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Borse di studio, i consiglieri regionali del Pd: «Mancano 22 milioni, la Regione faccia qualcosa»

Afferma la capogruppo Vanessa Camani: «Lanciamo un appello all'assessore Elena Donazzan: concentri meno impegni sulla campagna elettorale per metterne di più su ciò di cui dovrebbe farsi carico, ovvero svolgere in maniera adeguata la sua funzione»

«Al momento ci sono 4.750 studenti senza borsa di studio, con la Regione che dovrebbe mettere altri 22 milioni di euro per pagare quelle ancora scoperte»: a fornire l'allarmante dato è Vanessa Camani, capogruppo del Partito Democratico in Consiglio regionale. 

Borse di studio

La quale parla di «situazione drammatica», aggiungendo: «Il problema è che ad oggi non vediamo all'interno del bilancio regionale i margini per poter intervenire velocemente, quindi lanciamo un appello all'assessore Elena Donazzan: concentri meno impegni sulla campagna elettorale per metterne di più su ciò di cui dovrebbe farsi carico, ovvero svolgere in maniera adeguata la sua funzione». Vanessa Camani elenca poi i soldi già stanziati per il pagamento (parziale) delle borse di studio: «Dallo Stato per l'anno accademico 2022/23 sono arrivati l'anno scorso 41,5 milioni di euro tra fondo integrativo nazionale, risorse Pnrr, fondo extra Fis e fondo extra Pnrr, mentre quest'anno solo con le prime due voci siamo a quota 32,5 milioni di euro. Tra le tasse che gli studenti pagano e i fondi che le singole Università stanziano pur non essendo obbligatoriamente tenute, inoltre, quest'anno ci sono a disposizione altri 28,6 milioni di euro. In tutto ciò la Regione, che ha la competenza esclusiva del diritto allo studio universitario, ha finora messo 8,1 milioni di euro, circa mezzo milione in meno del 2023: giusto per fare un paragone, l'Emilia Romagna ha invece destinato 43,5 milioni di euro, finanziando così tutte le borse di studio». 

Soldi

A fornire una possibile "cassaforte" in cui trovare soldi è invece Andrea Zanoni, consigliere regionale sempre del Partito Democratico: «I 22 milioni di euro mancanti ci sarebbero già, in realtà: basterebbe che la Regione applicasse la convenzione siglata per la realizzazione della Pedemontana Veneta per chiedere intanto indietro i venti milioni di euro che ha indebitamente versato alla società Sis. Non siamo noi che lo diciamo, è la Corte dei Conti che ripetutamente invita Zaia e la sua Giunta a farsi restituire questi soldi. I restanti due milioni? Abbiamo un altro milione e 800mila euro di sanzioni che la Regione poteva dare alla Sis per il ritardo di sei anni dei cantieri, dato che quella stessa convenzione prevede 25mila euro di sanzione per ogni mese di ritardo dei lavori».

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