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Eccellenza, la storia: le 250 del capitano Fantin, la bandiera del Mestrino Rubano

Nel Mestrino Rubano terzo in classifica brilla il mediano di mille battaglie, Giovanni Fantin. Molto più di un capitano, vera anima della squadra presieduta da Riccardo Stefani e diretta sul campo da mister Antonio Paganin

Chi l'ha detto che nel calcio dilettantistico le bandiere non esistono? Dall'Eccellenza, precisamente dal Mestrino Rubano, terza forza del girone A, ecco la storia di mister 250 presenze, il capitano Giovanni Fantin, che nella giornata di domenica ha festeggiato questo prestigioso traguardo con una doppietta e un assist fondamentali nella vittoria contro il Mozzecane. «Clonatelo, ibernatelo, fatelo giocare per altri 20 anni!», così a fine partita il suo mister, Antonio Paganin ex Inter ed Atalanta da calciatore, uno che di calciatori forti nella sua carriera ne ha visto giusto qualcuno. 

250 caps da centrocampista o, per dirla alla Ligabue di cui è grande fan, da mediano. Il numero 4 nell'accezione europea del ruolo, pensatore e lottatore, nel cuore nevralgico del gioco. Un po' regista, un po' dissinescatore, sempre lì, lì nel mezzo. Un tempo si scriveva di portatori d'acqua, ma per il ragazzo nato il 26 luglio 1995, dall'età di 7 anni sempre con due colori nel cuore, il bianco e l'azzurro, è riduttivo.

Tutta la trafila nel settore giovanile, fino al debutto in prima squadra a 17 anni, nella stagione 2012-2013. Da quel momento una corsa senza fine, un po' come le sue in mezzo al campo con spirito di sacrificio, abnegazione e grande umiltà, tutte doti extra campo che fanno comodo in ogni situazione della vita.

In esclusiva per Padova Oggi ecco le sue parole: «Domenica è stato speciale» racconta emozionato Fantin. «Sono cresciuto calcisticamente nel Mestrino, poi confluito nel 2018 con il Mestrino Rubano. Quest'anno sono già a quota tre gol con la doppietta di ieri, ma ne ho anche sbagliati un po' nelle gare scorse. Devo ringraziare Paganin perché mi ha alzato il raggio d'azione, dopo anni da mediano puro in un centrocampo a 2 o a 3. Giocando propositivi, mi riesco a ritagliare situazioni in fase realizzativa, ma non sono mai stato un bomber. Il migliore anno è stato il 14-15 con 4 gol e il double campionato-Coppa. Esclusi i due anni al Torre in prestito, tra il 2015 e il 2017, ho sempre giocato per la squadra del mio paese». 

I due anni al Torre una sorta di Eramus. «Settembre 2015, secondo partita che gioco con il Torre, proprio contro il Mestrino, mi rompo il crociato. Inevitabile richiedere l'anno successivo il rinnovo del prestito con la squadra di Mortise». 

Nel 2017 torni al Bertocco e diventi una colonna di questo stadio e della squadra. «Sono cresciuto insieme alla società. Quando ero bimbo nel 2005 il Mestrino era in seconda categoria, i primi campionati nelle giovanili sono stati vinti con la mia generazione. Ho esordito nell'ultima giornata del campionato di Prima Categoria nel 2012: quella squadra aveva appena vinto il campionato». 

Oggi siete terzi in Eccellenza. Un bel salto. Quali obiettivi avete? «Siamo al terzo anno in Eccellenza dopo un quarto posto nel 2022 e la maratona della scorsa stagione, in cui siamo stati discontinui, anche se spesso abbiamo navigato in zona playoff. Per stare lì ci voleva qualcosa in più. Stiamo portando avanti un progetto tecnico sano, con un blocco di ragazzi che sono qui da tanti anni. La continuità paga e quest'anno credo possiamo raccogliere quanto abbiamo seminato. Con mister Paganin giochiamo sempre all'attacco, per vincere. Vogliamo stare il più in alto possibile. Negli ultimi due scontri diretti con La Rocca Altavilla e Mozzecane abbiamo dimostrato di giocarcela con le più forti».

L'allenatore della tua vita? «Con tutti mi sono trovato molto bene e mi sento legato, ma se proprio devo fare dei nomi ne dico due: Massimo Busatta e Federico Molinari. Il primo è stato un maestro di vita, mi ha formato come atleta e come calciatore. Molinari mi è stato vicino nel momento in cui mi sono rotto il crociato ed ha sempre avuto grande fiducia nelle mie qualità. Spero possa tornare in panchina quanto prima».

Il compagno di squadra a cui sei più affezionato? «Nicolò Villatora, l'altro capitano del Mestrino. Giochiamo insieme da 7 anni, siamo complementari nella gestione dello spogliatoio. É un giocatore completo, essenziale. In ogni battaglia sportiva, lo voglio sempre al mio fianco».

Il tuo idolo calcistico? «Mi è sempre piaciuto Toni Kroos, credo il centrocampista più forte degli ultimi 30 anni. Per quanto riguarda il ruolo di mezzala sono una fonte di ispirazione Barella e Marchisio».

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