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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Omicidio di Mattia Caruso, le motivazioni della sentenza: «Valentina Boscaro ha sempre mentito»

Il 25 settembre del 2022 Valentina Boscaro, trentunenne padovana, uccise il fidanzato, Mattia Caruso, con una coltellata al cuore. I due erano in macchina, sulla Via dei Colli Euganei, ad Abano Terme. Per il tribunale, «Boscaro non è una donna che agisce in un momento di disperazione»

Dopo novanta giorni è arrivato il momento di leggere le motivazioni che hanno portato alla condanna a 24 anni di carcere per Valentina Boscaro per  l'omicidio di Mattia Caruso e per il reato di diffamazione. Il 25 settembre del 2022 Valentina Boscaro, trentunenne padovana, uccise il fidanzato, Mattia Caruso, con una coltellata al cuore. I due erano in macchina, sulla Via dei Colli Euganei, ad Abano Terme.

La giovane per giorni oltre a negare ogni addebito aveva dato false piste agli investigatori tanto da far indagare un giovane assolutamente estraeno alla vicenda. Solo dopo qualche giorno ha ammesso l'omicidio costruendo però un contesto, anche in tribunale, che si è dimostrato non essere per nulla attinente alla realtà. Aspetto che viene sancito proprio dal testo delle motivazioni che riguadano anche la calunnia ai danni di Giovanni Malara, difeso dall'avvocata Giulia Ranzato, che l'imputata aveva indicato come possibile colpevole tanto che gli era stato fatto anche l'esame del Dna.

«Che l'imputata menta o quantomeno ingigantisca alcuni aspetti negando l'evidenza di altri, è dimostrato anche dalle reazione dei genitori, registrate durante la giornata del 29 settembre: entrambi più volte le chiedono conto della sua scelta di frequentare e far entrare a casa sua, per oltre due anni, un uomo che lei descrive come un pericoloso e crudele criminale senza ottenere risposte plausibili», si legge in un passaggio. I genitori si trovavano in caserma del carabinieri con la giovane, che non era ancora stata accusata del delitto. E leggendo le motivazioni della sentenza viene evidenziato come la poca attendibilità delle affermazioni date dalla 31enne sono proseguite anche in aula di tribunale. «Che l'imputata sia abile nel proporre una rappresentazione di se e di altri altamente plausibile e di mantenerla ferma per un tempo rilevante è ampiamente dimostrato dalla ricostruzione minuziosa degli accadimenti tra il 25 e il 28 settembre», nonché di cosa fu capace di fare all'ex marito, il padre della figlia. «Fu lei ad additarlo come assuntore di stupefacenti, inducendo giudici, servizi sociali e  azienda sanitaria a complessi e costosi accertamenti e costrigendo il padre di sua figlia all'umiliante sequela di controlli presso il Serd». Una brutta vicenda che è stata fatta emergere dalle legali della famiglia di Mattia Caruso, le avvocata Francesco Betto e Anna Desiderio.

Tornando all'omicidio d Abano si legge anche:«E' riuscita, dopo aver inferto una coltellata mortale al compagno, a costruire una realtà alternativa dettagliata e coerente, portando fuori strada gli investigatori e inducendoli a seguire una falsa pista; ha contestualmente accreditato la figura di un Caruso spacciatore, sempre in mezzo a risse e regolamenti di conti», si legge nella sentenza. «Ha convinto un colonnello, a fare colazione con lei in cento, tenendo il punto e addirittura inserendo la vittima nel commercio di armi».

Nella sentenza si parla però soprattutto dell'atteggiamento tenuto poi in tribunale da Valentina Boscaro. «Ha tenuto testa a cinque difensori e al pubblico ministero nel corso del suo esame, addirittura costringendo il suo difensore a seguirla deviando la linea difensiva, non rispondendo a tono alle sue domande, ma portando il discorso dove voleva lei». Il difensore dell'imputata, l'avvocato Alberto Berardi, la fermò diverse volte richiamandola a rispondere alle domande proprio durante la sua stessa deposizione. Nelle motivazioni si legge pure che dal momento in cui ha colpito al cuore Caruso non ha chiamato i soccorsi e che la relazione tra i due era di tipo affettivo e continuativo. Si legge anche che l'unica cosa che fa dal momento in cui un passante chiama i soccorsi è quello di far sparire l'arma, «occultare il corpo del reato». Per il tribunale,«Boscaro non è una donna che agisce in un momento di disperazione». La corte riconosce inoltre che Valentina Boscaro durante tutta la durata del processo ha infangato la memoria di Mattia Caruso.

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