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Il "giornalista combattente" sotto attacco dei russi: «Non vogliono che raccontiamo il conflitto»

Spari contro la sua auto: «In altri casi direi che è una coincidenza, oggi ci sono troppi elementi per non dire che è stato un attacco deliberato. Non vogliono si mostri cosa accade qui», ha dichiarato Claudio Locatelli dal villaggio di Antonivka

Claudio Locatelli è tornato in Ucraina ed è finito sotto attacco. Anche questa volta ha scelto di raccontare dalla sua pagina Fb, attraverso dirette video, quello che accade sul fronte. Già in seguito all'invasione dei blindati russi Claudio Locatelli aveva raccontato il conflitto. Pochi mesi aveva raccontato la prese del potere in Afghanistan dei Talebani.

Spari

Stava percorrendo in auto il sottoponte nei pressi del villaggio di Antonivka, nei pressi del fiume Dnipro, quando gli hanno scaricato delle raffiche che hanno colpito le portiere delle sua auto. Locatelli ha dichiarato che non era in una situazione critica, perché c'era una buona visibilità e non c'era nessuno scontro in atto. Ma è dalla riva russa del fiume che sono partiti i colpi: «In altri casi direi che è una coincidenza, oggi ci sono troppi elementi per non dire che è stato un attacco deliberato. Non vogliono che si racconti il conflitto», ha dichiarato Locatelli. 

Ferita

Uno dei colpi che hanno colpito l'auto ha fatto esplodere il vetro a fianco del reporter che è rimasto ferito in modo lieve. «Sto bene, anche stavolta», ci dice sorridendo al telefono. Si fa più serio entrando nel particolare: «La macchina è molto riconoscivibile, con scritte Press ovunque. Non c'erano altri oltre a noi, neppure postazioni ucraine. Quindi miravano a noi. Siamo stati anche fortunati», dice riferendosi anche al traduttore e al cameramam che sono con lui. «Poi anche dopo, quando ci siamo spostati con l'auto, hanno sparato verso la nostra posizione. Il giorno prima eravamo andati a intervistare famiglie miste, russo ucraine, e un grad (missile da batteria che viene lanciato da postazioni mobili, n.d.r.) è esploso a cento metri da noi. Ma ieri non ci abbiamo fatto troppo caso. Con il senno del poi, pensando a quanto accaduto oggi, la maggior parte degli indicatori ci di dice che eravamo noi il target». Locatelli chiarisce: «Non penso che ce l'avessero con me ma con la stampa in generale, naturalmente». Questa è l'unica città che è caduta in mano ai russi e che poi è stata ripresa dagli ucraina: «Essere in una città liberata vuol dire dare voce a chi è stato sottoposto all'occupazione». Probabilmente c'è chi non ha piacere si faccia. 

Spari verso l'auto di Claudio Locatelli

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