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Attualità Riviere / Piazza Antenore

Proteste contro il dpcm, manifestanti di destra in piazza: «Ci sentiamo presi in giro»

Hanno protestato contro gli ultimi provvedimenti del governo e alcuni manifestanti si sono alternati al megafono per raccontare la loro versione e contestare i Dpcm

Hanno cominciato a radunarsi dalle 17 in piazza Antenore e hanno occupato via San Francesco, mettendosi a cavallo dell’incrocio con Riviera dei Ponti Romani, bloccando il traffico per alcuni minuti e spostandosi poi davanti la Feltrinelli. Alla manifestazione (non autorizzata dalla Questura) c’erano circa 300 persone, per lo più militanti di formazioni di destra, qualche ultras e ha fatto la sua comparsa anche Filippo Ascierto.

La manifestazione

Una delle prime cose che hanno tenuto a precisare è che non erano negazionisti del coronavirus anche se qualcuno ha invitato a levarsi le mascherine, poi tenute da tutti. La piazza è stata presidiata da decine di poliziotti, in borghese e in divisa ma non si sono registrati scontri o violenze. Tra un coro e l’altro i manifestanti hanno preso la parola con il megafono. «Sono un’operatrice socio-sanitaria – ha detto una donna – Nella struttura dove lavoro abbiamo deciso di dare le vitamine ai pazienti e nessuno di loro si è ammalato, nemmeno un raffreddore. Lo Stato non vuole che rinforziamo le difese immunitarie, ecco perché ci fa stare a casa. E ci perseguitano con i tamponi ma questi test possono individuare un virus del tipo Sars anche a un anno di distanza, possono rilevare un raffreddore dell’anno scorso». C’è chi ha detto che non pagherà le tasse visto che non gli viene permesso di lavorare e chi se l’è presa con la polizia. «Nemmeno da voi c’è aiuto. Perché non date le vostre camionette a Busitalia per implementare il trasporto pubblico, invece di andarci in giro solo in tre?». Qualcuno ha ipotizzato anche una teoria complottista secondo la quale medici e infermieri sarebbero obbligati a classificare più morti possibile come morti Covid, pena il licenziamento. «Per fare gli esami siamo controllati da due telecamere perché l’università non si è attrezzata per gli esami in presenza – ha riferito uno studente universitario – Dopo anni di battaglie siamo costretti a vivere in un regime semi-carcerario, non è stato garantito il diritto allo studio. Siamo costretti a studiare in Fiera e poi siamo stati sfrattati da Auto e moto d’epoca». La serata si è conclusa con l'accensione di un fumogeno rosso e il canto dell’inno d’Italia, terminato con il coro «Libertà, libertà, libertà».

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