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Cronaca

"Slow medicine" contro gli sprechi in sanità: Padova prima in Veneto

Il progetto, promosso dall'Ulss 16, coinvolge gli ospedali Sant'Antonio e Piove di Sacco. L'obiettivo è di ridurre il ricorso a prestazioni e procedure che possono essere inutili e dannose per il paziente

Padova pioniera della "Slow medicine", intesa, come sottolinea Sandra Vernero, cofondatore in Italia, non come medicina “lenta” ma “riflessiva”. Un modello che mira a combattere gli sprechi e a portare in primo piano la relazione tra medico e paziente e ne promuove la sostenibilità economica e sociale. Sostanzialmente, si ascoltano di più i sintomi e si sottopone il paziente agli esami strettamente necessari.

NEGLI USA. In analogia con quanto accade in Italia con il movimento “Slow medicine”, negli Stati uniti il progetto “Choosing Wisely” ha coinvolto numerose società scientifiche nell'individuazione di test diagnostici, trattamenti o servizi di grande consumo ma che non hanno dimostrato con sufficiente evidenza scientifica di essere utili per la salute di molti malati e che a volte possono procurare più danno che beneficio, e che negli Usa corrispondono ad almeno il 30% della spesa sanitaria nazionale. Nel 2012 “Slow medicine” avvia in Italia il progetto “Fare di più non significa fare meglio”, adottato ora dall'Ulss 16 di Padova per la prima volta su scala aziendale. L'iniziativa sarà illustrata nel corso di un convegno il 12 febbraio al centro culturale Altinate.

AL SANT'ANTONIO E A PIOVE. Con i suoi 491mila assistiti (la più grande azienda Ulss del Veneto) e 2 milioni di prestazioni ambulatoriali annue, l'Ulss 16 ha posto in cima alle sue priorità il raggiungimento dell'"appropriatezza clinica ed organizzativa" e l’"umanizzazione delle cure". Il progetto parte dagli ospedali direttamente gestiti dall’Ulss 16 e si propone di coinvolgere tutti gli attori del sistema, professionisti sanitari e cittadini. Al Sant'Antonio di Padova e all'Immacolata Concezione di Piove di Sacco, per i prossimi tre mesi, si dovranno individuare le 5 pratiche più frequenti che costituiscono spreco di risorse in quanto di nessun valore aggiunto nel percorso di diagnosi. I dati raccolti verranno presentati ad ottobre-novembre 2015. A distanza di un anno potranno essere misurati i risultati.

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