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Cronaca

Processo a Valentina Boscaro, la Pm Sanzari chiede l'ergastolo senza attenuanti: «Ha agito con fredda crudeltà»

Il pubblico ministero, alla fine della sua esposizione, ha chiesto l'ergastolo e la detenzione in carcere per Valentina Boscaro. In mezz'ora ha ricostruito la vicenda e posto l'accento sui comportamenti dell'imputata, ricostruendo passo dopo passo la vicenda

La Pm Sanzari alla fine della sua esposizione ha chiesto l'ergastolo e la detenzione in carcere per Valentina Boscaro. In mezz'ora ha ricostruito la vicenda e posto l'accento sui comportamenti dell'imputata, ricostruendo passo dopo passo la vicenda. Sono circa le 9 e 30 quando la giudice Catani da la parola alla Pm Sanzari in questa che è l'ultima udienza ai danni di Valentina Boscaro. «Nessun dubbio esiste sul fatto che Valentina Boscaro ha inferto il colpo mortale con un coltello a serramanico, colpo che ha causato la morte di Caruso Mattia. Una circostanza inconfutabile. La coltellata inflitta dall'imputata ha oltrepassato la parete toracica e la parete cardiaca e ha causato la morte per tamponamento cardiaco. Su questo nessuno ha alcun dubbio. La forza con cui è stato inferto il colpo ha permesso di arrivare il cuore». 

E' molto dettagliata l'esposizione della Pm che nella sua ricostruzione:«Le dichiarazioni dell'imputata sono assolutamente inattendibili. Valentina Boscaro ha sempre mentito, dal momento in cui Mattia si trova a terra. Quando l'ambulanza era ancora lì affermava che aveva avuto una discussione con un giovane magrebino. Versione resa anche ai giovani intervenuti per soccorrere la vittima. Ha mentito anche ai carabinieri come lo ha fatto con il titolare del locale che ha incontrato proprio prima di un interrogatorio. Ha continuato a farlo indicando Manara insinuando che fosse coinvolto in traffici con Caruso e lo ha fatto anche rendendo il proprio esame». Sanzari evidenzia come non le risposte dell'imputata nel processo non l'abbiano affatto convinta. «Nel nostro ordinamento l'imputato non giura, qundi è libero di dire quello che vuole. Soprattutto se le dichiarazioni vengono rese dopo aver letto, visto e studiato gli atti. Quindi ha potuto ricostruire il suo racconto per confutare gli elementi oggettivi emersi durante le indagini». 

Fa l'elenco dei passaggi che non l'hanno convinta: «Sostiene di averlo pugnalato per paura. Non aveva nessun segno sul corpo e anche i suoi abiti erano intatti. Caruso stava guidando, la strada non era un rettilineo che poteva consentire delle distrazioni, era piena di curve. Tra il parcheggio e il luogo dove, già pugnalato, Mattia Caruso ha fermato l'auto, ci sono 2 km e mezzo. Inoltre, a confutazione delle sue dichiarazioni, nel colloquio intercettato con i suoi genitori, lei ha sempre parlato di raptus. Non si è mai giustificata con i genitori riferendo soprusi. Inoltre mostra una grande fiducia nei confronti di chi l'avrebbe difesa. E' evidente la volontà di manipolare la gravità del fatto», insiste Sanzari. La Pm fa riferimento a un altro momento del processo che non l'ha affatto convinta. «Non ha mai parlato a nessuno della gravidanza, a nessuno. Non si sa neppure se il padre fosse davvero il Caruso. La manipolazione da parte della Boscaro risulta evidente da un frammento delle dichiarazioni rese. Di fronte alle domande incalzanti della parte civile, ha risposto, "non ho letto le carte". Così come a mio parere è significativo che, all'inizio dell'interrogatorio non rispondeva a tono alle domande ma recitava come avesse imparato a memoria. E' abbastanza risibile che ci venga a dire che aveva la "sindrome della croce rossa", proprio per redimerli. Per volerli aiutare. Lei però non è la vittima innocente delle violenze di Mattia Caruso. Era un rapporto malato ma da entrambe le parti. L'imputata non è una sprovveduta. Si è già rivolta alla giustizia per esempio riguardo l'ex marito, insinuando dubbi sui suoi comportamenti»

