i dati che riguardano i Comuni coinvolti sono stati presentati oggi dal presidente della Provincia di Padova Enoch Soranzo, dal presidente dell’Associazione ReteLavoro Solidale Massimo Furegon e dal direttore della Caritas don Luca Facco. Erano inoltre presenti il parroco di San Michele di Selvazzano don Giuseppe Masiero, gli assessori al Sociale dei Comuni di Selvazzano Giovanna Rossi, di Rubano Stefania Donegà e di Saccolongo Vittorio Lollo oltre a Gianni Angelini e Alessandra Carta del Centro di Ascolto vicariale della Caritas di Selvazzano e a Stefania Morello presidente di Venetica Cooperativa sociale. “Tutti questi soggetti – ha spiegato il presidente Soranzo - hanno deciso di affrontare queste delicate tematiche per dare una risposta concreta ai cittadini non appena i decreti attuativi del reddito di inclusione sociale varato dal Governo diventeranno effettivi. Il percorso è ormai alla fine e noi vogliamo farci trovare preparati perché non c’è più tempo da perdere: le persone hanno bisogno di ritrovare la dignità del lavoro il prima possibile. L’Italia è in ritardo rispetto ad altri Paesi d’Europa, ma a livello territoriale qui si sta facendo davvero tanto, quindi speriamo di dare il via ad altri approfondimenti sul territorio per capire bene il nuovo approccio offerto dal provvedimento del Governo sulle politiche di reinserimento lavorativo”.

NUMERI. I numeri presentati dalla Caritas per i soli sportelli di Selvazzano e Sarmeola fotografano una realtà preoccupante. Nel 2016 si sono presentati 206 utenti dei quali 60 per la prima volta e 146 hanno fatto ritorno per un totale di 600 accessi. La maggioranza è costituita dalle donne (70%) e la provenienza è soprattutto italiana (25%) seguita dalla nigeriana (23%), marocchina (15%), moldava (11%) con un totale di utenti extracomunitari pari al (64%). Si tratta perlopiù di famiglie con figli (53%), ma ci sono anche persone sole con figli (13%) in particolare donne e cominciano a emergere divorziati (una decina), soprattutto uomini. L’età più frequente tra gli stranieri va dai 30 ai 50 anni e per gli italiani dai 50 ai 70 anni. 

I PROBLEMI. “Questi numeri sono persone – ha detto don Luca Facco – sono vicini di casa cui hanno staccato le utenze e che, pur di non far vedere che hanno perso l’impiego, escono di casa facendo finta di recarsi al lavoro perché si vergognano. Il nostro compito è di fare tutto il possibile per dare opportunità lavorative e restituire dignità alle persone. Siamo di fronte a un bivio: o si litiga e ci si fa la guerra, o ci si mette tutti insieme e si ricrea la comunità. Noi crediamo nella seconda strada e l’auspicio è di continuare a lavorare tutti insieme perché nessuno oggi può farcela da solo”. Le problematiche principali registrate dai Centri di Ascolto di Selvazzano e Sarmeola riguardano la casa (ci sono abitazioni di proprietà sulle quali non si riesce più a pagare il mutuo) e abitazioni in affitto su cui pendono sfratti in molti casi esecutivi. Poi ci sono problemi economici derivati o dalla mancanza di un lavoro o da un reddito insufficiente a coprire tutte le spese quotidiane. E poi ci sono anche problemi di salute con persone che non riescono a comperare nemmeno le medicine più frequenti. Tutto, insomma, ruota sulla problematica dell’occupazione tanto che gli assessori al sociale presenti hanno chiesto più fatti concreti e in tempi veloci. “Il nostro intento – ha infine concluso Furegon – è di dare una mano agli enti locali, alle associazioni no profit, alla Caritas, alle parrocchie e alle imprese affinché si crei una rete di politiche attive per il lavoro in modo che tutte le azioni pensate dal Governo arrivino davvero a chi le sta aspettando”. Al convegno  sarà presente il sottosegretario del Ministero del Lavoro e Politiche Sociali onorevole Luigi Bobba che spiegherà le misure al varo del Governo, oltre al presidente della Provincia Enoch Soranzo e a suor Francesca Fiorese, direttrice dell’Ufficio Pastorale Sociale della Diocesi. Modererà l’incontro  Luca Bortoli, giornalista della Difesa del Popolo.
 

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