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Autonomia, in quattro si dimettono dal comitato tecnico: «Non ci sono le condizioni»

Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajino avevano il compito di individuare i Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale. Opposizione all'attacco del Ddl Calderoli

Pesante battuta d'arresto nel percorso verso l'autonomia del Veneto. Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajino si sono dimessi dal comitato tecnico per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni da garantire su tutto il territorio nazionale in un regime di autonomia differenziata. I quattro firmatari della missiva hanno spiegato le loro ragioni in una lettera al presidente del comitato, Sabino Cassese. Si tratta di esperti di grande peso nel comitato: Amato e Gallo sono ex presidenti della Corte Costituzionale, Pajino è un ex presidente del Consiglio di Stato e Bassanini è l’ex ministro della Funzione pubblica. Nella lunga lettera, i quattro dimissionari hanno scritto: “Siamo costretti a prendere atto che non ci sono più le condizioni per una nostra partecipazione ai lavori del Comitato” per l’individuazione dei Lep, i Livelli essenziali delle prestazioni. E ora l’opposizione va all’attacco del ddl Calderoli, definendolo un progetto pieno di “palesi criticità” che “sta naufragando” e che in maniera evidente aumenterà il solco delle disuguaglianze nel paese.

Martella (Pd): «Il buon senso imporrebbe a governo e maggioranza di fermarsi»

«Dopo le dimissioni di quattro autorevolissimi componenti del comitato per i Lep voluto dal ministro Calderoli» così il senatore Andrea Martella, segretario del Pd del Veneto «per quanto riguarda il ddl di riforma sulla autonomia differenziata, il buon senso imporrebbe a governo e maggioranza di fermarsi e approfondire. Il nodo vero, che ha portato alle dimissioni personalità dal profondo e riconosciuto senso dello Stato, è l'assoluta indeterminatezza delle risorse finanziarie che dovrebbero definire quali livelli essenziali effettivamente sono assicurabili a tutti, senza discriminare nessuno o creare oneri non sostenibili per la finanza pubblica. E sono le riserve che sono state mosse in Senato nel corso delle audizioni da organismi terzi e imparziali come l'Upb e la Corte dei Conti. Continuare ad accanirsi su un ddl che così appare senza prospettive non è dignitoso per il Governo e sta diventando sempre di più un problema, ogni giorno che passa. Le nostre critiche sollevate a questo ddl sono come è noto di merito mentre ideologica sta diventando l'arroganza con cui il Ministro cerca di imporlo ad un Paese intero».

Boccia (Pd): «L’autonomia differenziata è solo una bandierina propagandistica»

«Se non erano bastate le posizioni dei tanti presidenti di regione, se non erano sufficienti i rilievi degli uffici competenti del Parlamento, oggi la lettera di Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajno da il colpo finale al progetto dell’autonomia differenziata di Calderoli e della Lega». Lo dice il presidente dei senatori del Pd Francesco Boccia. «Il merito della lettera demolisce lo scheletro di quel progetto di riforma dimostrando, se ancora ce ne era bisogno, che l’autonomia differenziata è solo una bandierina propagandistica del Carroccio che non ha possibilità di essere realizzata se non a costi che il Paese non si può permettere, pena l’ulteriore accentuazione delle diseguaglianze territoriali. Dalla lettera di dimissioni dal Comitato per l’individuazione del Lep emerge chiaro che la questione è quella dei costi dei livelli essenziali delle prestazioni, in pratica gli standard minimi di servizio pubblico essenziali per garantire in tutto il territorio italiano i diritti civili e sociali. Garantire questi livelli in maniera omogenea ha un costo, che alla luce delle scelte compiute nel ddl Calderoli rischia di essere imponente e di allargare ancora di più le diseguaglianze territoriali. A dimostrazione che la riforma della Lega non è gratis, perché non c’è riforma che sia a costo zero, e che a pagare sarebbero le regioni del Sud, già molto penalizzate in termini di garanzie di servizi. Non potendo aumentare il deficit del bilancio dello Stato, il raggiungimento dei livelli essenziale passerebbe per aumenti di entrate e tagli di spesa, che andrebbero a colpire esattamente i servizi da garantire. Finché non sono stati determinati tutti i Lep -si legge nella lettera- e non sono stati ridefiniti, in relazione ai loro costi standard, gli strumenti e i modi per assicurare a tutte le regioni una effettiva autonomia tributaria che consenta loro di finanziare integralmente i Lep medesimi, l’effettiva portata di quei principi resta indeterminata e indeterminabile. Gli autori della lettera poi ritornano sulla necessità del coinvolgimento del Parlamento nella definizione dei livelli essenziali, tema che come opposizione abbiamo più volte già sollevato. La lettera di Amato, Bassanini, Gallo e Pajno è la pietra tombale sul ddl Calderoli contro il quale in Parlamento continueremo la nostra battaglia».