La Pm Sanzari ripercorre tutto il processo e mette in discussione ogni affermazione dell'imputata. «Anche quando ha la storia con Germanà, il cugino detenuto, continua a messaggiare con Caruso che ha sempre frequentato»,riferendosi alla storia con il cugino. «Tutti gli elementi depongono sulla sussistenza di una precisa volontà di uccidere il Caruso. La forza, la zona colpita al centro del petto, la condotta dell'imputata prima del fatto. Anche la Boscaro aveva compiuto delle violenze su Mattia. E poi c'è la condotta dopo la pugnalata. Estrae il coltello dal corpo, Mattia si butta fuori dall'auto. Lei simula di volerlo soccorrere e gli infila nella tasca il coltello. Questo è già un atto che vuole sviare le indagini. Lei già pensa a un racconto che la esenti da qualsiasi responsabilità. Non ha mai chiamato i soccorsi. Non ha neppure tentato di tamponare le ferite. Era piuttosto lì a controllare che lui non parlasse, che non la indicasse come responsabile del colpo ricevuto». Comportamenti e dichiarazioni sono in contraddizione con i fatti, secondo la Pm.«Se si spara ad altezza d'uomo, si può dire che non si voleva uccidere? Così, se impugno un coltello dopo averlo estratto ed aperto e con questo colpisco con forza chi non può assumere alcuna azione di difesa, dove ci sono organi vitali, è illogico dire che non ci fosse intenzione di causarne la morte. La determinazione all'omicidio non era premeditata, è un delitto d'impeto. E'stato deciso nell'immediatezza del fatto». Ma durante l'esposizione viene anche preso in oggetto quanto sostenuto dagli avvocati dell'imputata. «La Pm smonta anche la posizione della difesa che parla di omicidio preterintenzionale. Tenendo conto del tipo di arma, della direzione del colpo. La forza del colpo, che l'imputata sostiene di aver inferto con la mano sinistra, ma già nell'operazione di apertura del coltello, Caruso avrebbe dovuto accorgersene. Viene invece da pensare che il coltello lo abbia aperto senza farsi vedere dalla vittima. Solo in un secondo momento l'imputata parla di mano sinistra, cosa che le perizie qui presentate però escludono. La vittima era impreparata rispetto all'azione omicida».

C'è un punto importante, determinante per quanto riguardo la pena da scontare. «Quello della relazione è un'aggravante. Per questo la difesa cerca di dimostrare che non ci fosse una relazione amorosa. Una cosa è certa, il rapporto tra la vittima e l'imputata era una relazione malata per entrambi. Ma negare una relazione affettiva è in contrasto con i messaggi spontaneamente inviati, nulla lascia pensare a una costrizione» Infine la Pm Sanzari spiega il perché della sua richiesta e perché non è possibile concedere le attenuanti generiche all'imputata. «Non c'è mai pentimento. La difesa chiederà le attenuanti generiche, che si basano di solito su un effettivo pentimento mostrato, su una condotta processuale ineccepibile. Non ritengo che sussista nulla di tutto questo nel nostro caso. Pentimento abbiamo già visto che non c'è, sin dall'inizio dove ha dimostrato una fredda crudeltà. Mattia, perfino in punto di morte, ha voluto proteggerla. E l'imputata ha confessato solo perché l'avevano scoperta. Poi c'è l'aspetto della calunnia. Lei è stata molto precisa nelle accuse. Prima accusa un ragazzo magrebino, che addirittura descrive. Dopo individua Malara. "E' stato lui a litigare con il Caruso", sottintendendo che fosse stato lui a pungnalarlo. Non era però a conoscenza della presenza delle videocamere in parcheggio che hanno consentito di chiarire che i fatti non si fossero svolti come ha dichiarato Boscaro. Per tutti questi motivi il Pm chiede la pena dell'ergastoto. Chiedo che venga disposta la misura cautelare in carcere. I domiciliari erano una eccezione perché la donna aveva la custodia della figlia, cosa che non ha più». 

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