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Oltre 2mila studenti radunati nel Dipartimento in cui studiava Giulia Cecchettin

Afferma Gaudenzio Meneghesso, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione: «Giulia, per quanto ci riguarda, ha già discusso la sua tesi e ha completato l'iter: noi la laurea gliela daremo, e non sarà postuma o in memoria bensì sarà la laurea vera e propria in Ingegneria Biomedica»

Una partecipazione massiccia, per dimostrare vicinanza e dire basta ai femminicidi, una volta per tutte: oltre 2mila studenti universitari si sono radunati negli ampi spazi esterni del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione dell'Università di Padova per ricordare Giulia Cecchettin, che proprio in via Gradenigo non solo studiava ma si sarebbe anche dovuta laureare lo scorso giovedì. 

Per Giulia, per tutte

Tutti riuniti davanti al maxi-striscione "Se domani sono io distruggi tutto - Per Giulia, per tutte", gli studenti sono rimasti in assoluto silenzio per quasi un'ora, interrompendolo solo quando è stato proposto di fare un minuto di rumore, per far sentire la propria voce. Ad intervenire al microfono anche Gaudenzio Meneghesso, direttore del Dipartimento di Ingegneria dell'Informazione: «Questo è un giorno tristissimo per tutti noi: perdiamo una nostra ragazza, e la cosa ci rattrista in maniera terrificante. Una studentessa che mi ha preceduto ha detto una cosa giustissima: non dovete e non dobbiamo stare zitti, anzi dobbiamo iniziare ad aiutarci a vicenda riducendo il tempo che impieghiamo a scrivere sui social e cominciare a parlare guardandosi negli occhi cercando di capirci di più e di aiutarci quando abbiamo certe difficoltà. Vogliamo che quanto accaduto a Giulia non si ripeta mai più. Giulia, per quanto ci riguarda, ha già discusso la sua tesi e ha completato l'iter, e non c'è nessuna ombra di dubbio che se la famiglia è d'accordo noi la laurea gliela daremo, e non sarà postuma o in memoria bensì sarà la laurea vera e propria in Ingegneria Biomedica, e questo lo avevamo già deciso. In questo Dipartimento faremo installare una panchina rossa, che rimarrà per sempre perché dobbiamo ricordare per sempre quanto successo perché non accada mai più».

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