«Le dimissioni di Giuliano Amato, Franco Bassanini, Franco Gallo e Alessandro Pajino, quattro autorevoli componenti del comitato voluto dal Ministro Calderoli per l'individuazione dei Lep, dovrebbero far riflettere il centrodestra su quanto sia dannosa per l'Italia la loro proposta di autonomia differenziata che lentamente sta naufragando» Così il deputato e responsabile Sud e Coesione della segreteria nazionale Pd, Marco Sarracino «Cos'altro deve accadere ancora affinchè si fermino? Ormai non si contano più le palesi criticità di un progetto che per quel che ci riguarda non fa altro che aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali. Lo sviluppo di tutto il paese passa invece per una forte crescita del Mezzogiorno, che con questo disegno rischia però di essere abbandonato a se stesso. Anche sulla scorta delle obiezioni mosse dai quattro componenti dimissionari, noi continueremo ad opporci, con l'obiettivo di costruire un fronte largo non solo delle forze politiche d'opposizione ma anche con tutti quei mondi della cultura, della scuola, dell'università, del sindacato, dell'impresa, che hanno a cuore la coesione e l'unità nazionale».

Carfagna: «Riforma è scritta male, rischia di disarticolare il Paese»

«L'ultimo forte ed autorevole schiaffo all'autonomia differenziata di Calderoli arriva da due ex presidenti della Corte costituzionale, un ex presidente del Consiglio di Stato e un ex ministro. Il colpo da ko a una riforma iniqua e sbagliata, con molteplici criticità e profili di rischio, tra cui il nodo irrisolto del finanziamento di tutti i Lep prima del trasferimento delle competenze alle Regioni e il ricorso all'iniquo criterio della spesa storica. Troppo anche per Amato, Gallo, Pajno e Bassanini, che infatti hanno deciso di lasciare la Commissione Lep». Lo dichiara Mara Carfagna, presidente di Azione, che aggiunge: «Dopo i tanti pareri critici di giuristi, economisti, costituzionalisti e organi di controllo indipendenti, dopo gli allarmi di imprese e parti sociali, cos'altro serve perché il ministro prenda atto che la riforma è scritta male, rischia di disarticolare il Paese e di aumentare le disuguaglianze e i divari territoriali e va perciò solo ritirata? Non siamo contrari a devolvere maggiori competenze alle regioni- conclude Carfagna - ma lo si faccia rispettando il principio di uguaglianza di tutti i cittadini e quello di solidarietà verso i territori più fragili».

Maiorino (M5S): «Requiem per la proposta Calderoli»

«Dopo le contestazioni di quasi tutti gli esperti e le criticità rilevate dall'Ufficio parlamentare di bilancio, le dimissioni di ben 4 componenti del Comitato Lep» Così la capogruppo M5S in commissione affari costituzionali, Alessandra Maiorino «rappresentano il requiem per la proposta Calderoli. Nella loro lettera i dimissionari indicano chiaramente gli enormi problemi di fondo di una riforma che non definisce in maniera adeguata i livelli essenziali delle prestazioni, non garantisce i finanziamenti necessari e soprattutto mina dalle fondamenta l'unità nazionale abbandonando definitivamente il Sud al proprio destino. Siamo profondamente preoccupati per tutto ciò che ogni giorno emerge su questa riforma e ancora di più sulle prospettive nefaste per il futuro della nazione. Ma anche dal fatto che Giorgia Meloni, che non manca mai di definirsi "patriota", in tutto questo sembri ignorare i rilievi degli esperti barattando l'unità e la coesione nazionale sul tavolo dell'alleanza con la Lega di Salvini. La presidente del Consiglio metta davvero l'interesse della Nazione davanti ai suoi sogni di gloria legati al premierato, e fermi questo sconsiderato progetto finché è in tempo».

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