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In Veneto aumento dei prezzi del 23,2% per alloggi e prodotti alimentari

Secondo un ultimo studio di settore effettuato da Confesercenti Veneto, nel settore di alloggi e della ristorazione abbiamo riscontrato un aumento medio dei prezzi di prodotti alimentari del 23,2%

Prosegue l’impennata dei prezzi per il nono mese consecutivo. Una spinta propulsiva a due cifre che arriva, ancora una volta, dai beni energetici e si sta trasmettendo a diversi altri componenti, complice la situazione critica relativa alle materie prime, anche alimentari. I servizi di alloggio e ristorazione sono i comparti che registrano gli incrementi maggiori per l’aumento sia del prezzo dell’energia elettrica che del gas e a cui si sono recentemente aggiunte anche le tensioni registrate nel settore alimentare: attualmente rilevano un’inflazione acquisita pari al 2,3%, meno della metà di quella media.

Lo studio

Secondo un ultimo studio di settore effettuato da Confesercenti Veneto, nel settore di alloggi e della ristorazione abbiamo riscontrato un aumento medio dei prezzi di prodotti alimentari del 23,2%. I prodotti che hanno subito maggiore aumento sono l’olio di semi del 73,6%, prodotti ittici (branzino/orata) del 41,1%, vongole del 45,6%, carne suino del 31,9%, roast beef del 29,5%, pollo del 38,8%. Molti di questi prodotti alimentari diventano difficile da reperire, soprattutto in questo periodo di festività. «Bene la previsione di rifinanziamento delle misure contro il caro energia con il Dl Aprile. Fino ad ora si sono mostrate efficaci e vanno mantenute, anche se servirebbe rafforzarle con più risorse: la corsa dell’inflazione è il peggiore nemico della ripresa, se arrivasse all’8% potrebbe costarci oltre 26 miliardi di euro in minore spesa delle famiglie rispetto a quanto ipotizzato dalla nota di aggiornamento dello scorso autunno» dichiara Cristina Giussani, presidente regionale Confesercenti. Per l'associazione di categoria bisogna agire in fretta, perché il peso degli aumenti dei prezzi sui bilanci di cittadini ed imprese si fa sempre più gravoso: «Servono interventi tempestivi e mirati per contenere l’effetto: il rischio concreto è un ulteriore rallentamento della ripresa, proprio quando si iniziano a scorgere – anche sul lavoro – primi segnali positivi della ripresa della stagione turistica, ma ancora tutti da consolidare. E questo non sarà possibile se non si permetterà alle imprese di uscire dal vortice degli aumenti energetici già dal mese di aprile» conclude Giussani.

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